Anche quest’anno si è rinnovato uno degli appuntamenti più importanti a livello internazionale del panorama della Medicina Estetica: il Congresso della Società Italiana di Medicina Estetica (SIME), giunto ormai alla sua 39esima edizione.
Il titolo del Congresso, è ‘L’eleganza in medicina estetica – il nuovo look della moderna tecnologia’. Il professor Emanuele Bartoletti, presidente della Sime e del Congresso 2018, ci illustra il tema principale dell’evento – cosa si deve intendere con eleganza in medicina estetica – e ci dà qualche indicazione sugli altri argomenti affrontati nel corso delle diverse sessioni del convegno.
Il congresso annuale della Sime ci ha abituati a temi di ampio respiro che permettono apprezzare le innumerevoli sfumature della medicina estetica. Quale è stato il tema di questa edizione?
Quest’anno il tema centrale del Congresso è l’eleganza in medicina estetica. Attenzione però, non stiamo parlando esclusivamente di ‘eleganza del risultato’, abbiamo declinato questo concetto attraverso ottiche diverse: eleganza nella selezione del paziente ad esempio, che si basa sulla sensibilità del medico nell’individuare le esigenze di un particolare individuo e che ha come conseguenza quella di ottenere il massimo risultato con il minimo intervento. C’è poi una eleganza dei movimenti medici, anche una semplice iniezione deve essere fatta bene, deve essere fatta in maniera cosciente. E poi, soprattutto, l’eleganza nella preparazione. Essere un medico estetico non significa buttarsi in un campo con lo scopo di ottenere ‘soldi facili’, bisogna affrontare un percorso formativo solido, perché si tratta di una disciplina medica molto delicata, molto importante e insolita, in cui i pazienti sono sani, devono rimanere sani ma comunque l’obiettivo è quello di farli stare meglio di quando sono arrivati. Solamente gestendo ogni aspetto della medicina estetica in modo elegante si arriva a quelle che viene considerata l’eleganza per antonomasia nel nostro ambito, quella del risultato.
Spesso la medicina estetica viene invece accusata di creare volti innaturali, non più armoniosi… insomma l’esatto contrario dell’eleganza! Perché avviene questo?
Molti nostri pazienti finiscono per sembrare uguali tra loro, se questo avviene è perché non hanno trovato un medico che sapesse dire loro di no. Prendiamo ad esempio i filler: l’Italia è il paese in cui si fanno più filler in assoluto, in rapporto alla popolazione, questo vuol dire che probabilmente ne facciamo più del necessario, indipendentemente dal bisogno di ‘riempire’ il volto dei pazienti. Con questo non intendo dire ‘basta ai filler!’, i filler sono molto utili ma vanno dosati e vanno finalizzati alla correzione dell’effettivo difetto del paziente nel rispetto della sua individualità. Il volto va studiato e dobbiamo utilizzare poco prodotto dove serve, non sparare nel mucchio, altrimenti ci riempiamo di “facce a luna piena”. Se si ripensa a quanto detto prima a proposito dei diversi tipi di eleganza in medicina estetica si capirà subito che assecondare richieste irragionevoli non è elegante da nessun punto di vista!
Ci può indicare un argomento del Congresso che lei ritiene di particolare interesse scientifico?
Credo che gli spunti offerti durante la tavola rotonda dedicata alla ‘Analisi degli insuccessi’ siano molto interessanti per tutti i partecipanti. Per insuccessi non intendiamo le complicanze – che possono capitare a chiunque ed essere frutto della sfortuna – ma proprio gli insuccessi! Errori medici, errori di valutazione, errori di scelta del prodotto, errori di comprensione psicologica del paziente… Ci siamo messi un po’ a nudo cercando di capire quali errori abbiamo fatto, perché abbiamo lasciato un paziente insoddisfatto oppure – perché no – cosa ha reso insoddisfatti noi medici a fronte di un apprezzamento del risultato da parte del paziente. Si ricordi che gli errori un po’ grossolani dei novizi possono capitare e hanno un peso relativo, ben altro conto è quel che capita medici con qualche esperienza in più, qui abbiamo qualcosa che va probabilmente studiato con più attenzione. Ci sono stati dunque cinque opinion leader, tra cui il sottoscritto, che hanno messo in piazza i propri insuccessi cercando di analizzarli, che poi durante la tavola rotonda vera e propria hanno provato a svelare i meccanismi che hanno portato a queste scelte sbagliate per evitare che le facciano anche altri colleghi.