Da un’analisi sul web emerge che la quasi totalità delle conversazioni sui vaccini è incentrata sul bambino. Completa indifferenza, invece, nei confronti del vaccino in età adulta. Il 52% del campione è contrario alle vaccinazioni, mentre il 33% è favorevole e il 15% esprime ancora perplessità. La Commissione Europea estende l’uso del vaccino coniugato 13valente anche alle persone dai 18 ai 49 anni.
Come sono percepite le vaccinazioni come strumento di prevenzione? Qual è il loro valore? Dall’analisi di 1.751 messaggi, postati su blog e social forum, tra gennaio e agosto 2013 è emerso che il 52% del campione è contrario alle vaccinazioni, mentre il 33% è a favore. Il 15% ha invece un’opinione più articolata con giudizi positivi e negativi, e comunque esprime dubbi e perplessità. Chi è pro ritiene i vaccini fondamentali ed efficaci, quindi le emozioni che prevalgono in queste conversazioni sono tranquillità e senso di protezione. Chi è contro ritiene, al contrario, i vaccini poco sicuri e non così importanti per contrastare la malattia.
La rappresentazione sociale del nostro Paese che emerge dalla ricerca sul social web realizzata da Eikon e commissionata da Pfizer, evidenzia però l’assenza di dialogo e confronto sul tema della vaccinazione nell’adulto.
“In generale è il bambino il soggetto intorno al quale si concentrano le ambivalenze, i dubbi e le paure in ambito vaccinale, mentre esiste una vera e propria indifferenza verso il vaccino in età adulta, per gli anziani o per le categorie a rischio. – commenta Cristina Cenci, Senior Consultant Eikon Strategic Consulting – L’assenza di un discorso sul vaccino in età adulta sembra collegarsi ad almeno 3 fattori chiave: una bassa percezione del rischio in relazione alle malattie che il vaccino può prevenire; l’importanza della figura del medico nel costruire consapevolezza intorno ai rischi della malattia e alla scelta di vaccinarsi; e il fatto che gli agenti causali delle malattie siano spesso associati alle condizioni esterne di vita e lavoro, come ad esempio smog e stress”.
“Purtroppo la vaccinazione viene tradizionalmente associata esclusivamente alla prima infanzia, anche se oggi sappiamo che non deve essere così. Infatti essa dovrebbe interessare, indipendentemente dall’età, tutta la popolazione il cui rischio di contrarre una malattia prevenibile con un vaccino si incrementa. – continua Francesco Vitale, Professore Ordinario di Igiene presso il Dipartimento di Scienze per la promozione della salute materno-infantile G.D’Alessandro, Università degli Studi di Palermo. – Gli adulti spesso non sono consapevoli del rischio potenziale di malattie infettive e quindi della necessità delle vaccinazione raccomandate, dei loro richiami e della disponibilità di vaccini più moderni”.
In Italia, come del resto anche in Europa, non esiste di fatto una cultura dell’immunizzazione per gli adulti, tranne nel caso del vaccino anti-influenzale che in molte Regioni raggiunge una copertura del 75%.
“Le vaccinazioni non devono assolvere solo al ruolo di gestire un’epidemia, – precisa Michele Conversano, Presidente SItI (Società Italiana di Igiene) – ma negli adulti devono diventare un tassello nei percorsi di salute volti a prevenire l’insorgenza delle malattie più frequenti. Per questo è fondamentale una comunicazione attenta e corretta nei confronti dei medici di famiglia e degli specialisti che possono essere chiamati in causa a seconda della tipologia di vaccinazione”.
Ma quali sono le patologie gravi nell’adulto per le quali la vaccinazione offre una copertura?
Oltre alla ben nota vaccinazione antinfluenzale, utilizzata per la protezione degli over 65 e, in generale dei soggetti fragili, è disponibile un vaccino anti-pneumococco, Prevenar13, per combattere le infezioni da Streptoccoccus pneumoniae, responsabile di patologie importanti quali sepsi, meningite, polmoniti e infezioni delle prime vie respiratorie.
Secondo l’OMS l’infezione pneumococcica è la causa principale delle morbosità e mortalità mondiali.[1] Nel 2010 la polmonite ha rappresentato la 6° causa di ospedalizzazione in Italia[2] e secondo i dati dell’ISTAT nel 2008 ha causato il decesso di 6.905 persone con più di 65 anni.[3]
“Circa l’80% delle patologie gravi causate dallo pneumococco negli adulti sono polmoniti; di queste circa il 30% sono batteriemiche, ovvero l’infezione non resta confinata ai polmoni, ma invade anche il sangue e, tramite quest’ultimo, può compromettere altri organi”, spiega Conversano.
Prevenar 13 ha recentemente ricevuto dalla Commissione Europea anche l’estensione d’uso negli adulti dai 18 ai 49 anni (unica fascia d’età ancora non presente in indicazione), diventando l’unico vaccino pneumococcico coniugato che offre protezione contro la polmonite in tutte le fasce d’età.
“In termini di immunizzazione, questo vaccino coniugato risulta molto efficace sia nei bambini che negli adulti e negli anziani. – afferma Vitale – In generale offre, infatti, una risposta immunitaria più vivace rispetto ai vaccini polisaccaridici, stimolando una maggiore quantità di anticorpi protettivi, e soprattutto una memoria immunitaria, in particolare nei soggetti fragili a causa dell’età e/o delle co-morbosità.”
Per maggiori informazioni sui rischi dello pneumococco è consultabile il sito www.infopneumococco.it, uno vero e proprio spazio dedicato alle infezioni da pneumococco e agli strumenti per proteggersi.