Le spese dedicate alla bellezza cambiano. Si va sempre meno dal parrucchiere, una volta ogni 45 giorni in media, e si rinuncia all’estetista. Ma si sta superando un atteggiamento psicologico ‘quaresimale’, in cui si preferiva non spendere affatto in prodotti per l’estetica e si va al discount, al supermarket e nei nuovi negozi monomarca che hanno prezzi più bassi. Oppure si compra per corrispondenza, a domicilio e in internet, profumi di lusso inclusi. Lo attesta la 5a edizione del Beauty report a cura di Ermeneia per Cosmetica Italia, associazione nazionale delle imprese cosmetiche, presentato oggi a Roma.
Il report ha analizzato i comportamenti di 2.150 consumatori e 80/90 imprese che coprono circa il 90% del fatturato totale della cosmetica. “La nostra indagine è stata fatta ad aprile 2014 – spiega Nadio Delai, Presidente Ermeneia, curatore dell’indagine – E i consumatori, dopo 6 anni di crisi, dichiarano che hanno speso meno negli ultimi 2 anni ma riprende vigore il desiderio di spendere per se stessi e, crisi o non crisi, il benessere è irrinunciabile. La sobrietà però resiste come linea di principio così il 43,5% del campione ha dichiarato di frenare le spese per questioni di principio e in nome della sobrietà dovuta per tale periodo, mentre il 54,8% ha dichiarato che in tempi di crisi è meglio non fare acquisti costosi per creme, profumi o altro perché non è giusto mostrare comportamenti dispendiosi. Il 35,4% aggiunge però che dopo questi anni di crisi prolungata comincia ad avere voglia di reagire e acquistare prodotti di buona qualità anche se costosi”. Precisa Delai: “Stiamo uscendo dal periodo di crisi e da una sorta di psicologia quaresimale e i consumatori, in particolare le donne, spendono di nuovo anche se con prudenza, guardano prima al prezzo, poi alla qualitá e alla sicurezza del prodotto”.
“I prodotti dei massmarket costano meno e sono di buona qualitá – precisa Fabio Rossello, Presidente Cosmetica Italia. “Il settore investe in innovazione e ricerca e la crisi è stata l’occasione per investire di più”.
Nel report risulta che il 72,8% delle imprese si dice convinta ad investire, rispetto al 64,1% del 2013 e il 65,4% del 2012. Le aziende puntano alla competizione e alla ristrutturazione profonda per reagire immediatamente ai cambiamenti dei comportamenti dei consumatori.
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