Alimentazione e Tumore
Cibi e abitudini che proteggono dall’insorgenza delle neoplasie
di Mario Pappagallo
Il rapporto alimentazione-tumore è stato studiato in modo approfondito dai ricercatori di tutto il mondo, partendo dalla constatazione della notevole differenza di tumori che si riscontra nelle varie popolazioni.
Alcuni tipi di patologie neoplastiche sono presenti in un’area e non esistono in un’altra: ad esempio il cancro allo stomaco è frequente in Giappone ma non in Canada, quello all’esofago è comunissimo in alcune parti dell’Iran ma non esiste in Norvegia. In Italia vi è un’alta incidenza di tumori all’esofago nella fascia alpina ma non se ne riscontrano in Puglia. Inoltre quando le popolazioni emigrano da una parte all’altra del globo assumono le caratteristiche del Paese che li ospita. I giapponesi che si trasferiscono in California, per esempio, perdono la loro predisposizione al tumore dello stomaco, rarissimo negli Stati Uniti, ma «acquisiscono» la predisposizione ai tipi di tumore caratteristici di quell’area. L’aria che si respira, le abitudini di vita e la qualità dei cibi incidono in maniera determinante sull’insorgenza del cancro. I numerosi studi sulle abitudini dietetiche delle popolazioni in rapporto all’insorgere del cancro hanno portato a scoperte interessanti. Per esempio, nel Sud Italia, dove c’è una forte abitudine alla cosiddetta dieta mediterranea – prevalentemente composta da vegetali, frutta, olio di oliva e pochi grassi animali – si riscontra poco più della metà dei tumori rispetto al Nord Italia, in particolare quelli al seno o all’intestino.
Analizzando la composizione molecolare dei cibi alla base della tradizione mediterranea si è così scoperto che le crocifere – broccoli, cavoli, cavolini, cavolfiori – contengono una sostanza capace di fare scudo alle malattie. Insomma, si può parlare di cibo-prevenzione.
Vi sono alimenti di cui non si dovrebbe mai fare a meno. Seguendo con scrupolo poche e facili regole dietetiche, potremo garantirci una vita migliore e metterci al riparo da molti rischi.
La prima regola è variare il più possibile gli alimenti che si mangiano, lasciando come base fissa la frutta e la verdura. Bisogna abituarsi a mangiarne in buona quantità tutti i giorni.
La seconda regola è mangiare con moderazione. L’obesità in aumento tra i ragazzi è un problema molto serio e da non sottovalutare.
La terza è limitare i grassi di origine animale che aumentano il rischio di cancro. Bisogna anche controllare bevande zuccherate, eccesso di condimenti, fritti, cibi alla griglia e bevande alcoliche.
In realtà, nessuna di queste regole è una novità: da decenni sappiamo che i grassi animali in eccesso non sono un toccasana per le nostre arterie (leggi colesterolo), che una dieta priva di vitamine (frutta e verdura) e cereali non è la migliore per proteggere l’organismo dai tumori e che le proteine animali sono molto meno vantaggiose per il nostro organismo di quelle derivate da fagioli, piselli e così via.
Frutta e verdura tutti i giorni, quindi. I vegetali ci proteggono dal cancro: contengono numerose sostanze preziose (vitamine, antiossidanti, sali minerali) che svolgono una funzione di scudo molto efficace. Bisogna mangiarne almeno cinque porzioni al giorno: tre di verdura e due di frutta.
Alcune ricerche indicano con chiarezza i benefici che soprattutto le giovani donne ricavano da un’alimentazione ricca di fitoestrogeni. Composti simili agli estrogeni prodotti dalla stessa donna, ma dall’azione ormonale più debole, si trovano soprattutto nei legumi, nei cereali integrali e nei germogli delle piante.
I pomodori contengono sostanze antiossidanti, come il licopene, che aiutano a neutralizzare i radicali liberi, agenti tossici che possono alterare il Dna, preparando il terreno alla trasformazione della cellula da sana a tumorale.
L’aglio è ricco di sostanze chimiche, gli allil-solfuri, che limiterebbero la produzione di alcuni enzimi probabilmente implicati nelle prime fasi del processo di cancerogenesi.
L’uva rossa, infine, contiene sostanze in grado di contrastare i processi di produzione di nuovi vasi sanguigni (angiogenesi), che si verificano nelle fasi iniziali di sviluppo di un tumore. Si è visto inoltre che alcune sostanze derivate dalla vitamina A, i retinoidi, proteggono le mammelle delle donne al di sotto dei 40 anni da eventuali degenerazioni neoplastiche: il rischio di un tumore viene ridotto del 30 per cento.
LE VITAMINE ‘ACCHIAPPA RADICALI LIBERI’
Sono in tutto tredici, e l’ultima, la B12, è stata scoperta oltre cinquant’anni fa. Quelle che hanno interessato i ricercatori per le loro caratteristiche protettive nei confronti dell’insorgenza di certe neoplasie sono le ‘acchiappa radicali liberi’: la A, C, E, D e K. La A inoltre ha un ruolo essenziale per la crescita del tessuto osseo, e la C per la coagulazione del sangue.
I radicali liberi, i veri nemici da contrastare, sono molecole particolari che si formano continuamente nell’organismo come «scarto» del metabolismo di quell’«apparato industriale» che è il corpo umano a cominciare dalle cellule. I radicali liberi rischiano di danneggiare i tessuti, il Dna stesso, con un’azione ossidante, mutagena a livello di membrana e di nucleo delle unità cellulari. Le vitamine “spazzine” di questi scarti tossici, fortemente implicati nella genesi del cancro, diventano automaticamente dei fattori protettivi.
L’efficacia della vitamina A, la prima di cui si è determinata la struttura chimica (1930), è dimostrata da decine di studi scientifici nella difesa di laringe, bocca, stomaco, intestino, vescica, mammella, collo dell’utero. In pratica previene tutti i tumori che interessano i tessuti più esterni, o di «rivestimento» dell’organismo, i cosiddetti tessuti epiteliali. Questo succede perché la vitamina A, o meglio il suo precursore beta-carotene, oltre a essere un antiossidante svolge un compito attivo nella differenziazione di molte cellule epiteliali. Per l’uomo le principali fonti di beta-carotene sono le verdure verdi, rosse e gialle (come carote, pomodori, spinaci eccetera), alcuni frutti gialli (albicocche, meloni, banane, pesche), tuorlo d’uovo, fegato, olio di fegato di merluzzo e oli vegetali.
Un adulto dovrebbe assumere almeno 1 milligrammo al giorno di beta-carotene (l’equivalente di un etto e mezzo di zucca gialla o di tre etti di albicocche). Ma non bisogna eccedere: non è che più zucca o albicocche si mangiano, più si è protetti dalle malattie. Assumere troppa vitamina A può essere tossico, perché gli eccessi si accumulano nell’organismo fino all’overdose di beta-carotene. Viceversa, anche la carenza causa disturbi: problemi alla vista, pelle ruvida e secca, mucose aride.
Insieme alla vitamina A non può mancare la vitamina E, che manifesta un’azione più marcata nella difesa della prostata dai meccanismi tumorali. Un importante studio inglese condotto su 5.000 donne ha poi suggerito che soggetti con basse concentrazioni di vitamina E e di beta-carotene siano più esposti al tumore al seno. È stato anche provato un suo ruolo protettivo rispetto alle radiazioni ionizzanti. La sua azione, oltre a quella di antiossidante perché elimina i radicali liberi, si esplica a difesa dell’integrità delle membrane cellulari. Bisognerebbe mangiarne 10-15 milligrammi al giorno che derivano soprattutto da legumi, vegetali verdi e a foglia come la lattuga, germe di grano, pane integrale, tuorlo d’uovo, oli. Non si conoscono in medicina sintomi da accumulo o da carenza. È interessante, però, notare un aumento della sua capacità protettiva quando è abbinata alla vitamina C (o acido ascorbico).
Le popolazioni nel cui menù quotidiano non mancano mai frutta o vegetali ad alto contenuto di vitamina C, hanno un’incidenza ridotta di malattie proliferative. Questa osservazione ha portato alla scoperta che l’acido ascorbico è in grado di bloccare la formazione nello stomaco di nitrosamine, sostanze potenzialmente cancerogene che si sviluppano dopo l’ingestione di alcuni alimenti (certi salumi) ma anche come derivati del fumo. Inoltre, abbinato alla vitamina E (si potenziano reciprocamente), l’acido ascorbico diventa un potente antiossidante a largo spettro, perché la E agisce in ambiente lipidico (i grassi della membrana cellulare, per esempio), mentre la C si «muove» nell’acqua. E, come si sa, acqua e grasso si respingono vicendevolmente. L’azione antiossidante è così completa. Il fabbisogno quotidiano di acido ascorbico fissato dalle autorità sanitarie è di 60-80 milligrammi, ma c’è chi sostiene l’utilità di mega-dosi di vitamina C fino a 1 o più grammi al giorno. L’acido ascorbico non si accumula nell’organismo e quindi non vi sono rischi di sovradosaggio. Grave, invece, è la malattia collegata alla sua carenza, nota fin dall’antichità: lo scorbuto, che si manifesta con emorragie della pelle e delle mucose (gengive in particolare).
I cibi ricchi di acido ascorbico sono gli agrumi e i kiwi, ma quasi tutti i vegetali ne contengono. Qualche esempio: se in 100 grammi di arance sono presenti 51 milligrammi di vitamina C, se ne trovano 172 nei peperoni rossi, 65 nel cavolfiore, 38 nelle fragole, 82 nella verza.
Non vanno dimenticate le vitamine del gruppo B, la cui carenza può influire in modo negativo sulla riparazione dei danni cellulari e a livello di riproduzione dell’informazione genetica. Deficit di vitamina B6 (piridossina) potrebbero essere collegabili a una maggiore esposizione della vescica al cancro, mentre la B12 (cobalamina) e l’acido folico sembrano coinvolti in una maggiore esposizione di fegato, colon ed esofago. Le vitamine del gruppo B sono presenti nel fegato, nei legumi freschi e secchi, nei cereali; la B6 in patate e banane; la B12 nel rognone, nel latte, nei pesci; l’acido folico anche negli ortaggi a foglie verdi e nel lievito.