Negli ultimi anni la nostra vita quotidiana ha subito un drastico cambiamento a causa dell’utilizzo sempre più assiduo di smartphone e dispositivi tecnologici. Ormai si usa il telefonino in ogni momento della giornata e in tutte le situazioni: quando si è a cena con amici o con il proprio partner, quando si è alla guida, spesso anche senza auricolare, esponendosi così al rischio di incidenti. Siamo sempre più connessi e non c’è luogo o momento in cui non ci imbattiamo in qualcuna/o che armeggia con il suo cellulare per parlare, chattare, scambiare messaggi, cercare un buon ristorante.
“Secondo i dati diffusi da TrendForce, società specializzata in ricerche di mercato nel settore Ict, il 2015 è stato un ulteriore anno di crescita per gli smartphone, le cui vendite globali hanno registrato un incremento del 10,3% rispetto al 2014, raggiungendo 1.293 miliardi di unità vendute, numeri destinati a crescere di un ulteriore 8% nel 2016, secondo le prime proiezioni” spiega Domenico Laforenza, direttore dell’Istituto di informatica e telematica (Iit) del Cnr di Pisa. “Il trend è confermato anche dal XII Rapporto Censis-Ucsi sulla comunicazione, dal quale si apprende che negli ultimi 20 anni, dal 1995 al 2013, la spesa per telefoni e servizi telefonici nel nostro Paese ha registrato un rialzo del 233,9%, superando i 25 miliardi di euro del 2013, nonostante la battuta d’arresto del 2009 e la brusca frenata del 2012”.
Secondo lo studio Global Mobile Consumer Survey 2015 condotto dalla Deloitte, che ha coinvolto 31 Paesi per delineare le tendenze relative alle abitudini comportamentali degli utenti connessi tramite smartphone e tablet, l’Italia è il Paese europeo maggiormente legato al telefonino. “La ricerca evidenzia come per gli italiani controllare il cellulare sia diventata una ossessione, infatti l’Italia, con il 63%, è il primo paese per numero di persone che usa il telefonino nei 30 minuti prima di addormentarsi e il 68% lo controlla pur non avendo ricevuto notifiche”, prosegue Laforenza.
Anche gli over 65 sono diventati iper tecnologici: smartphone e tablet sono entrati definitamente nella quotidianità del 58% di loro. In questo contesto il cellulare viene definito ‘predatore digitale’, perché ‘divora’ funzioni proprie di altri oggetti, dalla sveglia alla videocamera, dal lettore musicale all’agenda, e tutto ciò porta a un minor utilizzo di pc, tablet e macchine fotografiche.
La Survey inoltre specifica come gli italiani siano, con il 44%, i primi in Europa ad acquistare cellulari non per effettiva necessità, ma per il semplice gusto di esibire sempre l’ultimo modello e il popolo che, se capita l’occasione, è disposto a cambiare gestore telefonico più e più volte pur di risparmiare qualche euro.
Si prospetta quindi un futuro in cui tutti i nostri oggetti si collegheranno a internet offrendoci la possibilità di controllarli tramite smartphone, ma il vero boom si avrà solo dopo aver sciolto il nodo della sicurezza: oggigiorno si è ancora vulnerabili ad attacchi Hacker volti a rubare informazioni personali e a prendere il controllo degli oggetti.
Il grande sviluppo della tecnologia mobile, con prodotti alla portata di tutti, e il crescente utilizzo delle applicazioni, scaricabili a pagamento o gratuitamente dai vari siti market place sta generando negli individui comportamenti che alcuni studiosi e osservatori definiscono una nuova malattia sociale. “La dipendenza da smartphone è diventato un fenomeno di proporzioni mondiali, secondo alcuni studi sull’argomento, e un problema serio che affligge soprattutto le giovani generazioni, che del telefonino tendono a fare un uso morboso, non giustificato da necessità oggettive, e che dedicano una parte sempre maggiore delle loro giornate ad attività connesse all’utilizzo del telefonino. Sono in crescita anche i casi per i quali questa forma di dipendenza produce effetti collaterali spiacevoli quali stati di ansia derivanti dall’impossibilità di usare lo smartphone, malori come mal di testa, vertigini, dolori all’orecchio o altri sintomi fisici collegabili all’abuso di questo strumento. Sarà per questa dipendenza”, conclude auto-ironicamente il direttore dell’Iit-Cnr, “che anch’io ho tirato fuori il mio cellulare, fotografato l’impepata di cozze di fronte a me e inviato l’immagine via WhatsApp ai miei amici”.
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