L’esercizio fisico può migliorare le performance cognitive, in particolare dei più giovani.
E’ quanto emerge da una ricerca curata dal Dottor Giuseppe Alfredo Iannoccari, Presidente di Assomensana, secondo la quale pallavolo, basket e calcio sarebbero tra le discipline più quotate dai neuropsicologi ed in cima alla classifica degli sport a favore del cervello. Tra i buoni propositi per l’arrivo della bella stagione, ormai alle porte, dovrebbe dunque esserci quello di incrementare il movimento che non solo, come tutti sanno, favorisce la salute del corpo ma anche, come molti ignorano, ha effetti benefici sulla mente. L’equazione “più attività motoria = più prestazioni intellettive” viene da tempo sottolineata da Assomensana, Associazione di Neuropsicologi che dal 2004 sono impegnati nella prevenzione dell’invecchiamento mentale a ogni età. Nel caso dell’esercizio fisico, sarebbero i bambini e i ragazzi ad avvantaggiarsi di più in quanto il moto regolare può influire sullo sviluppo delle capacità cognitive durante la fase di crescita. Tesi peraltro confermate da una recente indagine dell’Università dell’Illinois ne confermerebbe l’efficacia, come riferisce lo stesso Dottor Giuseppe Alfredo Iannoccari “Per mezzo della risonanza magnetica, i ricercatori americani hanno riscontrato nel cervello di alcuni bambini sportivi di 9-10 anni un ippocampo più esteso rispetto a quello di coetanei sedentari. Infatti l’esercizio fisico consente una più capillare irrorazione sanguigna dell’organo, una produzione di sostanze benefiche, come le endorfine, e una riduzione delle tensioni muscolari e nervose. Queste condizioni aiutano le strutture cerebrali deputate allo svolgimento delle funzioni cognitive superiori, tra cui memoria, attenzione, concentrazione, linguaggio e ragionamento”. Nei giovani, un maggior movimento comporta un miglior rendimento scolastico e, in generale, brillanti abilità intellettive, per cui i genitori dovrebbero esortare i figli a mettersi in moto, soprattutto considerando che, proprio in base a questi dati, rispetto ai bambini pigri quelli più attivi hanno maggiori occasioni di scambi sociali con adulti e coetanei e si intrattengono in ambienti che presentano stimoli diversi dai soliti (come invece a casa e a scuola), oltre all’opportunità di affinare il coordinamento visuo-spaziale per conseguire l’obiettivo dell’allenamento. “Tutte queste situazioni” specifica il Dottor Iannoccari “vanno a stimolare significativamente le strutture cerebrali (ippocampo per la memoria, lobo frontale per l’attenzione e la concentrazione, lobi temporali per la comprensione e la produzione del linguaggio, lobo parietale per l’organizzazione visuo-spaziale, lobo occipitale per la percezione visiva, strutture subcorticali per le percezioni propriocettive – percezione della posizione del corpo – e per il coordinamento fisico), rinforzando di conseguenza le capacità mentali”.
Ma da dove partire? Uno sport vale l’altro oppure una pratica si dimostra più efficace di tante altre?È bene dire che tutti gli sport sortiscono effetti positivi. Per un maggiore sviluppo cognitivo sarebbe però opportuno preferire sport simmetrici, che implichino, cioè, l’impiego di entrambi gli arti (destro e sinistro) e di tutte e due le porzioni del corpo (superiore e inferiore); complessi, in cui i movimenti non sono predefiniti e ripetitivi, ma molteplici e imprevedibili, e di squadra, nei quali bisogna tener conto delle relazioni interpersonali.
Di quest’ultima categoria fanno parte la pallavolo, il basket, la pallanuoto e il calcio, che, oltre ad essere di gruppo, prevedono, nel loro svolgimento, il gioco di gambe, braccia. Secondo quanto affermato, infatti, in rapporto alla “portata” della mente, il team vince sul single e il soft sull’hard. Ciò a voler stabilire che nonostante molte altre discipline, con caratteristiche diverse riescano a stimolare specifiche aree cognitive, come i giochi “a due”, tra cui judo, karate e scherma, o prove in “solitaria”, quali la maratona e il nuoto, si tratta comunque di sport senz’altro molto “fisici” ma cognitivamente poco remunerativi.
Un ultimo dubbio potrebbe poi assillare la mente dei futuri atleti: quanto tempo è necessario dedicare all’attività fisica per ottenere buoni risultati sul “muscolo” cervello?“Per quanto riguarda l’allenamento, non occorre trasformarsi in campioni professionisti.” afferma il neuropsicologo “tre sessioni alla settimana, ognuna della durata di un’ora, sono più che sufficienti per far bene alla mente. Il nostro messaggio educativo, lo stesso che emerge dallo studio dell’Università dell’Illinois, vuole evidenziare ancora una volta che l’adozione di stili di vita improntati al movimento fisico è fondamentale per propiziare una buona salute fisica e mentale dei propri figli.”