Il Professor Alberto Verrotti, Neurologo Pediatra presso l’Università di Chieti – Pescara, spiega i motivi per i quali la comunicazione familiare è oggi uno degli aspetti fondamentali dell’educazione dei figli.
di Raffaella Quieti
Professor Verrotti, quanto sono importanti i rapporti genitoribambini e la modalità del dialogo fra loro, per lo sviluppo psichico dei figli?
Sono estremamente importanti; per capirne il significato, basti pensare che tutte le esperienze della vita vengono condivise con gli altri. Nei primi anni di vita, questa condivisione ha luogo prevalentemente con gli altri membri della famiglia che, proprio per questo motivo, hanno un valore fondamentale per il bambino. In particolare, la modalità di dialogo tra genitori e figli ha ricadute determinanti. Se i genitori si pongono nei riguardi del proprio figlio con dolcezza e affetto, il bambino cresce sereno e sviluppa sentimenti di amore e di lealtà. In presenza di tensioni, rimproveri e sofferenza il bambino reagisce mostrando antagonismo e rabbia.
E’ vero che i disturbi emotivi dei bambini sono influenzati dal loro rapporto con i genitori?
I disturbi emotivi di molti bambini hanno il loro punto di partenza nelle esperienze quotidiane della vita familiare. Infatti, quando queste esperienze sono positive, hanno un’influenza favorevole sulla stabilizzazione e sulla crescita dell’equilibrio mentale, sull’aumento della soddisfazione personale, sulla riuscita dell’integrazione sociale e, più in generale, su un equilibrato sviluppo della personalità. Quando queste esperienze sono negative gli effetti possono essere estremamente dannosi fino ad arrivare ad un disagio emotivo. Inoltre, le diverse esperienze familiari e, più in particolare, i rapporti tra genitori e figli determinano e modulano l’entità della collisione tra fantasia e realtà, possono influenzare in maniera profonda la percezione della realtà da parte dei bambini e, in ultima analisi, ne modificano l’omeostasi psichica.
Che cos’ è l’omeostasi psichica e come può essere modificata dal comportamento dei genitori?
L’omeostasi psichica è quella condizione che permette di mantenere il livello di equilibrio e di integrazione necessario a garantire un ulteriore fisiologico sviluppo psichico. In riferimento alla seconda parte della sua domanda, tutti i diversi aspetti del complesso processo di sviluppo della psiche dei bambini sono fortemente influenzati dai genitori. Il molteplice susseguirsi e sovrapporsi delle diverse relazioni genitori-figli hanno un ruolo determinante per sviluppare una precisa “atmosfera familiare”. Bisogna ricordare che, in ambito familiare, gli atteggiamenti emotivi e le azioni di ciascun componente della famiglia, esprimono ciò di cui ha bisogno, il modo in cui cerca di ottenerlo, ciò che è disposto a dare in cambio e cosa è disposto a fare per rispondere ai bisogni degli altri.
Professor Verrotti potrebbe darci esempi concreti di atteggiamenti consigliati per lo sviluppo di un’atmosfera familiare serena?
Il consiglio più importante che posso dare è che i genitori devono voler veramente capire cosa provano i propri figli e, di conseguenza, cercare di far emergere le vere sensazioni attraverso un reale dialogo. Un vero dialogo si può avere solo quando si riescono a creare “conversazioni parallele”, ponendosi fianco a fianco al bambino che sente l’adulto al proprio livello. Vedere nel genitore una persona distante o, peggio ancora, un giudice di quello che si racconta o fa, allontana la possibilità di un dialogo costruttivo e sincero. Tali “conversazioni parallele” possono essere intraprese mentre si svolge un’attività insieme (altro aspetto molto utile per sviluppare una efficace relazione interpersonale) o se si inizia a parlare mentre si svolge un attività comune, ad esempio camminando, lavando la macchina ecc. È inoltre estremamente importante portare avanti un tipo di colloquio con modalità e con contenuti che i figli vedano essere comuni anche ad altre famiglie; quando vi è una voce comune, ovviamente il messaggio è più credibile e, quindi, più facilmente accettato. In questa ottica, diventa essenziale sviluppare un dialogo e delle attività insieme ad altri genitori che hanno figli della stessa fascia di età, e quindi problematiche comuni.
E gli atteggiamenti da evitare?
Relativamente agli atteggiamenti da evitare, sono costretto ad affermare con rammarico che oggi non si pone alcune attenzione a quella che rappresenta una fondamentale, nonchè necessaria, esigenza di noi esseri umani: la compartecipazione affettiva a ciò che accade all’altro, il saper ascoltare. Infatti, i genitori troppo frequentemente tendono a riportare il discorso sulle loro personali esperienze (“ai miei tempi”) senza immedesimarsi realmente nel vissuto dei propri figli. In particolare, quello che è molto evidente è che nell’ambito familiare non è presente un punto di aggregazione, un appuntamento fisso dove ritrovarsi, ad esempio a tavola per pranzo e per cena. Quando ci si ritrova, spesso sono presenti fattori interferenti esterni che vanificano l’incontro, come ad esempio la televisione accesa o il telefono che squilla quando si mangia. Oltre a questi fattori che potrei definire “ambientali” vi è un problema di fondo spesso i genitori sono “distratti” e poco partecipativi nei riguardi degli eventi e dei problemi dei loro figli, trasmettendo la forte impressione che gli eventi al fuori del nucleo familiare (ad esempio i problemi lavorativi) siano più importanti di quelli che si verificano all’interno del nucleo. E i bambini, che hanno una sensibilità molto spiccata per quello che succede all’interno del nucleo familiare (che, per loro, è il vero universo), se ne accorgono immediatamente, sviluppando la frustante sensazione di non essere ascoltati e la conseguente riduzione dell’interesse a comunicare con i propri genitori.
Se l’interazione con i figli è superficiale e brusca o, peggio, se il linguaggio è intriso di risentimento e violenza, ad esempio con un tono di voce alto ed aggressivo, e non di voglia di comprendere, il figlio impara a relazionarsi con gli altri servendosi di queste modalità.
Oggi più che mai, i genitori non devono e non possono rinunciare ad impegnarsi per essere un concreto punto di riferimento per i loro figli, per saperli accompagnare attraverso il complicato tessuto mediatico contemporaneo e per riuscire a trasmettere valori di umanità che sembrano essere sempre più evanescenti tra i giovani di oggi.