Dalla salute digestiva dipende una buona fetta del nostro benessere generale.
Sappiamo bene che quando il nostro sistema digerente funziona correttamente ci sentiamo pieni di energia e vitalità mentre i malesseri legati a stomaco e intesti
no, anche se lievi, rischiano di rovinarci la giornata e, se non curati adeguatamente, possono comportare disturbi più seri e gravi malattie.
Da 48 anni la Giornata Mondiale della Salute Digestiva del 29 maggio rappresenta proprio un’occasione per condividere notizie e informazioni preziose per la salute dell’apparato digerente.
“A tutti prima o poi capita di soffrire di meteorismo e gonfiore addominale, diarrea o stitichezza, dolore o bruciore allo stomaco, nausea, vomito o reflusso” – spiega il Dott. Ivo Boskoski, Ricercatore Universitario e Dirigente Medico Gastroenterologo presso la Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli di Roma e attivo nel circuito Doctolib, la tech-company leader in Europa nell’ambito della sanità digitale – “ma in questi casi il primo suggerimento è di non ricorrere al fai-da-te, che trova nel web il suo principale alleato. Spesso, infatti, la sovraesposizione informativa che caratterizza la rete porta ad un bombardamento di notizie contraddittorie che causano solo confusione e ulteriore stress, nemico giurato della salute intestinale. L’automedicazione e i rimedi casalinghi possono creare più problemi di quanto si pensi”.
Vero.
Non tutti sanno che il nostro intestino – che non a caso è stato definito il secondo cervello del nostro organismo – ospita un vero e proprio sistema nervoso costituito da circa 500 milioni di neuroni.
Il tratto enterico lavora in modo autonomo, aiutando a fissare i ricordi legati alle emozioni e segnalando, ad esempio, gioia e dolore. Non solo, secondo alcuni rece
nti studi, alcuni batteri intestinali sarebbero collegati alle regioni cerebrali responsabili dell’umore e del comportamento.
Esiste un legame fortissimo tra fattori ambientali e psicologici e la salute dell’intestino. Per questo alle persone con problemi gastrointestinali, soprattutto se severi, è consigliato anche un consulto psicologico.
Falso.
In presenza di gonfiore addominale va innanzitutto individuata la causa e poi stabilito un regime alimentare concordato con un gastroenterologo o un nutrizionista. Saltare i pasti o sottoporsi a diete drastiche può provocare gravi sindromi carenziali, creando solo ulteriori problemi. Un discorso che vale anche per la perdita di peso e il dimagrimento, per nulla favoriti dal digiunare.
Può essere utile, in presenza di gonfiore addominale, limitare o eliminare del tutto l’assunzione di carboidrati semplici e di bilanciare l’assunzione di alcuni tipi di frutta e verdura.
Vero.
Circa l’80% delle cellule immunitarie del nostro organismo si trova proprio nell’intestino e spesso la gravità dei sintomi con i quali i virus ci attaccano e ci colpiscono può dipendere proprio dalle condizioni di (dis)equilibrio del nostro microbiota intestinale, ovvero l’insieme complesso e articolato di germi come virus, batteri e lieviti, che risiedono abitualmente nel corpo di ogni individuo.
All’interno del nostro organismo, infatti, abbiamo circa 1,5 kg di batteri di diverse specie che, in condizioni fisiologiche normali, ci coordinano e ci controllano senza creare alcun disturbo.
La disbiosi intestinale è una condizione di squilibrio microbico causata proprio da una crescita eccessiva di batteri “cattivi” all’interno dell’intestino che ne provocano l’irritazione.
Falso.
Secondo le linee guida ministeriali si può parlare di diarrea quando si ha bisogno di andare in bagno più di 3 o 4 volte al giorno e bisogna prestare particolare attenzione se questo accade di notte.
Se gli episodi sono meno numerosi, è probabile che si tratti di una semplice alterazione della consistenza delle feci che può dipendere dall’aver mangiato qualcosa di diverso dal solito, dal cambiamento delle proprie abitudini alimentari o dal consumo di specifici cibi o bevande che hanno provocato questo fastidio.
In generale, comunque, chi soffre di diarrea (fenomeno che, nel 59% dei casi, colpisce gli uomini) dovrebbe evitare di consumare quantità eccessive di zuccheri, latticini e legumi.
Falso.
Secondo le linee guida ministeriali si è in presenza di stipsi o stitichezza quando si va in bagno meno di 3 volte a settimana: un periodo decisamente più lungo di quanto si possa pensare.
E comunque, prima di intervenire, bisogna individuare la causa del disturbo.
Una stipsi da ostruita defecazione, ad esempio, molto frequente nelle donne (85% dei casi) specialmente dopo il parto, va trattata diversamente da una costipazione dovuta ad un colon atonico o irritabile e solo lo specialista, dopo aver preliminarmente diagnosticato la situazione e individuato il motivo che ha generato quel determinato sintomo, può indicare la terapia più adatta per gestire e curare il problema.
Vero.
Le intolleranze alimentari sono risposte del nostro organismo a determinati nutrienti e sono in media meno severe delle allergie, anche perché non coinvolgono il sistema immunitario.
Normalmente, le intolleranze sono dovute ad una minore efficienza di alcuni enzimi deputati alla digestione di specifici alimenti o a reazioni a determinate componenti di un cibo.
Non solo non possono in alcun modo provocare un aumento di peso ma, al contrario, in molti casi sono responsabili di un dimagrimento dovuto proprio alla difficoltà di assunzione di importanti nutrienti.
Anche per questo è molto rischioso provare diete fai-da-te per l’autodiagnosi delle intolleranze che, prevedendo l’eliminazione in blocco di alimenti fondamentali per il nostro benessere, stressano noi e il nostro organismo per via delle numerose restrizioni autoimposte e non necessarie.
Falso.
Gastrite e reflusso possono certamente essere dovute all’assunzione di cibi irritanti ma non sempre è questa la causa scatenante. A giocare un ruolo importante in molti casi, infatti, oltre allo stress concorre l’assunzione di farmaci infiammatori non steroidei (i cosiddetti FANS) che possono portare ad alterazioni della mucosa gastrica. Talvolta all’origine di una gastrite può esserci anche un’infezione batterica.
Attenzione poi a non confonderli: reflusso e gastrite non sono la stessa cosa.
Il reflusso gastroesofageo è dovuto alla non perfetta funzionalità del cardias, che ha il compito di far passare il cibo ingerito dall’esofago allo stomaco impedendogli di tornare indietro. In questo caso, invece, il cibo si mescola agli acidi e risale, con irritazione e infiammazione delle pareti dell’esofago. Il principale sintomo del reflusso è il bruciore di stomaco che compare sia dopo i pasti (con rigurgiti acidi e battiti cardiaci anomali) sia durante la notte ed è spesso accompagnato da attacchi di tosse secca.
La gastrite è l’infiammazione delle pareti interne dello stomaco, compare per un’eccessiva secrezione di acido cloridrico e comporta di solito bruciore all’altezza della bocca dello stomaco o dolore al centro del petto che può associarsi a gonfiore, nausea e calo dell’appetito.
Spesso è proprio l’abuso di farmaci per il trattamento del reflusso gastroesofageo a causare la gastrite.
Vero.
Lo zucchero, se assunto in dosi eccessive, non fa bene all’organismo nel suo complesso.
Un consumo eccessivo di zuccheri, infatti, può avere conseguenze sulla salute di adulti e bambini, aumentando il rischio di obesità, diabete e malattie metaboliche croniche.
Secondo le linee guida dettate dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) il consumo di carboidrati semplici (zucchero) aggiunti dovrebbe restare al di sotto del 10% dell’apporto energetico quotidiano (non più di 50 grammi, pari a circa 12 cucchiaini) per gli adulti, arrivando anche alla metà (5% delle calorie giornaliere totali) per i bambini, proprio per frenare la diffusione del sovrappeso e dell’obesità, soprattutto tra i più piccoli.
Sappiamo bene però che scoprire la presenza di zuccheri nei cibi ultra-elaborati non è un compito semplice poiché questi alimenti contengono spesso zucchero nascosto. Il suggerimento, quindi, è quello di fare molta attenzione alle etichette sugli alimenti e alla quantità di zucchero aggiunto, quando è indicato.
Non sottovalutiamo poi le bevande. I succhi di frutta confezionati, ad esempio, anche quelli che riportano la dicitura “senza zuccheri aggiunti” contengono comunque saccarosio, glucosio e fruttosio presenti naturalmente nella frutta e l’assunzione va quindi tenuta sotto controllo.
Falso.
Recentemente, l’auto-prescrizione di diete gluten-free ha portato ad una vera esplosione nella vendita di alimenti specifici per persone celiache, che sono le uniche che certamente non possono assumere in alcun caso questo nutriente. In molti casi, invece, si può essere semplicemente sensibili al glutine e non celiaci.
I sintomi sono simili ma più lievi, si manifestano subito dopo avere mangiato alimenti che contengono glutine e consistono principalmente in gonfiore e dolore addominale, crampi allo stomaco, emicrania, dissenteria, stanchezza e sonnolenza.
Disturbi che scompaiono quando si escludono dal proprio regime alimentare gli alimenti contenenti glutine.
Mentre però la presenza della celiachia può essere verificata e confermata da specifici esami clinici, per l’intolleranza al glutine non sono ancora stati isolati i marcatori specifici che permettano di fare una diagnosi precisa. Diventa quindi fondamentale una valutazione medica specialistica prima di escludere completamente il glutine dalla propria alimentazione.
Vero.
Pur potendosi manifestare in qualsiasi periodo dell’anno, la congestione digestiva è considerata un disturbo tipico dell’estate e dei mesi più caldi.
Si tratta, infatti, di un blocco digestivo dovuto quasi sempre ad un repentino e intenso sbalzo termico che determina uno squilibrio nella circolazione del sangue.
Le cause possono essere varie: bere bevande ghiacciate quando l’organismo è surriscaldato, fare un bagno in mare o in piscina o praticare un eccessivo sforzo fisico mentre è in corso la digestione, passare velocemente da un ambiente riscaldato ad uno freddo (ad esempio entrare in un locale dov’è accesa l’aria condizionata quando la temperatura esterna è molto calda e si è sudati).
La persona colpita dalla congestione digestiva all’inizio impallidisce, trema, suda freddo e si sente spossata. Subito dopo compare un forte dolore all’addome, con crampi alla bocca dello stomaco, nausea e vomito.
Con la congestione non si scherza perché può comportare conseguenze anche molto gravi.
Per questo bisogna essere sempre molto attenti e prudenti ed evitare sbalzi di temperatura eccessivi.
“E non dimentichiamo” – conclude il Dott. Boskoski – “che la salute digestiva è sempre strettamente legata ad una corretta alimentazione che garantisca un elevato apporto di fibre sotto forma di cereali, meglio se integrali, legumi, pesce e frutta e un adeguato consumo di vegetali. Fondamentale, poi, combattere la sedentarietà con un’attività fisica leggera e costante: basta anche solo camminare ogni giorno per almeno 20 minuti”.
https://www.doctolib.it/