Una sessione dei lavori del 37°Congresso Nazionale della Società Italiana di Medicina Estetica di Roma appena concluso tratta il tema del microbiota intestinale. Intere comunità popolano il nostro super-organismo, fatto di due sistemi distinti: il nostro corpo e i microbi.
Sicuramente tra le più interessanti scoperte della ricerca medica degli ultimi anni ci sono le comunità microbiche (batteri, virus, miceti e in alcuni casi anche protozoi) che popolano il nostro organismo: canale digerente, apparato respiratorio, apparato genito-urinario, cute. Ad appassionare maggiormente è il loro ruolo, la loro importanza, la loro azione all’interno di quello che ormai si è capito essere un super-organismo fatto di due sistemi: il nostro corpo e i microbi. “Indubbiamente di tutto il sistema microbico è quello che vive all’interno dell’apparato digerente a destare maggiore curiosità per il mondo scientifico – dice Domenico Centofanti, vicepresidente della SIME – Parliamo del cosiddetto Microbiota, la comunità microbica che colonizza l’intero canale dalla bocca all’orifizio anale, ma gli organi che ne sono più popolati sono il colon e l’intestino tenue. Una popolazione molto eterogenea e numerosa: circa un chilo di peso, approssimativamente 100 trilioni di batteri, circa dieci volte superiori in numero alle cellule umane, ‘un meta-organo’, com’è stato definito, con il quale abbiamo realizzato un rapporto di perfetta simbiosi, per questa ragione sue alterazioni qualitative e quantitative avranno poi ripercussioni sulla nostra salute. Una comunità batterica con oltre tre milioni di geni, non a caso si parla di Metaboloma intestinale, cioè un vero e proprio organo con delle incredibili attività metaboliche.
I batteri del nostro intestino sono stati i primi abitanti della terra, qui vivevano in epoche in cui mancava l’ossigeno, hanno poi trovato all’interno dell’intestino l’ambiente per loro ottimale: caldo, umido, mancanza di ossigeno, buio e cibo. Esiste uno scambio perfetto tra noi e loro, senza di essi, infatti, anche la nostra vita sarebbe impossibile, tant’è che gli animali Germ free, cioè animali senza microbi sin dalla nascita, fatti crescere in una cappa di vetro, sono piccoli, magri e appena liberati e quindi a contatto con il mondo esterno, muoiono. Proprio per questo i microbi non sono dei semplici commensali, ma hanno delle precise funzioni metaboliche e immunologiche. Alla nascita il nostro intestino è sterile, inizia poi la colonizzazione microbica che dipenderà dal tipo di parto, vaginale o cesareo, dall’esposizione ai microbi presenti nell’ambiente, dal tipo di allattamento e dall’alimentazione. Seppur consolidato dopo i primi anni di vita, potrà essere modulato in seguito dal nostro stile di vita, stress, fumo, attività fisica, farmaci, cibo ingerito e da altri fattori, alcuni dei quali ancora da definire.
Il suo sviluppo va di pari passo con il nostro sistema immunologico intestinale che sarà, per così dire, da esso educato e quel microbiota sarà poi tollerato da quel sistema immune. Aspetto non trascurabile se si pensa che il 70% del sistema immunitario dell’uomo sia localizzato nell’intestino. Alla funzione immunitaria si associano quella metabolica con regolazione dell’assorbimento di energia, la produzione di vitamine e la funzione protettiva della barriera intestinale. L’alterazione dell’omeostasi, la cosiddetta disbiosi, può portare a conseguenze più o meno gravi come la colonizzazione da parte del Clostridium difficile, diarrea, sindrome dell’intestino irritabile, patologie croniche intestinali. L’azione di questi microrganismi va ben oltre l’intestino, molti studi ormai ci dicono che le persone obese hanno un microbiota intestinale diverso dalle persone magre, se sia la composizione alterata del microbiota la causa dell’obesità o la sua conseguenza è ancora oggetto di studio, ma in ogni caso si è visto che trapiantare il microbiota di un animale grasso in uno magro fa sì che quest’ultimo diventi grasso e viceversa, tutto questo significa che probabilmente esso controlla anche l’aumento di peso dell’uomo. Non solo, sappiamo che modificando il microbiota di un diabetico si possono controllare la glicemia e l’insulino-resistenza.
Più in generale esso invia tutta una serie di segnali in un sistema che lo collega al tessuto adiposo, al pancreas, al fegato, al cervello (nutrient sensor pathway), organi che sono continuamente in contatto tra loro. Tutto questo si traduce ad esempio nella possibilità di comunicare al cervello ciò che devo mangiare e ciò che devo assorbire e forse finisce con l’influenzare anche il nostro modo di pensare, il nostro comportamento. Come detto, l’alimentazione e lo stile di vita sono cruciali nella sua formazione prima e nella sua modulazione poi, una dieta bilanciata è di aiuto nell’adulto, ma una particolare attenzione va data alla dieta dei bambini nei primi anni di vita, che sia ricca di fibre, povera di zuccheri semplici, ricca di frutta e verdura, con poche proteine animali. Pensando all’adulto questi consigli vanno seguiti e protratti nel tempo perché diversamente i benefici saranno minimi e il microbiota tenderà a tornare quello originale.
Per ciò che concerne l’utilizzo dei prebiotici e dei probiotici, tra i primi, sostanze non digeribili in grado di stimolare in maniera selettiva la proliferazione e l’attività di uno o di più batteri benefici colici, particolarmente utile è l’inulina (carciofi, cicoria). I probiotici, sono certamente utili, ma purtroppo oggi non ne abbiamo molti rispetto alle migliaia di specie di batteri intestinali. Probabilmente nel futuro avremo probiotici capaci di combattere l’obesità, le malattie infiammatorie, ecc. In ogni caso sembra influenzino l’attività piuttosto che la composizione del microbiota, in questo caso il loro consumo avrebbe effetto benefico anche quando non è alterata la composizione microbica intestinale. “In conclusione i nostri ospiti – commenta il presidente della SIME Emanuele Bartoletti – anche se come dice qualcuno ‘non è l’uomo a ospitare i batteri, ma sono i batteri a ospitare l’uomo’, sono fondamentali per la nostra salute, ma non è ancora ben chiaro come e fino a che punto, così come la possibilità di modificarne composizione. E proprio per questo la nostra società scientifica ha voluto allargare il disco e il confronto scientifico ai temi legati all’alimentazione in senso più ampio”.