“Ancora oggi in particolare nel mio istituto – denuncia il Prof. Umberto Tirelli, direttore del dipartimento di oncologia medica dell’Istituto Tumori di Aviano – siamo in carenza periodica di farmaci oncologici. In questo momento siamo in carenza di un farmaco, la carmustina essenziale per il trapianto di midollo nei linfomi e che ci costringe a dilazionare, senza escludere un possibile annullamento, il trapianto di midollo in alcuni pazienti che necessitano di tale approccio terapeutico. Per la prima volta ne denunciai la carenza nel 2011, quando fu impossibile il trapianto a nove pazienti con linfoma che già erano in attesa del trapianto di midollo e che furono o trattati con terapie alternativi con farmaci sperimentali e per altri meno urgenti si optò di allungare i tempi di attesa sapendo di non compromettere gravemente la salute del paziente. Da allora periodicamente in Italia sono mancati farmaci come il 5-fluorouracile usato nei tumori gastroenterici e del capo e collo, la bleomicina usata in certi linfomi e nel tumore del testicolo e la doxorubicina liposomiale usata nel carcinoma dell’ovaio e nel mieloma. Dal 2006 negli Stati Uniti la carenza periodica di farmaci affligge pazienti e medici non solo in oncologia costringendo i medici a ritardare i trattamenti o a scegliere terapie disponibili al momento. Le ragioni addotte dalle aziende farmaceutiche sono problemi di qualità di produzione, soprattutto dei farmaci in fiale, ma il sospetto è che effettivamente sia il basso costo e quindi le basse remunerazioni il vero problema. Negli Stati Uniti vi è l’obbligo per le industrie di avvisare sei mesi prima della mancanza dei farmaci ma questo intervento è una vera e propria istigazione all’accaparramento dei farmaci da parte di certe piccole aziende che poi le rivenderanno a costi molto più elevati a quegli ospedali che ne avranno necessità. È interessante notare che mentre in Italia non esistono statistiche al riguardo, negli Stati Uniti due terzi degli ospedali riferiscono la carenza periodica di 15 e più farmaci oncologici e non solo negli ultimi sei mesi. È veramente necessario che il Ministero e l’AIFA organizzino una discussione con le aziende farmaceutiche coinvolgendo le associazioni degli oncologi medici italiani (AIOM, CIPOMO). Un argomento molto convincente che sia negli Stati Uniti che in Italia potrebbe essere messo sul tavolo è di non approvare più o di ridurre significativamente il costo di quei farmaci, in particolare quelli biologici oncologici prodotti dalle multinazionali e venduti a prezzi elevatissimi quando queste e le loro piccole filiali non producessero più quei farmaci oncologici tradizionali, i cosiddetti chemioterapici vecchi, che costano poco ma dei quali si sente la mancanza perché in grado di contribuire a guarire certe malattie oncologiche come le leucemie acute, i linfomi, i tumori dei testicolo fra gli altri. Si potrebbe inoltre costituire un magazzino/banca centrale dipendente dal Ministero della Salute ed in collaborazione con l’Ospedale Militare di Firenze (che potrebbe produrre in parte questi farmaci), che tenga come scorta quei farmaci che si sa possono venire a mancare negli ospedali italiani, che costano molto poco ma che sono essenziali non solo in oncologia ma anche in altre branche della medicina. Infine, in risposta a quanto dichiara Farmindustria, che ritiene che il problema sia da attribuire in primis o quasi esclusivamente ai problemi di distribuzione, basta consultare l’elenco dei farmaci mancanti sul sito dell’Aifa per riscontrare che le motivazioni della carenza sul territorio italiano sono: sospesa o ridotta produzione, problemi produttivi e cessata commercializzazione o problemi regolatori.