A cura di Raffaella Quieti Cartledge
Dott. Montanari, cosa dicono i media della farina di grillo?
La farina di grillo è stata salutata come una soluzione sostenibile alla crescente domanda di proteine nel mondo. Gli insetti, inclusi i grilli, richiedono meno risorse per crescere rispetto al bestiame tradizionale e producono significativamente meno emissioni di gas serra. Questo renderebbe la farina di grillo una scelta alimentare ecologicamente responsabile, oltre ad essere molto nutriente, ricca di proteine, vitamine e minerali essenziali.
Questo è quanto si sta cercando di far credere alla popolazione. Peccato che non sia del tutto vero.
Qual è la verità su questa farina?
Quello che è vero è che diversi popoli mangiano circa 1900 specie di insetti, certo non come componente principale della loro dieta e, anzi, a volte molto marginale, ma si tratta di soggetti dotati di un microbiota che si è adattato a quel tipo di cibo, con tutto quanto ne segue.
Le diverse popolazioni hanno adattato nelle migliaia di secoli la varietà degli ospiti del proprio apparato digerente e il proprio metabolismo, ed è totalmente illusorio pretendere di cambiarlo, soprattutto nel volgere di poche generazioni.
Uno degli inciampi che caratterizzano il nostro vivere in società è quello secondo cui non esistono le razze. Il che, dal punto di vista dell’oggettività, è assurdo, ed è fondato solo sull’ipocrisia da salotto che caratterizza in buona parte il nostro secolo.
Come è giusto, ogni razza è adattata al meglio all’ambiente in cui vive, e la cosa è facilmente dimostrabile: provi a mettere un indio del Mato Grosso a Wall Street e vedrà il risultato. Ma provi a mandare un finanziere nella selva amazzonica e vedrà per quanto tempo saprà sopravvivere.
Ma le razze esistono anche sotto l’aspetto biologico e, più strettamente, alimentare. Provi a forzare un eschimese a mangiare insalata o un indiano a farsi una fiorentina, e vedrà le reazioni biologiche.
Ogni gruppo sociale è adattato ad una sua particolare alimentazione, e con quella sopravvive benissimo. Per quanto riguarda gli insetti, gli aborigeni australiani e i cinesi, per esempio, se ne nutrono da tempo immemorabile e sono capaci di utilizzarli per le loro necessità alimentari. Noi europei, no.
Ci sono ulteriori preoccupazioni sulla farina di grillo?
Un ulteriore interrogativo riguarda le reazioni allergiche. Non esiste alcuna esperienza medica a proposito delle reazioni di sensibilizzazione o di reazioni allergiche che possono colpire le popolazioni occidentali, e le sorprese, sicuramente impossibili da scartare, potrebbero essere difficili o impossibili da contrastare. Esiste anche il rischio di contaminazione microbica o chimica nella produzione di farina di grillo o, comunque, di insetti vari o presenti in altre fonti proteiche alternative. Noi abbiamo analizzato qualcuno dei prodotti a base d’insetti che vengono proposti e i risultati non sono stati tranquillizzanti.
C’è quindi ancora la necessità di condurre ulteriori ricerche sugli effetti a lungo termine dell’assunzione di farina di grillo e altri cibi innovativi sulla salute umana.
Come si paragonano in termini di costo e qualità con le altre farine?
Oggi quei prodotti sono costosissimi. Un chilo di farina di grillo costa più o meno un centinaio di euro, e molto di più costa la stessa quantità di farina di scorpione. La tarma della farina, invece, costa più o meno il doppio del prodotto dello scorpione. Chi andasse a leggere ciò che scrive Wikipedia, certo non una pubblicazione scientifica, ma, comunque, molto seguita, troverebbe “È una specie fortemente sinantropa, che si trova soprattutto nelle abitazioni, dove frequenta in particolare le dispense; allo stato larvale, la tarma della farina è infestante e dannosa, dato che si sviluppa all’interno di derrate alimentari, in particolare quelle a base di cereali quali farine, pane, pasta e biscotti; il cibo viene contaminato dagli escrementi e assume un sapore sgradevole”.
Comunque, dal punto di vista alimentare, quei prodotti non sono all’altezza di competere con le fonti di proteine, e non solo di proteine, che da sempre fanno parte della nostra dieta.
Mi astengo dall’esprimere il mio parere sulle caratteristiche organolettiche limitandomi a riferire la mia sensazione quando li ho assaggiati:sono disgustosi.