Se ci dicessero “Sei un maiale”, non ne saremmo certo felici: a questo animale si attribuiscono infatti connotazioni negative sia dal punto di vista comportamentale sia sociale. Eppure l’uomo ha molto in comune con questa specie. Non a caso i suini sono tra gli animali più studiati dai ricercatori di vari settori: alimentare, cardiovascolare, tossicologico, immunologico, chirurgico…
“L’anatomia, ossia la morfologia e la dimensione degli organi, e la fisiologia dei maiali sono molto simili a quelle umane”, spiega Roberto Volpe del Servizio prevenzione e protezione (Spp) del Cnr. “Proprio queste somiglianze sono fondamentali, ad esempio, per il loro utilizzo nelle ricerche in campo nutrizionale: siamo entrambi onnivori, abbiamo un apparato digerente monogastrico e c’è forte similitudine nell’attività degli enzimi digestivi come la lattasi, la sucrasi, la maltasi, la galattosidasi. Entrambi necessitiamo di nutrienti simili, e in misura maggiore degli altri mammiferi, se si escludono i primati”.
Le somiglianze facilitano anche metodiche e sperimentazioni nel settore della cardiochirurgia o dei trapianti. “È interessante il dato secondo cui gli antigeni dei tessuti di maiale immessi in un corpo umano evocano una risposta immunitaria minore, anche se comunque presente, rispetto a quelli di altre specie”, prosegue il ricercatore dell’Spp-Cnr. “Esempi significativi sono costituiti dall’insulina porcina e dalla sua forma altamente purificata e, quindi, meno immunogena e allergogena, utilizzata con successo fino agli anni ’80, periodo in cui sono state introdotte le insuline di derivazione sintetica”. ”
Non va dimenticato, inoltre, il ricorso alle valvole cardiache suine. “Le valvole meccaniche sono affidabili e di lunga durata, ma obbligano i pazienti a seguire terapie anticoagulanti per tutta la vita per prevenire la formazione di trombi, con conseguente rischio di emorragie”, aggiunge Volpe. “Questo problema non è presente con le valvole biologiche che, tra l’altro, hanno un’ottima emodinamica e vengono posizionate con relativa facilità. Le porcine attuali, poi, offrono una durata sempre maggiore, essendo passate dai 10 anni iniziali, agli attuali 15-25”.
La maggiore compatibilità antigenica non vuol dire che siamo geneticamente più simili ai maiali che alle scimmie, ma che i primi stimolano meno la nostra risposta immunitaria, fattore importante per il progresso della scienza medica.
Per quanto riguarda una delle principali differenze rispetto all’uomo, conclude Volpe, va considerato che “questi animali hanno meno sviluppato il senso del gusto rispetto al nostro e, quindi, mangiano cibi che noi, in condizioni normali, respingiamo”.