a cura di Massimo Casciello Direttore Generale della ricerca sanitaria e biomedica e della vigilanza sugli enti, Ministero della Salute
La mission del Ministero della Salute è quella di promuovere la ricerca sanitaria intesa come quella che “risponde al fabbisogno conoscitivo e operativo del Servizio Sanitario Nazionale (SSN) e ai suoi obiettivi di salute”. Il fabbisogno è individuato con un apposito programma di ricerca previsto dal Piano Sanitario Nazionale che definisce – in relazione alle esigenze del SSN e tenendo conto degli obiettivi definiti nel programma nazionale per la ricerca – gli obiettivi e i settori principali della ricerca del SSN, alla cui coerente realizzazione contribuisce la comunità scientifica nazionale. Strumento del Ministero della Salute è la , che elabora il programma di ricerca e propone iniziative da inserire nella programmazione della ricerca scientifica nazionale e nei programmi di ricerca internazionali e comunitari. Il programma è adottato dal Ministro della Sanità, d’intesa con la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le Regioni e le Province Autonome di Trento e di Bolzano. Pertanto il Ministero della Salute non si occupa di ricerca di base ma solo della ricerca traslazionale, cioè quella che, anche partendo dal laboratorio, ha una possibilità più o meno concreta di passare direttamente al malato. Ma, allo stesso tempo, l’osservazione del paziente porta nuovi suggerimenti per la diagnosi precoce e la cura. Questo è un elemento cruciale e deve essere lo spirito con cui tutti gli operatori del SSN si avvicinano alla professione, infatti tale spirito critico verso le procedure, unito ad una attenzione spinta nel cercare di individuare nuove modalità di cura e di diagnosi, determinano l’accrescimento culturale degli operatori e la qualità del sistema, con indubbi benefici di efficacia ma anche con un miglioramenti dell’accesso alle cure più valide da parte dei cittadini. Si cura meglio dove si fa ricerca. La storia insegna e l’esempio del medico ungherese Semmelweiss è illuminante: egli notò le variazioni nell’andamento della mortalità materna per febbre puerperale in un grande ospedale di Vienna riconducendolo ai comportamenti degli studenti di medicina. Questi visitavano le puerpere dopo la dissezione anatomica su cadaveri, introducendo germi che allora non conoscevano durante le visite ginecologiche. La febbri puerperali erano così frequenti in ospedali e rare al di fuori che le donne preferivano partorire in casa considerando gli istituti luoghi di morte. Il medico introdusse la semplice procedura di far lavare le mani applicando una soluzione sanificante a tutti gli studenti prima di visitare le donne e vi fu il crollo delle infezioni puerperali. Un altro esempio, molto più recente, è la quadrectomia del tumore della mammella che nasce da una intuizione avuta dal Professor Veronesi all’IRCCS tumori di Milano: non più la massima cura sopportabile ma la minima cura efficace. In sostanza nel SSN nulla deve essere scontato e tutte le procedure vanno sempre ridiscusse introducendo nuovi modi di curare nell’esclusivo interesse del paziente, pertanto non ci si aspetta dalle strutture del SSN una erogazione di prestazione sanitarie di routine (questo comporta spesso una medicina difensiva assai onerosa per il sistema) ma interventi altamente qualificanti o per complessità o per innovazione. Le idee sperimentate debbono contagiare tutto il SSN. Le sperimentazioni hanno un costo e, per questo motivo, il Ministero della Salute finanzia progetti di ricerca innovativi che implicano la possibile ricaduta nel breve e medio periodo. Il problema cruciale è stato sempre quello di selezionare i progetti in modo adeguato e nel modo più trasparente possibile, infatti le critiche da parte della comunità scientifica al sistema di valutazione sono state sempre vivaci e la maggiore di queste si concentrava sull’uso dei valutatori italiani e sull’imparzialità di chi partecipa all’estensione del bando e alla verifica finale. Il punto centrale è quello della sovraesposizione della CNRS che detta le regole, sceglie i referee, li associa ai progetti e decide alla fine l’entità del finanziamento, per tali motivi la CNRS, che ha sempre operato cercando l’equità e la trasparenza, ha introdotto negli anni numerosi correttivi. Per modificare la tendenza il Ministero si è dotato da tre anni a questa parte, di un sistema internazionale di “revisione tra pari” affidando a revisori stranieri la valutazione dei progetti e la rifinitura finale (Study Session). Il modello è mutuato dal National Institut of Health (NIH) del Dipartimento della Salute e dei Servizi Umani degli Stati Uniti, la più importante agenzia mondiale per quanto riguarda la ricerca biomedica. La CNRS si è affidata il compito di verifica del rispetto delle regole e della qualità del processo. Credo che questo sia un cambiamento importante il quale, associato all’apertura del bando a tutto il SSN, porterà benefici alla qualità dell’intero sistema, selezionando giovani leve abituate a rimettere sempre in discussioni le proprie scelte.