La Stevia rebaudiana Bertoni è un piccolo arbusto originario della parte nord-orientale del Paraguay, della famiglia delle asteracee (compositae), assimilabile quindi ad erbe, vegetali e fiori come la camomilla, il dragoncello, l’indivia, la lattuga, le margherite, il girasole e il crisantemo. Grazie al suo gusto dolce, alla Stevia sono state assegnate molte denominazioni, come foglia di miele, foglia dolce del Paraguay, foglia dolce, erba dolce, foglia confetto ed erba miele. Questo perché le sue foglie sono ricche di composti dolci detti ‘glicosidi steviolici’.
La Stevia è stata scoperta per la prima volta dalle popolazioni indigene che utilizzavano le sue foglie per edulcorare le loro bevande. Nell’ottocento, il consumo della Stevia si era esteso a tutto il Sud America, incluso il Brasile e l’Argentina. La sua diffusione al di fuori del Sud America avvenne a seguito della sua “scoperta”, avvenuta nel 1887, da parte del botanico M.S. Bertoni. Nel 1931, due chimici francesi, M. Bridel ed R. Lavielle, hanno isolato i principali componenti che conferiscono alla Stevia il suo gusto gradevole: i glicosidi steviolici. Già utilizzata per le proprietà medicali oltre che dolcificanti,molte delle componenti della Stevia sono state studiate a fondo negli anni, sia allo scopo di fugare ogni dubbio sulla sicurezza, sia per individuarne tutte le potenzialità benefiche e quindi le possibili applicazioni. Dal 1970, i giapponesi hanno condotto approfondite ricerche sulla stevia e hanno riscontrato come il suo utilizzo sia completamente sicuro.
Anche enti internazionali sulla sicurezza alimentare come il Comitato congiunto di esperti FAO e OMS (rispettivamente l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura e l’Organizzazione Mondiale della Sanità) sugli additivi alimentari (JEFCA) a livello internazionale, l’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA) a livello europeo, come pure agenzie nazionali per la sicurezza alimentare, hanno redatto “panel” sulla sicurezza nel consumo della Stevia e dei suoi componenti. Degli estratti dalla foglia di Stevia, soltanto stevioside e rebaudioside A sono le componenti di principale interesse per le loro proprietà dolcificanti. Infatti, questi costituenti della Stevia tendono a produrre il gusto dolce meno rapidamente rispetto al saccarosio, ma per un lasso di tempo maggiore.
Dolcificante acalorico naturale
I glicosidi steviolici sono dolcificanti intensivi estratti dalle foglie della pianta Stevia (Stevia rebaudiana Bertoni) Il potere dolcificante di tali sostanze, quali steviosidi e rebaudiosidi, è 40-300 volte superiore a quello del saccarosio. Questa sua principale caratteristica, per cui è stata conosciuta, la rende utile in chi segue alimentazioni ipocaloriche atte al controllo ed alla gestione del peso o comunque a chi vuole edulcorare bevande, infusi, tisane, ecc, senza utilizzare zuccheri calorici (es.: saccarosio e fruttosio) e/o edulcoranti di derivazione chimica.
Non solo per dolcificare
Una recente revisione della letteratura scientifica finora disponibile, ha messo in evidenza una serie di qualità benefiche derivanti da determinate componenti della pianta di Stevia. Oltre all’elevato potere dolcificante, possiede proprietà antitumorali, attività anti-ipertensiva, attività anti-iperglicemica, attività anti-diarroica, anti cariogena, anti virale, anti microbica, immunostimolante, insulinotrofica. Perché non sfruttare quindi queste sue qualità vedendola come un vero e proprio nutraceutico e non solo come una “bustina di dolcificante”. Per chi deve controllare l’intake alimentare, oltre ad utilizzarla come edulcorante può beneficiare dell’azione antifame della Stevia. L’assunzione di uno snack di 290 kcal con aggiunta di Stevia prima di un pasto ha un potere saziante come 490 kcal addizionate invece di saccarosio (in soggetti magri e/o obesi). La glicemia e l’insulinemia post prandiale (nel pasto successivo al «carico» di stevia o saccarosio) è inferiore dopo l’assunzione di Stevia rispetto a saccarosio. Ottima notizia non solo per chi deve perdere peso ma anche per un’alimentazione “salutare”, visto che gli eccessi di glucosio nel sangue e di insulina sono proossidanti e proinfiammatori.
Pressione sanguinea
Uno studio per valutare la tollerabilità di 1500 mg di stevioside (assunzione di 500 mg tre volte al giorno) ha riscontrato che l’utilizzo di stevioside per 2 è stato associato ad una diminuzione sia della pressione sistolica che diastolica di 6,7% e 6,4%, rispettivamente senza inoltre avere effetti collaterali sulla tollerabilità. Questo studio ha anche osservato che il il gruppo Stevia aveva un tasso ridotto di ipertrofia ventricolare sinistra con un valore deel’11,5% per la stevia rispetto al 34,0% del placebo. In Ipertesi l’assunzione di 250mg di stevioside tre volte al giorno (totale 750 mg) ha provocato una diminuzione della pressione sanguigna (8,1% sistolica e 13,8% diastolica) rispetto al placebo al terzo mese di utilizzo e mantenuta nei successivi nove mesi. La cosa interessante è che chi era normoteso (pressione nella norma) non ha subito variazioni pressorie.
Metabolismo del glucosio
I benefici dell’assunzione di stevia sono stati studiati anche su diabetici di tipo 2. Una singola assunzione di stevioside (1.000 mg) in un pasto misto, è stato in grado di ridurre l’AUC (area sotto la curva) di glucosio postprandiale (dopo il pasto) del 18% rispetto al controllo (1 g di amido di mais). In soggetti con diabete di tipo 2, può possedere anche effetto insulinotrofico (migliora la produzione di insulina da parte delle cellule beta del pancreas ed il suo rilascio) e di inibizione sulla produzione di glucagone che spesso causa iperglicemia da neoglucogenesi (detto molto semplicemente, il glucagone fa produrre glucosio da altri substrati). In ratti alimentati per 4 mesi con un’alimentazione alta in grassi, l’assunzione di steviosidi ha ridotto l’insulino resistenza (quindi una migliore gestione dei carboidrati) rispetto al controllo che assumeva placebo.
Infiammazione e sistema immunitario
Nei topi, l’assunzione orale di 12.5-50mg/kg di stevioside un’ora prima di iniezione di lipopolisaccaride (LPS) è stata in grado di attenuare l’aumento della conta delle cellule immunitarie (neutrofili e macrofagi) nel polmone. Si pensa l’effetto sia secondario all’inibizione e/o interferenza dell’attivazione delle vie dell’ NF-kB (nuclear factor K-B) e MAPK in risposta a LPS, inibendo il rilascio di citochine infiammatorie. Lo Stevioside sembra possedere proprietà anti-infiammatorie nei ratti dopo l’ingestione orale di dosi piuttosto tollerabili anche nell’uomo. Questo studio è molto interessante (anche se ancora in vitro e non in vivo) perchè è il primo che riporta un meccanismo dello stevioside sull’attività antitumorale (tumore al seno). Certe altre sostanze chimiche vegetali, come sulforafano nelle verdure crocifere e allicina trovati nell’aglio, hanno effetti simili. Alcuni dei cibi più studiati per questa proprietà di attivazione dei sistemi di detossificazione (di conseguenza antiossidanti, antinfiammatori, ecc) sono quelli ricchi di polifenoli come il tè (tè verde in particolare), mirtilli, olio extra vergine di oliva, vino rosso, agrumi, tè di ibisco, soia, cioccolato fondente, caffè, curcuma e altre erbe e spezie, e un certo numero di erbe medicinali tradizionali.
Muscolatura scheletrica
Si è osservato che stevioside è stata associata ad un aumento dei tassi di rigenerazione muscolare attraverso l’aumento del reclutamento di cellule satellite e aumenta la capacità funzionale del muscolo danneggiato 7 giorni successivi alle lesioni. Nell’esperimento erano stati dati 10mg/kg di stevioside giornaliera in ratti (per via orale) per una settimana prima di indurre tossicità al muscolo scheletrico (via cardiotossina). Questa proprietà “rigenerativa” è probabilmente secondaria alla sua azione anti-infiammatoria (l’inibizione di nF-kB, che è risaputo avere effetto positivo sull’ipertrofia muscolare in animali).
Effetti allergizzanti/tossici del dolcificante naturale
Secondo un report sottoposto alla FDA per il riconoscimento della rebaudioside A come sostanza GRAS (Generally Recognised As Safe), gli studi effettuati non hanno evidenziato dubbi sulla possibile allergenicità o tossicità dei prodotti di degradazione o dei glicosidi steviolici presenti nel prodotto. Secondo la completezza dei dati disponibili, si è concluso, pertanto, che nessuna evidenza scientifica ha supportato l’ipotesi che i glicosidi steviolici, inclusa la rebaudioside A, possano avere un potenziale tossico o allergizzante.
Dott. Giovanni Montagna. Dietista, Docente SANIS, Scuola di Nutrizione e Integrazione nello Sport
Bibliografia: