Mediante trattamento proteico: importanza della qualità e della quantità delle miscele aminoacidiche
a cura di: Dott.ssa Silvia Barrucco
Nel corso degli ultimi mesi, anche grazie alla innovativa somministrazione effettuata attraverso sondino naso-gastrico, il protocollo del trattamento proteico nella cura del sovrappeso e delle adiposità localizzate, sebbene presente da diversi anni in letteratura, ha avuto un notevole sviluppo. La prospettiva di un facile guadagno ha facilitato l’introduzione in commercio di numerosi integratori a base di aminoacidi, base di partenza per l’impostazione del protocollo stesso. La fondamentale importanza della qualità dei componenti, del loro rapporto nella composizione fi nale, fondamentale anche per sostenere l’incremento di GH (come dimostrato da numerosi studi ) e la precisa tracciabilità della provenienza delle miscele impiegate non sono certo aspetti trascurabili per la sicurezza e l’effi cacia del trattamento. Appare un requisito importante la microfi ltrazione utilizzata per l’ottenimento della miscela proteica, metodo questo capace di assicurare un elevato standard qualitativo. Da qualche mese numerosi medici Estetici e Nutrizionisti hanno segnalato in molti casi l’insorgenza di uno squilibrio nutrizionale durante il trattamento, dovuto sia all’ apporto proteico talvolta insuffi ciente che alla qualità delle miscele aminoacidiche utilizzate, non in grado, a causa della scadente qualità, di garantire l’ apporto proteico richiesto. l trattamento proteico ha come base il mantenimento sostanziale della massa magra, garantito dall’ apporto aminoacidico e la perdita quasi esclusiva di massa grassa, dovuta alla mobilizzazione del grasso di deposito generato dalla totale assenza di carboidrati nel corso del trattamento. La pessima qualità delle miscele può quindi pregiudicare il raggiungimento di questo obiettivo, provocando perdita di massa magra, debolezza, alterato trofi smo della cute e delle masse muscolari con possibile rischio cardiologico. Un recente studio ha preso in considerazione, analizzandone la composizione, tre integratori aminoacidici presenti in commercio, utilizzati nel trattamento proteico, allo scopo di valutare l’ effettiva presenza, proporzione e qualità degli aminoacidi riportati in etichetta. Particolare attenzione è stata dedicata ai metodi di ottenimento delle miscele aminoacidiche, indicando nella microfi ltrazione quello più affi dabile nel garantire un’elevato standard qualitativo.
Trattamento delle adiposità localizzate con l’integratore aMin 21 K (trattamento classico)
Esperienza clinica
Dott.ssa Barrucco Silvia Medico-chirurgo
Dott. Marchetti Massimiliano – farmacista, medico chirurgo specializzando in chirurgia generale
Dott. Marchetti Mario – farmacista, giornalista.
INTRODUZIONE
L’obesità è una delle patologie più diffuse e al tempo stesso più sottovalutate tra i paesi industrializzati e in quelli in fase di evoluzione tecnologica. Anche se l’Oms riconosce che l’obesità è una priorità di salute pubblica, nessuno è stato fi nora capace di intervenire con efficacia.
SCOPO
Lo studio parte dal presupposto che la cura delle adiposità localizzate mediante un trattamento alimentare chetogenico si è diffuso nella pratica clinica grazie alla sua effi cacia nel raggiungere l’obiettivo primario di dimagrimento, non escludendo l’impegno da parte del medico di introdurre o riportare il paziente ad uno stile di vita salutare. Volontà di questo lavoro è portare alla luce il rafforzamento di massa magra che avviene con il trattamento con AMIN 21 K a fronte di una riduzione pressoché esclusiva di massa grassa.
MATERIALI E METODI
Lo studio si basa sulla raccolta, in un periodo di 8 mesi, di 250 casi: 197 donne e 53 uomini con un’età compresa tra 33 e 64 anni. Il BMI iniziale dei soggetti in studio è compreso tra 26,12 e 44,98. Tutti i 250 casi hanno approcciato almeno una volta in passato ad una dieta ipocalorica non riscuotendone successo, scelti nel pool di popolazione in sovrappeso/obesità che avendo intrapreso una dieta ipocalorica l’ha abbandonata prima del raggiungimento dell’obiettivo prefi ssato in accordo con il medico (tasso di abbandono delle diete ipocaloriche: 80%). Lo studio è stato condotto considerando la risposta al trattamento aminoacidico delle adiposità localizzate con AMIN 21 K come raggiungimento dell’obiettivo fi nale (18,50 < BMI < 24,99
RISULTATI
L’obiettivo fi nale (18,50 < BMI < 24,99) è stato raggiunto da 240 soggetti (96%), in un periodo variabile in base al peso iniziale, considerando che il calo ponderale è del 7-8% del peso corporeo iniziale ad ogni ciclo – di 21 giorni ciascuno – di trattamento aminoacidico con AMIN 21 K delle adiposità localizzate. L’aspetto da evidenziare è che la massa grassa non è stata semplicemente eliminata, ma addirittura sostituita da massa magra. Infatti, alla bioimpedenziometria, si nota una riduzione della massa grassa, accompagnata da un aumento di massa magra. Ciò signifi ca che la perdita di grasso è stata superiore ai chilogrammi rilevati dalla bilancia e che una parte del peso è stata rimpiazzata da massa muscolare. La conferma dell’incremento della massa magra è fornita anche dall’aumento del metabolismo basale, sempre evidenziato dall’esame bioimpedenziometrico.
CONCLUSIONI
Il trattamento aminoacidico delle adiposità localizzate con AMin 21 K conferma la sua utilità, spiccando per effi cacia ed effi – cienza. Tra i vantaggi di tale trattamento, in tutto il panorama della dietologia, risulta particolarmente degno di nota il tasso minimo di abbandono (4%). il trattamento aminoacidico delle adiposità localizzate offre al clinico, in materia di dietologia, uno strumento terapeutico maggiormente garante di successo, essendo il suo intervento in gran parte “terapia domiciliare”, pertanto dipendente dalla compliance del paziente.