Una possibile soluzione:
i pasti sostitutivi
Samantha Biale, Nutrizionista e Diet Coach
La dottoressa Samantha Biale nel suo intervento ‘Pasti sostitutivi: tra alimentazione e integrazione’ suggerisce come strategia per perdere peso un’attenta valutazione individuale (stato salute, stile di vita, approccio psicologico al cibo, etc.) e restrizione calorica, attraverso l’utilizzo dei pasti sostitutivi.
“I pasti sostitutivi rappresentano una modalità pratica e moderna nel trattamento del sovrappeso e sono gli unici prodotti che, attualmente, possono indicare sulla confezione il claim ‘utile per la perdita e il mantenimento del peso’. Sono utilizzati all’interno di diete ipocaloriche, e le indicazioni in etichetta e le modalità d’uso sono stabilite da una regolamentazione europea molto precisa. Una vasta letteratura di studi clinici e universitari ha portato l’EFSA (European Food Safety Authority) a riconoscere solo per la categoria dei pasti sostitutivi un ruolo effettivo sulla perdita di peso e sul mantenimento. Diversi studi clinici hanno dimostrato come un protocollo dietetico che includa pasti sostitutivi 1-2 volte al giorno, porti ad una perdita di peso maggiore rispetto ad una normale dieta ipocalorica, inoltre la percentuale di abbandono è minore nel lungo periodo. L’utilizzo di un pasto sostitutivo una o due volte al giorno al posto di un normale pasto determina inoltre una significativa perdita di peso in pazienti non in grado di aderire a modifiche dietetiche, ma la terapia con pasto sostitutivo deve essere continuata se la perdita di peso deve essere mantenuta. Tra i vantaggi dei sostituti del pasto si elencano la praticità, la varietà di gusti, un buon senso di sazietà, la garanzia di assunzione di micronutrienti e supporto psicologico; tra gli svantaggi, l’insufficiente masticazione, la mancanza di socialità e la ripetitività.
Effetti del pasto sostitutivo sono un buon senso di sazietà (la riduzione di fame avviene senza modifiche significative sui livelli di glicemia) e l’effetto educazionale: dopo 3 mesi dal consumo di integratore associato a frutta si è osservato un consistente calo ponderale e a distanza di 6 mesi si sono osservate modifiche statisticamente significative delle abitudini alimentari con assunzione di frutta e maggiore consapevolezza del valore preventivo di frutta e verdura nel controllo del peso.
In conclusione, inseriti all’interno di una dieta varia e equilibrata che preveda giornalmente il consumo di frutta e verdura e di altri alimenti tradizionali, abbinati ad un’attività fisica costante nel tempo, i sostituti del pasto rappresentano uno strumento utile ed efficace all’interno di una strategia di perdita del peso e soprattutto di mantenimento”.
Una possibile soluzione: alimentazione vegetariana
Luigi Torchio
Secondo lo studio condotto dal dottor Luigi Torchio, sul tema ‘Alimentazione e sport: le costituzioni in medicina Ayurvedica’, è posizione ufficiale dell’American Dietetic Association (2013) che le diete vegetariane correttamente pianificate, comprese le diete totalmente vegetariane o vegane, siano salutari, adeguate dal punto di vista nutrizionale, e possano conferire benefici per la salute nella prevenzione e nel trattamento di alcune patologie. Le diete vegetariane ben pianificate sono appropriate per individui in tutti gli stadi del ciclo vitale, ivi inclusi gravidanza, allattamento, prima e seconda infanzia e adolescenza, e per gli atleti. Nell’aprile 2013 l’Asl di Milano ha vagliato un progetto di ‘Terapia Medica Nutrizionale’ destinato a 1.100 medici di medicina generale della metropoli e a specialisti in forze negli ospedali, suggerendo il passaggio alla dieta vegana, per la quale viene fornito ai medici anche un ricettario con suggerimenti culinari per i pazienti. La dieta vegana ha vinto il confronto con la dieta mediterranea a basso indice glicemico per quanto riguarda il miglioramento della sindrome metabolica e nella riduzione del peso corporeo. Numerosi studi randomizzati hanno infatti dimostrato che: “una dieta basata su verdura, frutta fresca e secca oleosa, cereali integrali e legumi, a volontà ma con poco olio aggiunto ha ridotto in modo significativo il peso corporeo, la glicemia, migliorando il quadro lipidico e riducendo la steatosi epatica”.
Un’alimentazione vegetariana equilibrata prevede una quota di carboidrati integrali (mix di frumento, riso, orzo, miglio, farro, kamut, amaranto, quinoa, ecc.), una quota di legumi (mix di piselli, ceci, lenticchie, fave, fagioli, soia, cicerchie ecc), verdure e frutta di stagione, olio crudo come condimento, yogurt magro e formaggi magri freschi in moderata quantità (escluse persone con intolleranza ai latticini), frutta secca (noci, mandorle, pinoli, nocciole, ecc.). Il tutto affiancato da integratori quali alghe marine, come fonte di vitamina B12 e proteine, germe di grano, tempeh (fermentato di soia gialla, Indonesia), miso (fermentato di soia gialla, Giappone), lievito di birra (facendo attenzione alle intolleranze), pappa reale, semi oleoginosi (pistacchi, mandorle, noci, semi di zucca, pinoli, semi di chia, sesamo ecc.); succo di limone (vitamina C naturale) che aumenta l’assorbimento del ferro; magnesio.
L’alimentazione vegetariana predilige inoltre alimenti crudi o poco cotti per non perdere l’energia vitale (prana); vitamine, bioflavonoidi e antiossidanti naturali dei prodotti freschi contro i radicali liberi; vapore, bollitura, in padella a fuoco lento con verdure, erbe e spezie senza friggere; raccomanda di non utilizzare il forno a micro-onde, di non cuocere due volte gli alimenti e di non cuocere cibi conservati.