Più di 2.3 milioni di persone nel mondo vivono con la sclerosi multipla. A parte le terapie farmacologiche utilizzate per contrastare i sintomi della malattia, al momento non esistono cure. Ma alcuni ricercatori pensano di essere vicini a scoperte cruciali.
L’argomento più controverso degli ultimi sette anni riguardante la sclerosi multipla, è la teoria che la condizione CCSVI (Chronic Cerebrospinal Venous Insufficiency ossia Insufficienza Venosa Cronica Cerebrospinale), patologia dell’apparato circolatorio che comporta un grave restringimento delle vene cerebrali, giochi un ruolo fondamentale nella malattia. L’ostruzione venosa impedirebbe al sangue di scorrere normalmente nel cervello, provocando depositi di ferro che danneggiano il tessuto cerebrale provocando la reazione autoimmune.
Dopo dieci anni di ricerche e test clinici, la teoria è stata sviluppata nel 2009 dal Dott. Paolo Zamboni chirurgo vascolare dell’Università di Ferrara. Migliaia di persone da tutto il mondo hanno viaggiato per ricevere l’intervento di angioplastica (simile a quello con il palloncino che si fa per riaprire le coronarie ostruite), procedimento che ripristina il flusso sanguigno ‘riaprendo’ le vene del collo.
Secondo uno studio pubblicato successivamente in Canada però, dove le teorie di Zamboni hanno avuto una risonanza mediatica maggiore che nella stessa Italia, la condizione in se (CCSVI), identificato dal Dott. Paolo Zamboni come elemento chiave per l’intervento che aiuta alcune persone affette da sclerosi multipla, “non esiste”.
In un numero della rivista dell’Associazione Medica Canadese sulla questione, il team dell’Università di Calgary, diretto dalla Dottoressa Fiona Costello, conclude che la loro ricerca ha identificato diverse incongruità metodologiche sui criteri diagnostici del CCSVI, mettendone in dubbio la validità. I loro test non hanno riscontrato differenze nel flusso sanguigno tra 120 persone affette dalla malattia e sessanta sane.
La questione però rimane : la procedure di angioplastica, usata per contrastare una condizione ‘non esistente’, ha aiutato diverse persone affette da sclerosi multipla. Perché un grande numero dei pazienti che si sottopongono all’intervento ne ricevono benefici così evidenti ?
Mentre alcune ricerche stanno valutando statisticamente la validità delle teorie di Zamboni, un trattamento a base di cellule staminali utilizzato per alcuni tipi di cancro, ha permesso ad alcuni malati di SM già confinati alla sedia a rotelle, di tornare a camminare.
Le Cellule Staminali Mesenchimali (MSC) sono staminali adulte che si trovano in varie parti del corpo, tra cui
il midollo osseo, la pelle e il tessuto adiposo. Producono a loro volta cellule, inclusa la cartilagine e le cellule muscolari, che aiutano le altre staminali, ed in particolare quelle del sangue, a funzionare correttamente.
Si ritiene che possano avere un effetto positivo sulla malattia attraverso l’“immunomodulazione” (regolazione del livello di risposta immunitaria) e potrebbero anche avere un ruolo nel promuovere i meccanismi di autoriparazione della guaina mielinica danneggiata (“rimielinizzazione”).
Una serie di studi-pilota hanno investigato la sicurezza dell’isolare, coltivare e ri-inettare le mesenchimali proprie del paziente. Questi test hanno messa in evidenza qualche effetto collaterale minore e allo stesso tempo rivelato alcuni risultati promettenti.
I ricercatore hanno anche identificato un numero di fattori genetici legati al rischio di sviluppare la sclerosi multipla, e i test sul ruolo della vitamina D nella malattia costituiscono un’importante area di ricerca da anni.
Gli studi evidenziano come la sclerosi multipla sia più comune in paesi lontani dall’equatore. Poiché, naturalmente, più ci si allontana dall’equatore e più l’esposizione al sole è limitata, questo fattore potrebbe avere un legame con i livelli di vitamina D delle persone affette dalla malattia.
I fatti sulla Sclerosi Multipla
Nel mondo si contano circa 2,5-3 milioni di persone con la sclerosi multipla, di cui 600.000 in Europa e circa 75.000 in Italia.
La sclerosi multipla è una malattia neurodegenerativa demielinizzante, cioè con lesioni a carico del sistema nervoso centrale. I ricercatori pensano si tratti di una malattia autoimmune, nella quale il sistema immunitario attacca il cervello, la spina dorsale e i nervi ottici.
Nella sclerosi multipla si verificano un danno e una perdita di mielina in più aree (da cui il nome «multipla») del sistema nervoso centrale. La mielina si presenta come una materia gelatinosa che avvolge le fibre nervose proteggendole. La sua funzione è quella di assicurare la trasmissione degli impulsi nervosi in tutto il corpo in maniera consistente ed ordinata ed è grazie a questa proprietà che è possibile svolgere tutte le funzioni dal camminare, mangiare, guardare etc. Le aree di perdita di mielina (o «demielinizzazione») sono di grandezza variabile e prendono il nome di placche.
I sintomi più comuni sono: rilevanti e persistenti formicolii, sensazione di intorpidimento degli arti o perdita di sensibilità al tatto, difficoltà a percepire il caldo e il freddo, difficoltà a svolgere e a sostenere attività anche usuali, perdita di forza muscolare. Alcune persone affette dalla malattia possono anche avere crisi, problemi di linguaggio e tremori.
La sclerosi multipla può esordire a ogni età della vita, ma è diagnosticata. per lo più tra i 20 e i 40 anni e nelle donne, che risultano colpite in numero doppio rispetto agli uomini. Le persone colpite dalla malattia vivono in media 7 anni.in meno della popolazione sana.