Intervento di Patricia Frisari, vice presidente della Società argentina di medicina estetica, al Congresso SIME 2018
Terapia rapida, poco invasiva e dai costi contenuti, il ‘lunchtime lift’ è trattamento antiage che consiste nel posizionare dei sottilissimi fili in polidiossanone (Pdo) montati su aghi molto piccoli e sottili nel derma, facilitando il riposizionamento parziale della pelle cadente
Non si tratta di un vero e proprio lifting, ma di una procedura più discreta che garantisce tuttavia di ritrovare la compattezza della pelle nella zona trattata. Caratterizzati da un lento riassorbimento (circa 180 giorni), da lunga tenuta e soprattutto da ridotta colonizzazione batterica, i fili in Pdo sono dispositivi medici in materiale sintetico, utilizzati per dare sostegno al sottocute e alle strutture profonde, dove hanno un effetto stimolante sulla proliferazione del collagene. Hanno dunque una duplice azione: quella di sostegno e quella di biostimolazione.
Cosa avviene se si combina l’uso dei fili in Pdo con un altro trattamento, il filler, per migliorare l’aspetto di una zona tanto protagonista del nostro volto quanto delicata e soggetta ai segni del tempo come le labbra? Ce lo spiega la dottoressa Patricia Frisari, vice presidente della Società argentina di medicina estetica (Soarme)
Dottoressa, in cosa consiste la sinergia tra filler e fili in Pdo quando vengono utilizzati nel trattamento delle labbra?
L’azione combinata di questi due device ha effetti migliorativi sensibili nell’area delle labbra: è subito possibile apprezzare un rinforzo del derma in zone vulnerabili, come l’arco di cupido. Vi è poi una ridefinizione netta dei contorni delle labbra, soprattutto quando si effettua il trattamento nelle donne in menopausa con rughe peribuccali. È inoltre comprovato che i due dispositivi interagiscono positivamente tra loro, perché se da un lato la durata dei fili in Pdo è maggiore quando si trovano vicini a un filler di acido ialuronico, la collocazione di questi ultimi viene facilitata dall’utilizzo dell’ago del filo come guida.
Quali filler si utilizzano in combinazione con i fili nel trattamento delle labbra? Sono diversi dalla norma?
Personalmente, uso filler per la definizione insieme a dei fili in PDO lisci molto sottili, che abbiano una percentuale bassa di reticolato – ovvero che abbiano una densità bassa poiché composti da un numero minore di fibre di polidiossanone – e siano, in virtù di questo parametro, più facilmente riassorbibili dall’organismo. In questo modo l’effetto della definizione è molto sottile, naturale. Per quanto riguarda la quantità dei fili utilizzati, varia a seconda della tecnica che si sceglie di impiegare: se ne può utilizzare uno solo con tecnica lineare, due con la tecnica doppio strato per un maggior rinforzo o anche due con la tecnica in parallelo. Utilizzo poi un filler che introduco direttamente nel corpo del vermiglione – la ‘zona di confine’ tra parte esterna (cutanea)e parte interna (mucosa) del labbro superiore -con la tecnica a punti ma procedendo dalla parte esterna del labbro.
In che modo si procede all’operazione?
Innanzitutto si procede, come già detto, dalla parte esterna del labbro per evitare sanguinamento eccessivo, ed evitare quanto più possibile infezioni e dolore al paziente. Vengono posizionati dapprima i fili in Pdo, in modo da dare subito definizione del labbro. Il filler con acido ialuronico viene iniettato con il medesimo ago, che non viene rimosso dalla zona ma viene semplicemente ruotato in senso orario e poi, una volta inserito il filler, riportato alla posizione originaria. Infine si dà volume al vermiglione. Con questi passaggi l’operazione può dirsi conclusa e il paziente può tranquillamente tornare alle proprie attività quotidiane.
Quale è la tempistica di utilizzo (quale si usa prima)?
Innanzitutto si procede alla definizione del labbro con fili lisci in PDO. Procedo poi con una rotazione dell’ago in senso orario e inietto l’acido ialuronico attraverso l’ago, tornando in senso inverso. Infine do volume al vermiglione.
“Le labbra costituiscono una zona fulcro del volto, insieme agli occhi – commenta il presidente della Sime Emanuele Bartoletti – Molto trattate e spesso ipertrattate, sono una zona anatomicamente particolare perché sottoposta a movimento continuo. E bisogna porre molta attenzione sia al tipo sia alla quantità di sostanza riempitiva. Devono avere le caratteristiche di grande elasticità perché devono poter seguire i continui movimenti senza il rischio di dislocarsi. E soprattutto devono essere utilizzati con parsimonia. Integrando la volumizzazione con altre metodiche che migliorano gli inestetismi presenti a questo livello. Non possiamo pensare di correggere tutto solo con i filler. Laser, fili, depigmentanti e luce pulsata sono i trattamenti che devono essere eseguiti in caso di necessità per ottenere un effetto del tutto naturale”.