Quanti di loro ricorrono a interventi estetici? E quali sono le operazioni più richieste? Scopriamolo grazie a una recente indagine e al parere degli esperti. Intervista al dottor Luca Siliprandi, presidente Aicpe In base ai risultati dell’ultima indagine sulla chirurgia estetica effettuata da Aicpe, Associazione Italiana di Chirurgia Plastica Estetica, sono circa 956.500 gli interventi di chirurgia e medicina estetica effettuati nel nostro paese nel 2013. Il 17,8% delle richieste proviene da uomini, una percentuale in lento, progressivo, aumento. Ma quali sono le ‘correzioni’ più richieste dalla popolazione maschile? Qual è l’età media di coloro che si sottopongono a queste operazioni? E perché i nostri connazionali decidono di andare dal chirurgo estetico? Per saperne di più, abbiamo intervistato il dottor Luca Siliprandi, vicepresidente di Aicpe, che ci ha aiutato a tracciare l‘identikit’ di questi pazienti: “Sono riconoscibili due diverse fasce d’età, ciascuna delle quali è spinta da motivazioni ed esigenze distinte: la prima categoria è rappresentata da soggetti giovani (fra i 20 ed i 35 anni) che richiedono interventi correttivi del volto finalizzati alla modifica di caratteristiche morfologiche non gradite, quali orecchie sporgenti, mento sfuggente, gibbo nasale, mammelle di tipo femminile. Si tratta per lo più di soggetti insicuri, che non hanno mai accettato la propria ‘immagine corporea’, spesso estremamente esigenti. Molti di loro da anni studiano nei minimi particolari le modificazioni da realizzare, ad esempio attraverso fotografie da loro stessi ritoccate, dimostrando una ‘fissazione’ significativa”. Alcuni di questi soggetti, rileva il chirurgo, sono al limite della dismorfobia, hanno cioè una visione distorta del proprio aspetto esteriore e sono profondamente condizionati dal desiderio di omologazione alimentato dalla continua pubblicizzazione mediatica di modelli estetici stereotipati che sempre di più coinvolgono il sesso maschile. “Basti pensare”, aggiunge Siliprandi, “all’aspetto dei modelli utilizzati da case di moda, di accessori o di cosmetici, che vede la contemporanea presenza di caratteristiche maschili (corpi atletici con muscoli ben definiti) e femminili (assenza di peli, sopracciglia ad ‘ali di gabbiano’, nasi piccoli)”. La seconda categoria di uomini interessati alla chirurgia estetica include adulti di età compresa fra i 40 ed i 60 anni che richiedono la correzione di segni d’invecchiamento del volto (rughe, discesa dei tegumenti facciali e del collo, borse delle palpebre inferiori) oppure di accumuli adiposi ai fianchi o all’addome. “Si tratta di persone generalmente soddisfatte del ruolo sociale e professionale raggiunto, che desiderano riacquistare o conservare un aspetto corporeo giovane, o per lo meno giovanile, o che vogliono sentirsi fisicamente ‘all’altezza’ di compagne di vita più giovani”. In questo caso, gli interventi più richiesti sono il lifting del volto e del collo, la blefaroplastica, il lipofilling, la lipoaspirazione. Si tratta di interventi ‘dolorosi’ o rischiosi? Secondo il vicepresidente di Aicpe, no: “Grazie ai nuovi farmaci utilizzati per la sedazione durante gli interventi e a una prolungata azione anestetica ed antalgica nel corso della convalescenza, il dolore non rappresenta più un problema. Quanto ai rischi, se l’intervento viene correttamente progettato ed eseguito, si limitano in genere a possibili imperfezioni, comunque correggibili. È ovvio che la chirurgia del volto richiede, in genere per un paio di settimane, l’astensione dai rapporti sociali”. Continuando ad analizzare i dati dell’indagine condotta dall’Associazione Italiana di Chirurgia Plastica Estetica, si rileva che una buona fetta delle operazioni effettuate nel 2013, precisamente il 16%, è stata costituita da interventi di tipo ‘secondario’, ovvero eseguiti dopo che il primo intervento non era andato a buon fine. Un’eventualità che riguarda anche la popolazione maschile, soprattutto se le aspettative iniziali erano eccessivamente alte o irrealistiche. Precisa il dottor Luca Siliprandi: “Se nel corso dei colloqui preoperatori la professionalità e la sincerità del chirurgo sono tali da consentire a chi gli si rivolge di comprendere appieno oltre ai rischi anche i limiti relativi ai risultati di una qualsiasi procedura, difficilmente il paziente potrà essere insoddisfatto o critico. Il buon esito di un intervento, dunque, dipende da un corretto rapporto con il paziente che deve instaurarsi sin dalla prima visita”.