Morbillo, parotite, rosolia e varicella sono malattie contagiose dell’infanzia, nella maggior parte dei casi contratte da bambini tra i 5 e i 10 anni. Ma ci si può ammalare anche in età adulta, con conseguenze in alcuni casi gravi, soprattutto se tali patologie sono contratte dalle donne durante i primi sei mesi di gravidanza e trasmesse al feto. Prima dell’introduzione dei vaccini contro morbillo, parotite, rosolia e varicella, quasi tutti i bambini contraevano tali malattie.
L’introduzione della vaccinazione ha ridotto sensibilmente il numero di soggetti che si ammalano e la probabilità di diffusione della malattia. Una persona non vaccinata che vive tra tanti vaccinati beneficia, infatti, della cosiddetta “herd immunity” o “immunità di gregge”: i soggetti vaccinati riducono la circolazione dei virus e dei batteri responsabili delle malattie, riducendo le possibilità che i non vaccinati possano ammalarsi. Questa “immunità di gregge” si realizza quando la copertura vaccinale contro le suddette malattie raggiunge la percentuale del 95%.
In questi ultimi anni, purtroppo, i dati epidemiologici confermano un sensibile calo delle coperture vaccinali per le malattie infantili, causa di vere e proprie epidemie, con rischi a volte anche letali. Il Ministero della Salute e l’Istituto Superiore di Sanità (ISS)[1] hanno evidenziato come le coperture medie nazionali abbiano raggiunto il livello più basso degli ultimi 10 anni per quasi tutte le vaccinazioni, un fenomeno definito «preoccupante» dall’ISS, un «allarme ed un problema serio di sanità pubblica» secondo il Ministro della Salute, Beatrice Lorenzin.
In Italia, la media della copertura vaccinale in prima dose per morbillo, parotite e rosolia è di circa l’88%[2], percentuale ben lontana dal 95% fissata dall’Organizzazione Mondiale della Sanità come obiettivo per l’eliminazione del morbillo. Dunque l’Italia è in ritardo sul programma – l’OMS ha richiamato il nostro Paese e richiesto un incontro col ministro Lorenzin – e infatti, nel 2014, sono stati registrati circa 1.674 casi di morbillo, con un’incidenza maggiore della media in alcune regioni, quali Liguria, Piemonte, Sardegna ed Emilia Romagna.
Quanto alla varicella, in Italia ogni anno si registrano ben 500.000 casi e 20.000 casi di complicanze solo nei bambini: certamente un “problema di sanità pubblica e socioeconomico”, situazione per la quale l’OMS raccomanda la vaccinazione di routine anti varicella per i bambini al fine di raggiungere una copertura elevata e duratura.
Ma quali sono le possibili cause di tale situazione? Quali gli strumenti e le strategie per arginarla?
Di questo si è oggi discusso nell’ambito del Media Tutorial “Prevenzione morbillo, parotite, rosolia e varicella: una sfida ancora aperta”, organizzato a Roma da Sanofi Pasteur MSD.
“Quando si verifica una rosolia in gravidanza – ha affermato Chiara Azzari, Direttore della II Clinica Pediatrica dell’Università di Firenze – c’è un altissimo rischio di complicazioni per il bambino che deve nascere; complicazioni gravi come cecità, sordità, malformazioni cerebrali e cardiache. Ebbene, negli ultimi anni abbiamo avuto ancora decine di casi di rosolia congenita, malattia che la vaccinazione consentirebbe di debellare definitivamente. Inoltre, è importante che non dimentichiamo la gravità del morbillo, malattia che può dare encefalite, morte, complicanze polmonari. L’encefalite si manifesta in 1 caso ogni 1000 bambini che se ne ammalano. Se si ridurrà il numero dei soggetti vaccinati – ha aggiunto Azzari – il morbillo riprenderà a circolare nella popolazione e darà, esattamente come dava un tempo, quando la vaccinazione non esisteva, un corteo di danni cerebrali e di morti”.
“Sulle vaccinazioni – ha spiegato Antonio Ferro, responsabile del progetto Vaccinarsi della SItI – se non essere informati è un male, è altrettanto vero che essere informati male è ancora peggio. Oggi – ha continuato Ferro – stiamo assistendo paradossalmente ad un ritorno di malattie esantematiche, come il morbillo, a causa del calo delle coperture vaccinali che risentono in modo sostanziale dell’eco dei movimenti antivaccinatori, che diffondono notizie allarmanti, non basate su evidenze scientifiche, come la presunta correlazione tra vaccino MPR e autismo”. Dove, infatti, sono più attive le associazioni contro le vaccinazioni, il calo di coperture è più alto, a dimostrazione che la cattiva informazione può causare danni notevoli per la salute pubblica. “Sostenere che i vaccini sono inutili – ha sottolineato Paolo Bonanni, componente del Board vaccini della SItI e Professore Ordinario d’Igiene a Firenze – è cattiva informazione. Le vaccinazioni rappresentano una delle più importanti scoperte scientifiche nella storia della medicina ed hanno permesso di debellare molte malattie. Proprio per questo – ha aggiunto Bonanni – le vaccinazioni hanno un valore scientifico e al contempo sociale che va salvaguardato, ma che oggi paradossalmente rischia di essere messo in crisi dalla cattiva informazione che viaggia in rete”. Ma non solo. Vaccinare significa anche ridurre i possibili costi diretti derivanti da visite, terapie, ospedalizzazioni in caso invece di malattia. “Ad esempio – ha spiegato Bonanni – le prime 8 Regioni italiane che hanno da più tempo avviato programmi di vaccinazione universale contro la varicella e raggiunto coperture di almeno l’80%, hanno registrato una riduzione delle ospedalizzazioni fino ad 1/7 rispetto all’epoca pre-vaccinale, con una conseguente riduzione dei costi connessi che varia da 4 a 7 volte rispetto all’epoca pre-immunizzazione”. Per quanto riguarda poi la sicurezza dei vaccini in commercio – ha concluso Ferro – occorre sempre ricordare che la costruzione di un vaccino e di conseguenza la sua sicurezza prevede un percorso lunghissimo, estremamente controllato, con il coinvolgimento di Comitati Etici, Enti regolatori esterni, sorveglianza di tutti gli eventi avversi anche minimi, con un livello di attenzione molto superiore a qualsiasi farmaco immesso in commercio”.
“Conoscere i rischi delle patologie prevenibili da vaccino nei bambini è importante affinché non si sottovalutino le cosiddette malattie infantili”, ha affermato Nicoletta Luppi, Presidente e Amministratore delegato di Sanofi Pasteur MSD. “Nel nostro Paese, abbiamo la fortuna di poter proteggere i nostri figli da malattie che mietono vittime ogni anno o che sono causa di gravi disabilità; è importante continuare a parlarne e in maniera scientificamente corretta affinché i genitori siano bene a conoscenza, anche attraverso i mezzi di informazione, dei rischi e dei benefici delle vaccinazioni.
Sanofi Pasteur MSD sostiene un programma nazionale di vaccinazione pediatrica forte e sostenibile, offrendo i più innovativi ed efficaci strumenti a supporto; riteniamo che una tale strategia rappresenti un pilastro del sistema sanitario, nella preparazione del Paese alle future sfide per la salute e nella garanzia che la vita di nessun bambino possa più essere compromessa da una malattia prevenibile attraverso la vaccinazione”.
“Inoltre, facendo seguito al monito dell’OMS, quest’anno Sanofi Pasteur MSD ha deciso di aderire al Measles Elimination Program, nello sforzo di eliminare il morbillo in Europa, obiettivo che l’OMS aveva indicato di raggiungere entro il 2015”.
“Un’ultima nota: occorre lavorare con decisione al contrasto della cattiva informazione per combattere sfiducia e timori nei confronti delle vaccinazioni. Per questa causa, dobbiamo tutti unire le forze. Mi auguro che i giornalisti presenti a questo media tutorial, sensibilizzatori dell’opinione pubblica, vogliano condividerne i contenuti emersi affinché la gente possa essere in grado di distinguere, anche grazie alla loro informazione, il “vero” dal “falso”, i “miti” e le “false leggende” dalla realtà scientifica” – conclude Luppi.