L’Italia definita da molti il Belpaese, è riconosciuta universalmente anche terra del buon mangiare, per la qualità indiscutibile della sua cultura gastronomica, in particolare quella tradizionale. Ma alla salubrità della sua cucina non corrisponde un effettivo stato di benessere della popolazione in ambito nutrizionale. Si assiste, soprattutto da un ventennio a questa parte, ad una crescita esponenziale di patologie legate a disturbi alimentari.
L’obesità, la più diffusa e disabilitante tra le patologie elencate, oltre a compromettere l’individuo non solo sul piano della salute, a causa della sindrome plurimetabolica e delle sue complicanze, ma anche sul piano psico-sociale-relazionale, è certamente la condizione destinata ad incidere maggiormente sulla spesa sanitaria. Inoltre, poiché il 10-30% della popolazione obesa adulta è affetta da disturbo da alimentazione incontrollata (BED = Binge Eating Disorder), un disturbo del comportamento alimentare, questa problematica si trova necessariamente ad interagire con l’area clinico-metabolico-nutrizionale, con quella psicologico-psichiatrica ed infine con l’area della chirurgia bariatrica.
Per quanto riguarda i disturbi dell’alimentazione (anoressia nervosa, bulimia nervosa, disturbo da alimentazione incontrollata e altri disturbi non altrimenti specificati) non esistono dati epidemiologici precisi, anche perché si tratta di una gamma di disturbi molto eterogenei tra loro e solo i casi più gravi arrivano alla diagnosi.
Per approfondire i varie aspetti di questa tematica, abbiamo intervistato una delle voci più autorevoli a livello nazionale in questo campo, il Professor Camillo Ezio Di Flaviano, Responsabile dell’Unità di Riabilitazione Nutrizionale Multidisciplinare presso la Casa di Cura Villa Pini di Chieti.
Professor Di Flaviano, quali sono le cause alla base di questo consistente aumento di patologie legate alla sfera nutrizionale, considerando che in Italia siamo strenui assertori della dieta mediterranea?
In taluni casi sussistono fattori di rischio familiare di tipo genetico, ed altri di tipo culturale ed ambientale, legati ai modelli proposti costantemente dai mass media che agiscono come pressioni psicologiche su soggetti già predisposti ad una forte vulnerabilità emotiva. Dunque una condizione di rischio multipla. Per quanto riguarda l’obesità, è vero che la nostra tradizione culinaria è sana, ma quando essa interagisce con un ambiente tecnologico e con uno stile di vita sedentario non è sufficiente per arginare le influenze negative del “mangiare globalizzato” e il conseguente aumento di questi fenomeni”.
Quali sono le metodologie seguite nel suo reparto per curare queste patologie?
In passato il trattamento dei Disturbi dell’Alimentazione è stato focalizzato sugli aspetti psicologici e sociali; recentemente è emersa però l’importanza degli effetti del digiuno e della malnutrizione, nella perpetuazione dei sintomi e nella cronicizzazione del disturbo. Ciò ha portato a considerare l’aspetto riabilitativo (medico, nutrizionale e psicologico) una componente essenziale delprocesso terapeutico di tali patologie.
Il programma prevede pertanto un approccio multidisciplinare, cioè la collaborazione di più figure professionali. L’équipe è composta da: medici (Internisti e consulente psichiatra dedicato), dietisti, psicologi psicoterapeuti, infermieri professionali, fisioterapisti, educatori, terapisti occupazionali.
L’unità di riabilitazione nutrizionale presso la Casa di Cura Villa Pini dispone di alcuni posti letto abilitati al ricovero per pazienti affetti da obesità di grado elevato e/o complicata.
Il programma, che si divide in due fasi (ospedaliera e ambulatoriale), ha l’obiettivo di aiutare i pazienti a raggiungere e mantenere il loro peso ragionevole; sviluppando abilità di controllo del peso corporeo e modificando lo stile di vita. Il trattamento, pertanto, include le principali tecniche della terapia cognitivo comportamentale ed è condotto da un’équipe multidisciplinare (composta da medici, dietiste, psicologi e personale infermieristico) all’interno della quale tutti aderiscono allo stesso modello teorico e condividono le stesse strategie”.
In merito alle strategie, sono in atto iniziative particolari che tengano alto il livello di attenzione su queste problematiche?
Nel mese di maggio, si terrà un congresso dal titolo “Le buone pratiche nella riabilitazione nutrizionale residenziale”, organizzato dal dipartimento di Villa Pini che dirigo e dal professor Gaetano Crepaldi, Direttore Scientifico della Fondazione Leonardo Onlus per le scienze mediche. L’obiettivo è quello di condividere con i maggiori esperti del settore a livello nazionale le recenti guide di consenso nel trattamento riabilitativo di quelle che vengono chiamate “patologie nutrizionali emergenti”. Un convegno che vuole confrontarsi inoltre con il governo regionale e nazionale, ai quali si chiede di fare la loro parte, colmando il vuoto normativo per quanto riguarda l’accesso di questi pazienti ad un trattamento residenziale nei casi di una complessità clinica ma nel rispetto di quelle che sono le risorse disponibili, e creando una rete assistenziale di servizi integrati organizzata in più livelli.