L’Associazione Italiana Gastroenterologi ed endoscopisti Ospedalieri (AIGO) conferma che nel 25% dei casi la sensibilità al glutine è la causa di disturbi sinora attribuiti alla sindrome del colon irritabile e ad altre patologie del funzionamento dell’apparato digerente. Una buona notizia: è meno grave della celiachia e, se il medico curante è d’accordo, è possibile fare uno “strappo” alla dieta priva di glutine per le festività pasquali
Se interrompe l’assunzione di cibi con glutine un paziente su quattro non soffre più dei sintomi e dei disturbi sinora attribuiti alla sindrome del colon irritabile o ad altre alterazioni del funzionamento dell’apparato digerente. Lo mostra lo studio “Glutox” dell’Associazione Italiana Gastroenterologi ed endoscopisti Ospedalieri (AIGO) che ha come obiettivo verificare la reale diffusione della sensibilità al glutine, patologia diversa dalla celiachia e caratterizzata dagli stessi sintomi.
Per comprendere quale fosse la reale causa dei disturbi lamentati dai pazienti i ricercatori li hanno privati di alimenti con glutine per tre settimane. Dopo questo periodo, l’alimento è stato reintrodotto ed è emerso che il 25% di loro manifestava di nuovo gravi sintomi.
Pertanto è possibile ipotizzare che questi pazienti potrebbero essere sottoposti a una terapia esclusivamente basata sulla dieta, simile a quella per la malattia celiaca.
Sottolinea Luca Elli, coordinatore dello studio “Glutox” promosso dall’Associazione Italiana Gastroenterologi ed endoscopisti Ospedalieri (AIGO): “In vista delle festività pasquali e più in generale per la qualità di vita dei pazienti si tratta di una notizia positiva: rispetto alla celiachia, patologia che impone una dieta stretta totalmente priva di glutine, chi soffre di sensibilità a questa sostanza può, a seguito dell’indicazione del suo medico, alternare periodi di astinenza a fasi in cui può assumere glutine. A Pasqua, quindi, se lo specialista è d’accordo, si può fare uno ‘strappo alla regola’ per una fetta di colomba”.
Lo studio Glutox
Oggi la diagnosi della sensibilità al glutine avviene per esclusione: i pazienti che, pur presentando sintomi simili a quelli della celiachia e indotti dal glutine, non risultino, dopo esami ematici e biopsie endoscopiche, né celiaci né allergici al grano sono classificati come affetti da “sensibilità al glutine”. Tuttavia, poichè la patologia porta gli stessi sintomi di altre patologie, quali per esempio la sindrome del colon irritabile, si pone il problema che alcuni casi non siano correttamente diagnosticati.
Per verificare, quindi, che i sintomi lamentati dai pazienti siano effettivamente causati dal glutine ed escludere altre cause, i ricercatori li hanno sottoposti per tre settimane a una dieta priva di glutine e hanno verificato l’andamento dei sintomi lamentati. Dopo questo periodo, inoltre, i ricercatori hanno fatto assumere loro glutine o placebo e hanno valutato la comparsa di sintomi. Si tratta di uno studio in “doppio cieco”: né i medici né i pazienti sono a conoscenza di cosa assumono e ciò permette di avere un reale riscontro di quanti abbiano problemi con questa sostanza.
La “sensibilità al glutine”
Oltre alla ormai conosciuta celiachia si sta delineando oggi un nuovo disordine, la “sensibilità al glutine”, sempre causato dall’ingestione di questo alimento, ma che colpisce pazienti né celiaci né allergici al grano. Si stima che potrebbe interessare tra il 5 e il 10% della popolazione italiana.
Questo disturbo provoca sintomi clinici simili a quelli della sindrome dell’intestino irritabile (dolore addominale, gonfiore etc) e manifestazioni extraintestinali aspecifiche (eczemi, prurito, cefalea etc), che solitamente insorgono a breve distanza dall’assunzione di glutine ed altrettanto rapidamente regrediscono in seguito a una dieta ad esclusione. Nonostante si tratti di una condizione verosimilmente comune nella popolazione, i suoi meccanismi risultano ad oggi solo parzialmente chiariti e da ciò deriva una gestione non soddisfacente dei pazienti.
Le raccomandazioni degli specialisti
Nel periodo di dieta priva di glutine chi è sensibile a questa sostanza deve seguire le stesse restrizioni che sono imposte ai celiaci:
– consumare solo cibi privi di glutine;
– fare attenzione alla contaminazione degli alimenti senza glutine tenendoli separati da quelli con glutine;
– assicurarsi di usare per i cibi senza glutine pentole, stoviglie, posate e superfici pulite e non contaminate da questa sostanza;
– per l’alimentazione fuori casa è possibile trovare sui siti delle associazioni dei pazienti la lista dei locali di ristorazione adatti a chi ha la celiachia;
– in ogni caso bisogna informare il personale della propria alimentazione e degli ingredienti che assolutamente vanno evitati;
– chiedere sempre gli ingredienti delle pietanze che si intende mangiare (in caso di dubbio evitare il consumo della pietanza).
L’Associazione Italiana Gastroenterologi ed endoscopisti digestivi Ospedalieri (AIGO) raccoglie da oltre quaranta anni gli esperti di gastroenterologia ed endoscopia digestiva che operano negli istituti ospedalieri italiani. Suoi obiettivi sono la tutela della disciplina e dei suoi specialisti e la promozione della conoscenza, della prevenzione, della cura e della riabilitazione delle malattie gastroenterologiche.
Fondata a Roma nel 1969, l’associazione riunisce oggi 1600 associati provenienti da tutte le regioni italiane.