Disponibile anche in Italia a partire dal 2012, cabazitaxel, farmaco indicato per il trattamento delle forme di carcinoma prostatico che non rispondono più alla terapia ormonale e già trattate con chemioterapia contenente docetaxel, sta ora concludendo l’iter approvativo per l’inserimento nei vari prontuari terapeutici ospedalieri. Il farmaco, frutto della ricerca Sanofi, rappresenta la prima terapia che si è dimostrata in grado di fornire un beneficio in termini di sopravvivenza. È indicato, in associazione a prednisone, come terapia di seconda linea dopo docetaxel. 42.000 le nuove diagnosi di tumore alla prostata stimate per il 2011 in Italia, pari al 20% di tutti i tumori maligni diagnosticati.[1] Gli esperti raccomandano diagnosi precoce e trattamenti personalizzati per questa neoplasia, prima per frequenza nella popolazione maschile nel nostro paese: un maschio su 7 è destinato ad ammalarsi di questa patologia nella sua vita.[2]
Milano, 5 settembre 2012
Il tumore della prostata, da solo rappresenta circa il 20 per cento dei tumori maligni diagnosticati ogni anno nell’uomo e colpisce, secondo le stime, poco più di 42.000 persone ogni anno in Italia.[3] Un numero che è destinato a elevarsi, complice l’aumento dell’età media della popolazione e la diffusione del test del PSA. Oggi, per i casi più gravi che non rispondono più al trattamento con la terapia ormonale e che manifestano una progressione della malattia anche dopo la terapia con docetaxel, lo standard di prima linea, è disponibile anche in Italia cabazitaxel, una molecola semisintetica frutto della ricerca Sanofi, che ha mostrato un’elevata capacità di inibire la divisione cellulare delle cellule tumorali non più sensibili alla terapia con docetaxel. Questo risultato è di estrema importanza per quei malati con cancro della prostata con metastasi e resistente alle terapie che, solo fino a poco tempo fa, non avevano a disposizione valide opzioni terapeutiche, se non trattamenti palliativi. Questo risultato è stato portato avanti da Sanofi, da sempre impegnata in ambito oncologico per dare risposte adeguate ai bisogni clinici non ancora soddisfatti dei pazienti affetti da tumore, che dapprima ha messo a disposizione per i pazienti affetti da cancro prostatico docetaxel, trattamento chemioterapico di prima linea, ed ora, con cabazitaxel, offre un percorso terapeutico completo. “Il tumore avanzato della prostata è “diverso” dalle altre malattie tumorali, perché spesso ha un andamento molto lento, anche se a volte, e in particolare nelle forme di alto grado, può assumere un decorso molto rapido e aggressivo, soprattutto nei giovani – spiega Sergio Bracarda, Direttore Unità Operativa Complessa di Oncologia Medica della USL 8 di Arezzo e Coordinatore Nazionale dello studio sul farmaco. “Per questo è importante giocare al meglio le diverse opportunità di cura disponibili, adattando il percorso terapeutico al malato e personalizzando, quindi, la terapia in base alle condizioni cliniche del paziente e alle caratteristiche biologiche del tumore.” Una volta fatta la diagnosi, nel caso di malattia localizzata si può procedere ad un intervento chirurgico, che rimuova la ghiandola ed eventuali linfonodi, o sottoporre il paziente ad una radioterapia radicale, associata o meno a terapia ormonale, sulla base delle preferenze del paziente, della sua età e soprattutto dell’estensione di malattia e della presenza o meno di fattori di rischio. Nel caso di malattia avanzata il trattamento di prima scelta è invece rappresentato dalla terapia ormonale che prevede la somministrazione di farmaci che inibiscono la produzione di ormoni androgeni, cui le cellule tumorali sono particolarmente sensibili. Dopo un certo periodo, però (in genere intorno ai due anni), i pazienti affetti da tumore prostatico sviluppano una resistenza al trattamento ormonale e, ad oggi, devono essere valutati per ricevere una chemioterapia (comprendente docetaxel, lo standard di trattamento attuale in prima linea). Nei pazienti non responsivi, o non più responsivi, a docetaxel può avere un ruolo importante cabazitaxel, il nuovo chemioterapico di Sanofi che ha consentito di estendere ulteriormente la sopravvivenza anche nei pazienti già trattati con docetaxel. “Cabazitaxel è, infatti, efficace anche nei pazienti resistenti a farmaci della stessa classe, come appunto docetaxel,” continua il Dott. Bracarda “poiché agisce su due tappe fondamentali della replicazione della cellula tumorale. Cabazitaxel è quindi indicato per il trattamento in seconda linea, in associazione a prednisone, del carcinoma della prostata metastatico resistente alla castrazione (cioè non più responsivo alla terapia ormonale) in pazienti già trattati con docetaxel. È la prima terapia chemioterapica ad aver dimostrato un beneficio in termini di sopravvivenza in questi malati, che fino a poco tempo fa, non avevano altre risorse terapeutiche.” L’efficacia di cabazitaxel è stata dimostrata nello studio TROPIC, pubblicato sulla prestigiosa rivista The Lancet nel 2010,[4] che ha confrontato la terapia con cabazitaxel rispetto a quella con mitoxantrone, entrambi associati a prednisone. Cabazitaxel associato a prednisone/prednisolone ha migliorato significativamente la sopravvivenza generale e la sopravvivenza senza progressione della malattia in pazienti con cancro alla prostata, refrattari alla terapia ormonale, che già avevano metastasi (quindi in fase avanzata), la cui patologia era progredita dopo trattamento con chemioterapia contenente docetaxel. Lo studio è stato condotto in 146 centri di ricerca in 26 Paesi in tutto il mondo e ha valutato 755 pazienti. La combinazione di cabazitaxel e prednisone/prednisolone ha ridotto significativamente il rischio di morte del 30 per cento [HR=0,70 (95% CI: 0,59-0,83); P<0,0001], con un miglioramento significativo, dal punto di vista clinico, nella sopravvivenza globale mediana di 15,1 mesi nel braccio con cabazitaxel rispetto a 12,7 mesi nel braccio con mitoxantrone. Il contributo italiano allo sviluppo di cabazitaxel è stato rilevante. Lo studio TROPIC ha, infatti, visto la partecipazione di cinque centri Italiani di riferimento. Alla luce dei risultati positivi della sperimentazione, Sanofi ha avviato un largo programma di accesso precoce al farmaco con lo scopo di raccogliere ulteriori dati di tollerabilità del prodotto nella comune pratica clinica italiana. Nel corso del programma, durato un anno (gennaio-dicembre 2011), 25 centri sperimentali, dislocati in tutta Italia, hanno avuto la possibilità di trattare i pazienti con cabazitaxel nella pratica clinica quotidiana all’interno di un protocollo clinico approvato da un centro coordinatore e dai comitati etici locali. Il programma di accesso precoce ha dato la possibilità a 219 pazienti italiani di accedere all’unica chemioterapia risultata realmente efficace nel prolungare la sopravvivenza prima che questa fosse resa disponibile negli ospedali, colmando quello che viene definito un “unmet medical need”. I risultati preliminari dei primi 90 pazienti trattati con cabazitaxel nella corrente pratica clinica italiana, presentati prima all’ASCO Genitourinary Cancers Symposium di S. Francisco (febbraio 2012) e poi all’ASCO Annual Meeting di Chicago (giugno 2012), confermano una buona tollerabilità del trattamento. A distanza di circa un anno dall’inizio della sperimentazione, infatti, 17 pazienti dei primi 90 risultavano ancora in trattamento con cabazitaxel, così come 120 dei 219 pazienti totali inseriti nel programma di accesso precoce. Alla luce dei dati pubblicati sino ad oggi, alcune delle più importanti linee guida internazionali hanno inserito cabazitaxel tra gli standard di terapia di seconda linea (dopo precedente trattamento con docetaxel) per il trattamento del carcinoma della prostata metastatico resistente alla castrazione.
Bibliografia:
AIRC – Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro (2012) – http://www.airc.it/tumori/tumore-alla-prostata.asp#diffusione AIRTUM Working Group e Associazione Italiana Registri Tumori, Rapporto 2006 – Incidenza e mortalità dei tumori in Italia 1998-2002. Epidem. & Prevenz. 2006; 30 Supp 2. AIOM-AIRTUM, I numeri del cancro in Italia, 2011. AIRTUM group, I tumori in Italia – Rapporto 2010. La prevalenza dei tumori in Italia. Persone che convivono con un tumore, sopravviventi e guariti. Epidem & Prevenz. 2010; 34 Suppl. 2 e ISTAT, Cause di morte anno 2006 (2009 report): http://www.istat.it:80/dati/dataset/20090302_00 De Bono JS, Oudard S, Ozguroglu M, et al; for the TROPIC Investigators. Prednisone plus cabazitaxel or mitoxantrone for metastatic castration-resistant prostate cancer progressing after docetaxel treatment: a randomised open-label trial. Lancet. 2010;376(9747):1147-1154. Bracarda S et al. Preliminary safety results of an Italian Early-Access Program (EAP) with cabazitaxel plus prednisone in patients with docetaxel-refractory metastatic castration-resistant prostate cancer (mCRPC). Asco Genitourinary Cancers Symposium 2012; J Clin Oncol 30, 2012 (suppl 5; abstr 253)”
Sanofi Oncologia
Con sede a Cambridge, Massachusetts, e Vitry, Francia, la Divisione Oncologia di Sanofi è impegnata nel tradurre le nuove scoperte scientifiche in terapie efficaci, per dare risposte adeguate ai bisogni clinici non ancora soddisfatti dei pazienti affetti da tumore o che devono sottoporsi a trapianti d’organo o di cellule staminali ematopoietiche. Partendo da un’approfondita conoscenza dei meccanismi alla base dello sviluppo, della crescita e della diffusione delle neoplasie, nonché dall’identificazione di nuove molecole e dei loro specifici meccanismi d’azione, l’azienda sceglie approcci innovativi per offrire i farmaci più adatti a specifiche popolazioni di pazienti. L’impegno di Sanofi è, infatti, da sempre, quello di migliorare la qualità di vita dei pazienti, grazie alle nuove scoperte scientifiche, ad approcci terapeutici mirati e ad un portafoglio completo, che comprende 10 prodotti in commercio e più di 15 molecole in fase di sviluppo, sei delle quali oggetto di studio in sperimentazione di fase III.
Sanofi
Sanofi, leader diversificato della salute a livello globale, ricerca, sviluppa e distribuisce soluzioni terapeutiche focalizzate sui bisogni dei pazienti. Sanofi ha un nucleo consolidato di competenze nel settore della salute con sette piattaforme di crescita: diabete, vaccini, farmaci innovativi, consumer healthcare, mercati emergenti, salute animale e la nuova Genzyme. Sanofi è quotata alle Borse di Parigi (EURONEXT: SAN) e New York (NYSE: SNY).
Sanofi in Italia
Sanofi in Italia è la prima realtà industriale farmaceutica a livello nazionale, con circa 3.000 collaboratori, di cui 1.400 negli stabilimenti con sede ad Origgio (VA), Garessio (CN), Anagni (FR), Scoppito (AQ) e Brindisi, dove vengono confezionati farmaci destinati ai mercati internazionali, nei 5 continenti, cui si aggiunge lo stabilimento produttivo Merial (Divisione Salute Animale del Gruppo Sanofi) situato a Noventa Padovana (PD). La Ricerca&Sviluppo Sanofi è presente in Italia con un’attività articolata, che va dallo sviluppo clinico della molecola fino alla ricerca biotecnologica svolta nei laboratori di Brindisi. A Milano ha sede il quartier generale Sanofi Italia.