Oggi, sempre più, si parla di dieta proteica per il trattamento rapido degli eccessi adiposi sino ad arrivare ai termini più coloriti quali “la liposuzione alimentare”. Da sempre il nostro gruppo scientifico ha preferito parlare di Trattamento Aminoacidico per non inquinare il termine DIETA che nel suo significato etimologico, derivando dal latino DIAETA che a sua volta deriva dal greco DIAITA, significa: vita, modo di vivere. Infatti il corretto modo di vivere o più semplicemente di alimentarsi non può e non deve rispecchiarsi nella dieta proteica caratterizzata da un notevole squilibrio nell’assunzione dei vari macronutrienti. Parlare, invece, di Trattamento indica un intervento medico, temporaneo, che ha come compito la soluzione di un problema e che in questa operatività di cambiamento può anche evidenziare dei risvolti non fisiologici. Si inizia a parlare di dieta proteica nel 1973, quando George L. Blackburn, MD, PhD , Professore Associato di Nutrizione e Direttore Associato della Divisione di Nutrizione presso l’Harvard Medical School codificò la quantità esatta di proteine che bisognava assumere nel corso del digiuno per proteggere la massa nobile di un individuo, cioè da 1,2 a 1,5 gr per chilo di peso ideale. Nacque così la dieta proteica che permetteva la diminuzione della massa adiposa senza perdita della massa magra. Inoltre, in questa dieta, la diminuzione del glucosio con conseguente attivazione del catabolismo dei trigliceridi adipocitari porta ad una notevole produzione di Acetil-CoA che, incapace di entrare completamente nel ciclo degli acidi carbossilici, interreaziona con se stesso dando luogo alla formazione dei corpi chetonici. Tra questi, l’acido beta-idrossi-butirrico agisce a livello ipotalamico riducendo la sensazione della fame e dando tono ed euforia al paziente.
Il nostro gruppo di studio (International Centre for Study And Research in Aestetic and Physiological Medicine – Direttore: Prof. Maurizio Ceccarelli) approfondì sul piano scientifico questi risultati per cercare di comprendere le cause che portavano alla perdita del grasso prevalentemente dalle zone dove questo era in eccesso. Basandoci anche sul lavoro di biologia molecolare di Loftus e Lane (1997 studi sull’azione di insulina ed estrogeni sull’adipogenesi ), affermammo che:
-Il tessuto adiposo è un tessuto ad attivissimo metabolismo: nell’arco di 3-4 settimane i trigliceridi intravacuolari vengono completamente disciolti e ricostituiti. Esistono, perciò, degli attivi sistemi enzimatici di costruzione (liposintesi) e di dissoluzione (lipolisi) del grasso.
-Su questi sistemi enzimatici, nelle zone di adiposità localizzata, gli ormoni sessuali si inseriscono, principalmente attivando la liposintesi. In particolare il distretto trocanterico della donna è influenzato dagli ormoni estrogeni che stimolano l’adipogenesi, creando così una riserva energetica naturale necessaria per fornire acidi grassi al momento della lattazione.
– Che il trattamento delle adiposità localizzate richiedeva normalmente un intervento specifico locale, perché un trattamento dietetico classico avrebbe mobilizzato il grasso dai distretti a normale metabolismo, lasciando quasi indenni le adiposità localizzate.
– Che una dieta capace di ridurre i tassi circolanti d’insulina e di aumentare i tassi ematici di GH avrebbe potuto essere utilizzata nel trattamento dietetico delle adiposità localizzate.
La dieta proteica, o meglio il Trattamento Aminoacidico, venne inserito nei protocolli utili alla riduzione degli eccessi adiposi
localizzati ed i risultati clinici ottenuti consentirono ad alcuni di pubblicizzare questo trattamento con il termine di liposuzione alimentare.
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