Wendy Denning è ginecologa, nutrizionista e specializzata in medicina cinese.
E’ relatrice in diverse conferenze su tematiche che variano dall’infertilità ai rischi
cardiovascolari, dalla sindrome dell’intestino irritabile alle conseguenze delle
infezioni parassitarie, alla disintossicazione da metalli pesanti e la medicina cinese.
E’ consulente per il Dipartimento della Salute del Regno Unito, e per la fondazione
istituita dal Principe del Galles (Foundation for Integrated Health).
E’ membro del Comitato per la Promozione di un Approccio Integrale all’Ostetricia
e la Ginecologia nel Regno Unito.
Di Raffaella Quieti
Wendy Denning è da diversi anni presente nelle liste dei 100 medici più influenti in Inghilterra, ed appare regolarmente su riviste e programmi radio-televisivi. Il suo libro “The Diet Doctor” scritto in collaborazione con Vicky Edgson, ha ispirato una serie televisiva dallo stesso titolo, realizzata e trasmessa nel Regno Unito.
Una volta stabilita la diagnosi, la celebrity doctor Wendy Denning, giunge alla terapia ideale combinando approcci diversi, che variano dell’osteopatia, erbe, terapie disintossicanti, terapie ormonali, integratori alimentari o anche medicinali; ma include sempre una dieta ed una revisione dello stile di vita del paziente.
Dottoressa Denning, può portarci esempi di casi di malattie che ha risolto senza l’utilizzo di medicinali, ma servendosi unicamente di dieta ed integratori ?
La quasi totalità dei miei pazienti viene curata con una terapia nutrizionale e con l’aiuto di integratori. Per portare un esempio pratico, di recente ho ricevuto una paziente di circa 40 anni, affetta da attacchi di panico. Si tratta di una fumatrice che faceva ampio consumo di coca cola. Ho immediatamente riequilibrato il suo livello di zuccheri nel sangue con una dieta che prevedeva l’eliminazione degli zuccheri, i carboidrati raffinati e la caffeina. Ho inserito proteine nei due pasti principali e negli snack. Non le ho chiesto di smettere di fumare perchè le avrei imposto troppi sacrifici allo stesso tempo. Dopo due settimane gli attacchi di panico erano spariti, senza l’utilizzo di supplementi o medicinali. Negli ultimi mesi mi sono anche occupata di un caso ostinato di infertilità: ho curato una paziente affetta da sindrome dell’ovaio policistico e risolto i suoi problemi di sovrappeso e di acne. Non riuscendo però a rimanere incinta, le ho posto domande sullo stile di vita del marito. Quattro mesi dopo una consultazione con il marito ed una riduzione drastica del consumo di alcol, sigarette e caffè dalla dieta dello stesso, la coppia ha annunciato la buona notizia dell’attesa di un bebè. Qualsiasi condizione medica beneficia di una terapia nutrizionale. Pochi mesi fa ho trattato un paziente che dopo aver effettuato 5 diverse terapie antibiotiche non riusciva a liberarsi di una polmonite acuta. Ho riveduto la sua dieta e gli ho prescritto alti dosi di vitamina A. Non si sono verificate ulteriori ricadute.
Esiste consapevolezza presso la comunità medico-scientifica dell’importanza di dieta, integratori e stile di vita nelle terapie mediche?
La consapevolezza è molto limitata. Abbiamo una grande quantità di materiale di ricerca a disposizione, che però viene raramente consultato dai medici in occidente, ad eccezione degli USA dove i clinici sono più informati sulle proprietà terapeutiche del cibo rispetto al resto del mondo. Tale atteggiamento nasce dal fatto che, nella maggior parte delle Facoltà di Medicina, non vengono offerti corsi che riguardano l’impatto della nutrizione sulle varie condizioni che affliggono la salute. Gli effetti della dieta sulla salute non vengono considerati abbastanza importanti, e la maggior parte dei professori delle facoltàdi medicina non ha ricevuto training specifico, e di conseguenza non offre corsi sull’argomento. Le ricerche sugli effetti degli elementi nutritivi sulla salute ed in maniera specifica sulle condizioni mediche, non vengono pubblicati sulle riviste mediche regolarmente consultate dalla professione. è disponibile una vastissima quantità di materiale, ma non viene consultato con regolarità. Di conseguenza, ad esclusione dei nutrizionisti, i medici che sviluppano un interesse nell’argomento sono coloro che hanno avuto un problema risolto grazie ad una terapia nutrizionale.
Com’è nato il suo interesse nella cura delle malattie tramite il cibo?
Il mio interesse verso la nutrizione mi è stato trasmesso dalla mia famiglia, poichè la vita di mia nonna (Elizabeth Hughes Gossett – la prima persona al mondo a ricevere trattamento per il diabete con l’insulina) diagnosticata con diabete giovanile, e’ stata salvata da una dieta che le ha permesso di sopravvivere fino ad 11 anni, quando fortunatamente sono sono stati scoperti gli effetti dell’insulina sulla malattia. Per tutta la vita mia nonna, nonostante fosse un personaggio pubblico, non ha mai ingerito alcuna forma di zuccheri, ed è vissuta fino a 73 anni. Grazie a terapie nutrizionali, fino ad ora ho trattato e risolto, tra gli altri, casi di sindrome del colon irritabile, sindrome dell’ovaio policistico, cistite cronica, sindrome della fatica cronica, infertilità, colite, depressione, ansia e forme reumatiche infiammatorie (artriti e artrosi).
Quale impatto può avere una terapia a base di nutrizione e supplementi sull’artrosi, comunemente classificata come una malattia “degenerativa ed incurabile” ?
La degenerazione della cartilagine può avvenire a qualsiasi età. Se ci si frattura una caviglia, alcuni anni dopo potrebbe insorgere una sintomatologia dolorosa. La dieta è utile nel caso di pazienti in sovrappeso, che quindi affaticano maggiormente le articolazioni. Inoltre alcuni cibi e bevande ingerite contribuiscono notevolmente a provocare o bloccare e invertire i processi infiammatori. Ad esempio l’alcol rende il livello del PH corporeo acidico, una condizione che favorisce le infiammazioni. I cibi di cui ci nutriamo determinano il tipo di PH corporeo, e quindi ci restituiscono un grande controllo sul livello di acidità corporea, e di conseguenza sulla capacita’ del corpo di gestire i fenomeni infiammatori. Bisogna aggiungere l’importante fatto che gli anti-infiammatori classici possono aumentare il rischio di sindrome di permeabilità dell’intestino.
Cos’è la sindrome da permeabilità intestinale ?
La funzione dell’intestino è quella di assorbire il cibo processato, e di impedire che le scorie vengano riassorbite. Nell’intestino permeabile la distanza tra le cellule aumenta, permettendo a tossine e materiale microbico (cellule vive e frammenti cellulari) di entrare in circolo. Tali frammenti provocano una reazione immunitaria del fisico, che spesso si localizza nelle giunture, provocando dolore, rigidità, gonfiore e fatica degli arti interessati. Oltre agli antiinfiammatori classici, le cause che possono provocare l’insorgenza della Sindrome da Permeabilità Intestinale (SPI) sono numerose, ma tra le più frequenti ci sono i gravi traumi, l’abuso di farmaci o l’uso di farmaci specifici (quali ad esempio i farmaci anti-infiammatori), le sostanze inquinanti, lo stress ed una scorretta alimentazione. Le conseguenze di tale sindrome possono o manifestarsi in un abbassamento delle difese immunitarie, intolleranze o allergie, mal di testa e dermatiti. Il trattamento di questa sindrome include un’esclusione dell’alcol e di medicine specifiche, una disintossicazione da metalli pesanti se individuati nel paziente, ed un trattamento antiparassitario. E la creazione di un equilibrio della flora intestinale, che non permetta alle infezioni micotiche come quella da Candida, di non prendere il sopravvento.
E in che modo le infezioni micotiche intestinali possono nuocere alla salute ?
Spesso l’aumento di permeabilità è provocato dalla presenza di Candida albicans. Le infezioni micotiche si nutrono di zuccheri e derivati dal grano, quindi aumentano con il consumo di dolci e alcol, e con l’ingestione di antibiotici, che distruggono la flora batterica intestinale. Oltre all’intestino permeabile, le infezioni micotiche intestinali innestano innumerevoli altre condizioni che vanno dalle infezioni fungine ungueali e quelle della pelle e vaginali. Il rilascio delle tossine dell’intestino permeabile che stimola il processo infiammatorio può contribuire allo stato di infiammazione di alcuni arti. Un’altra condizione osservabile in connessione con fenomeni infiammatori come l’artrosi, è l’ipotiroidismo.
Qual è la connessione tra ipotiroidismo e artrosi ?
In studi recenti, il 10% della popolazione affetta da ipotiroidismo ha mostrato una sensibilità al glutine. La percentuale non è significativa, ma la mia personale esperienza mi porta ad osservare un miglioramento dei pazienti con disfunzioni tiroidee, ai quali consiglio una dieta priva di glutine. Una connessione diretta di causa-effetto tra ipotiroidismo, intolleranza al glutine ed artrosi viene studiata ma non è scientificamente provata. Si pensa che la disfunzione primaria del sistema immunitario possa provocare l’associazione tra tiroidite, intolleranze alimentari e processi infiammatori.
Dottoressa Denning oltre alla consapevolezza dell’importanza della giusta dieta, ed i problemi poco riconosciuti dell’intestino permeabile, e dell’eccesso di infezioni micotiche intestinali, esistono altre condizioni alle quali la comunità medico-scientifica non attribuisce il giusto peso, e che tuttavia hanno un notevole impatto sulla salute ?
Ho osservato come non venga riconosciuta l’influenza deleteria che alcuni parassiti intestinali possono avere sulla salute. Spesso viene detto al paziente che è naturale avere parassiti intestinali, i quali non provocano alcun problema. Ma nel caso di determinati parassiti, una volta eliminati ci si sente molto meglio. L’ulteriore grave condizione poco affrontata è quella della tossicità. I metalli pesanti come il mercurio, il piombo e l’alluminio, se ingeriti o assorbiti, possono costituire rischi gravi per la salute. Il concetto che rende il principio facilmente intuibile, è quello di dover creare dello ‘spazio’ per permettere ad elementi nutritivi di venire assorbiti. Se questo spazio è occupato da metalli pesanti, il fisico non riesce ad assorbire il nutrimento necessario. Sfortunatamente però, mi imbatto giornalmente con una cultura che ricerca soluzioni facili e rapide a problemi di salute, e alla richiesta di una medicina “proiettile magico”, che risolva tutti i problemi con immediatezza ed efficacia. Cerchiamo soluzioni che non ci facciano fare troppi sforzi. Non siamo disponibili a rinunciare a determinati cibi, o a compiere lunghe terapie disintossicanti che impiegano mesi per dare risultati. E in ogni caso, la mia esperienza mi porta a concludere che, in occidente, nonostante i diversi studi che provano la connessione tra metalli pesanti ed una miriade di condizioni mediche (tra cui squilibri ormonali, mal di testa, dolori articolari, fatica, disfunzioni tiroidee ed infertilità ) il medico che segue questa strada viene, in alcuni casi, deriso.