Le terapie sono decise sulla base dei dati rilevati dal DNA del paziente. Ecco i primi risultati di uno studio, in sette centri francesi, che mostrano l’efficacia di questo nuovo orientamento diagnostico e terapeutico. Sta cambiando l’approccio allo studio e al trattamento dei tumori: a determinare la scelta del trattamento terapeutico, specie post-operatorio, non saranno più né la sede della lesione né l’esame istologico, bensì i marcatori molecolari del singolo tumore ed il corredo genetico del paziente. Un approccio che si traduce in un importante risvolto clinico: cure più mirate, più efficaci e affidabili come attesta uno studio presentato ad Amsterdam in occasione dell’European Cancer Congress.
LO STUDIO – Si chiama SHIVA lo studio che per la prima volta ha comparato i risultati di terapie postoperatorie standard con terapie ‘personalizzate’. Avviato due anni fa in sette centri francesi, tra cui l’Institut Curie di Parigi, ha reso noti i primi risultati le cui premesse appaiono promettenti. «Abbiamo reclutato 360 pazienti con un tumore metastatico o recidivato che non rispondeva alle terapie standard – ha spiegato Christophe Le Tourneau del centro parigino – e li abbiamo suddivisi in modo casuale in due gruppi, sottoponendo l’uno alle terapie tradizionali ed il secondo a trattamenti corrispondenti alle caratteristiche genetiche di quel preciso tumore. Dovremo attendere fino al 2016, data del termine dello studio, per confermare la reale efficacia di una terapia mirata alla ‘carta genetica’ del tumore, ma i primi riscontri sono positivi e attestano che questo tipo di approccio può migliorare la risposta terapeutica nel 40% dei pazienti».
CURE PERSONALIZZATE – Non tutti i tumori, dunque, sono uguali: anche quelli apparentemente simili sono in realtà estremamente diversi da un punto di vista molecolare. L’evoluzione più importante alla base di questo concetto riguarda la ‘personalizzazione’ delle indicazioni terapeutiche, un obiettivo che è sempre stato intrinseco all’oncologia, ma che oggi si è rivestito di una nuova luce e si è aperto verso altre frontiere grazie alla disponibilità di nuove informazioni e strumentazioni. «Essere giunti a questa consapevolezza – spiega Umberto Tirelli, direttore del dipartimento di Oncologia Medica dell’Istituto Nazionale Tumori di Aviano – ha apportato un miglioramento delle cure in oncologia volto a ricercare non solo i farmaci più idonei per trattare il paziente, ma ad identificare anche i pazienti che potranno davvero derivare un significativo beneficio in termine di diagnosi, di prognosi o di indicazione al trattamento, mirato ad ogni singolo caso». È un importante passo in avanti che sta orientando l’approccio del tumore verso l’onco-genomica. «Siamo ancora alle fasi iniziali – continua Tirelli – ma l’obiettivo è di riuscire a cronicizzare queste patologie, come è anche accaduto per il diabete, affinché il paziente posso convivere sempre più a lungo con la malattia e nel rispetto di una buona qualità di vita».
Fondazione Veronesi