I ragazzi vivono in Rete ma ne hanno anche paura. A confermarlo è la ricerca effettuata da Sos il telefono azzurro insieme a Doxa Kids su oltre mille bambini e adolescenti italiani, presentata in occasione del Safer Internet Day, la giornata dedicata alla sicurezza online e istituita nel 2004 dall’Unione Europea, che si celebra il 6 febbraio. Il tema quest’anno ha l’obiettivo di contrastare l’odio in rete: «Create, connect and share respect: A better internet starts with you».
Sono il 40 per cento quelli che considerano il web un luogo minaccioso e altrettanti temono il cyberbullismo. «Oggi i ragazzi stessi sono consapevoli del rischio della Rete – ci spiega il presidente e fondatore di Telefono Azzurro, Ernesto Caffo, docente di neuropsichiatra infantile alle Università di Modena e Reggio Emilia- e di come diventi qualcosa di pervasivo nelle loro vite. Tuttavia cadono nei suoi rischi con effetti molto gravi spesso per le loro vite. A questo proposito è fondamentale agire subito in maniera concreta».
Scambiarsi foto online, messaggi in chat, segnalare le proprie preferenze, tutto rientra nel sistema in cui la Rete entra a far parte delle vite degli adolescenti, in età sempre più precoce. Cyberbullismo, pornografia e pedopornografia, adescamento, sextortion, grooming sono alcune delle situazioni di pericolo che bambini e adolescenti vivono quotidianamente durante la loro navigazione online o sui social. Solo nel 2017, la linea di ascolto 1.96.96 di Telefono Azzurro ha gestito circa un caso al giorno di problematiche legate a Internet. Sei adolescenti su dieci sono stati vittime di esperienze negative durante attività di streaming live.
«Negli ultimi anni – continua il presidente Caffo -il tema della Rete e dei suoi effetti anche sullo stato emotivo dei ragazzi è sempre più centrale. A fronte di queste preoccupazioni le misure di intervento sono poco efficaci e funzionali. Per esempio, abbiamo le immagini che vengono pubblicate e che sono parte integrante delle relazioni degli adolescenti. Loro stessi non si rendono conto che resteranno sul web per sempre, che possono essere modificate e utilizzate nei modi più svariati. Tutto questo spiega come i ragazzi oggi non sono così liberi come vorrebbero di fronte a questo sistema che li coinvolge dalla mattina fino a notte fonda».
L’esigenza di essere connessi è infatti sempre più forte, così come la ricerca di un wifi a cui appigliarsi per non essere «fuori dal mondo». Nonostante questa sensazione, il 26 per cento degli adolescenti teme di incontrare notizie false, soprattutto riguardo la salute. Infine un terzo degli adolescenti acquista giochi online e dedica al web più di due ore al giorni, tra utilizzo della rete e gaming. Sono molti di più, il 32 per cento, i minori che temono di leggere frasi volgari o violente.
«I ragazzi devono poter chiedere aiuto agli adulti, purtroppo sempre più spesso si rivolgono invece ai loro coetanei. A questo proposito è necessario costruire una rete di protezione intorno ai bambini e agli adolescenti, unitamente a istituzioni, governi, aziende e società civile. È nostro compito dare vita a un’adeguata e precisa programmazione di azioni intente a rafforzare la sicurezza in rete, perché tutto possa essere usato e usufruito correttamente. Dobbiamo passare dall’internet delle cose a quello delle persone, dare vita a una Rete che guardi al positivo e non al tossico».
A questo proposito alla Carta di Roma, documento operativo per la tutela dell’infanzia e contro gli abusi sui minori, promosso da Telefono Azzurro e dall’International Center for missing and exploided children (ICMEC) in collaborazione con l’ospedale pediatrico Bambino Gesù e Mayo Clinic, si aggiunge quest’anno la Carta di Milano, dedicata alla sicurezza online dei ragazzi e che impegna le aziende a mettere in campo tutte le misure di prevenzione dei rischi che corrono i giovani cibernauti.
«Non possiamo più perdere tempo – conclude il Professor Caffo- perché ogni aspetto negativo del web che tocca i nostri ragazzi, come il cyberbullismo o la pornografia, ci riguarda e ha conseguenze difficili da eliminare nel tempo».
Fonte Vanityfair.it