La dieta mediterranea è un modello alimentare che si è sviluppato nei secoli, dall’antichità ai nostri giorni, nel bacino del mar Mediterraneo, in quella larga porzione di territorio lunga quasi 4.000 chilometri, che abbraccia la penisola iberica, quella italiana, quella balcanica, l’Africa settentrionale e le coste del Medio Oriente. Un’area dunque piuttosto vasta dove la varietà paesaggistica, le differenze climatiche e la biodiversità rappresentano una vera e propria ricchezza dell’intero sistema agricolo, caratterizzato dalla presenza delle tre coltivazioni citate. La quinta sessione del comitato intergovernativo dell’Unesco ha iscritto la dieta mediterranea nella prestigiosa lista dei beni culturali immateriali dell’umanità, dopo un iter iniziato quattro anni fa da un progetto della Spagna, fatto proprio poi anche da Italia, Grecia e Marocco.
Il prestigioso riconoscimento individua questa pratica alimentare tradizionale, non solo come una selezione di alimenti, ma come un vero e proprio stile di vita. Essa infatti è l’insieme delle pratiche, delle rappresentazioni, delle espressioni, delle conoscenze, delle abilità, dei saperi e degli spazi culturali con i quali le popolazioni del Mediterraneo hanno creato e ricreato nel corso dei secoli una continua interazione tra l’ambiente culturale, l’organizzazione sociale, l’universo mitico e religioso intorno al mangiare. In concreto la dieta mediterranea è un modello nutrizionale rimasto costante nel tempo e nello spazio, costituito principalmente da olio di oliva, cereali, frutta, fresca o secca, verdure, una moderata quantità di pesce, latticini e pollame, bassi quantitativi di carne rossa, molti condimenti, spezie ed erbe aromatiche, il tutto accompagnato da un equilibrato consumo di vino rosso e infusi, sempre nel rispetto delle tradizioni di ogni comunità.
Il regime alimentare mediterraneo oltre a soddisfare il palato, unitamente agli altri sensi, grazie alla notevole varietà di sapori, profumi e aromi tipici delle pietanze che si possono gustare nei paesi che si affacciano sul mare nostrum, continua ad essere studiato dagli esperti per i benefici che apporta, alla salute in generale e al cuore. Non mancano, inoltre, studi sul ruolo preventivo della dieta mediterranea contro le malattie più gravi come il cancro o patologie neurodegenerative come l’Alzheimer. èinfatti emerso che chi segue questo tipo di regime alimentare ha meno possibilità di andare incontro a un modesto declino cognitivo, uno stadio tra il normale invecchiamento e la demenza. L’aderenza al modello della dieta mediterranea, che si associa ad un significativo miglioramento della salute così come dimostrato in uno studio (F.Sofi et al. Meta-analysis, BMJ september 2008), condotto su circa 1.500.000 di persone, con follow up variabile da 3 a 18 anni, ha dimostrato una riduzione pari al 13% sia per l’Alzheimer che per il Parkinson, al 6% della mortalità da cancro, al 9% per le malattie cardiovascolari ed ancora al 9% per la mortalità totale. È notorio che la frutta e la verdura, oltre ad avere un basso contenuto di grassi, in particolare quelli saturi, sono ricchi di sostanze antiossidanti quali le vitamine, i carotenoidi, il selenio e lo zinco. Molto importante è l’apporto dato dal pesce, soprattutto quello azzurro, essendo in esso presenti molte sostanze fondamentali per il nostro organismo: calcio, fosforo, iodio, selenio, vitamine varie e acidi grassi insaturi, tra cui il più importante è l’omega3.
Il primo studioso a coniare il termine “dieta mediterranea”, fu lo scienziato americano Ancel Keys, che nel 1952 intraprese uno studio, insieme alla moglie e ad altri collaboratori, volto a ricercare le motivazioni della bassa frequenza delle malattie cardiache nella regione del Mediterraneo. Tale studio durato oltre vent’anni, dimostrò in maniera chiara che la mortalità per infarto cardiaco in questa regione era molto più bassa rispetto a quei paesi la cui dieta era particolarmente ricca di grassi saturi (burro, grasso animale, derivati del latte, strutto). Numerosi studi successivi hanno confermato questa tesi: secondo i dati sperimentali e clinici forniti dalle ricerche condotte dai principali istituti sanitari del mondo, in quei paesi dove c’è un elevato consumo di pesce, di grassi vegetali, di frutta, di verdura e, non ultimo, di vino, la mortalità per malattie coronariche è decisamente ridotta rispetto al resto del pianeta. Nella comunità scientifica la definizione precisa di dieta mediterranea è un argomento ancora molto dibattuto, anche se si è concordi nel ritenerlo un modello nutrizionale caratterizzato da un apporto energetico costituito dal 50-60% di carboidrati, il 25-35% di grassi (per la maggior parte insaturi, come l’olio, e solo la minima parte saturi), ed il restante 10-15% di proteine, di origine sia animale che vegetale. Da diversi anni è presente la tendenza ad abbandonare la dieta mediterranea tradizionale in favore di modelli alimentari diversi. Secondo le statistiche ISTAT, la Campania ha registrato nel 2001 una incidenza delle patologie come l’ischemia coronarica (l’infarto), ben al di sopra della media nazionale. Al di sotto di questa media si collocano, invece, nello stesso anno, regioni più virtuose, di cui 6 appartenenti all’Italia centromeridionale (Sicilia, Basilicata,Toscana, Marche,Puglia, Abruzzo,Calabria,Molise, e 3 al Nord Italia (Piemonte, Liguria, Friulia Venezia Giulia).