«Il 50% dei trattamenti estetici fatti dal dentista? Non banalizziamo la medicina estetica per quattro risposte» AITEB, associazione italiana terapia estetica botulino, e AICPE, associazione italiana di chirurgia plastica estetica, contestano la lettura data all’indagine “Odontoiatria e medicina estetica, nel tempo della crisi”
«La risposta di quattro intervistati non può essere rappresentativa di una realtà complessa dove operano diverse migliaia di medici estetici, di chirurghi plastici e di dermatologi, senza contare i medici generici». AITEB, associazione italiana terapia estetica botulino, e AICPE, associazione italiana di chirurgia plastica estetica, contestano la lettura data all’indagine “Odontoiatria e medicina estetica, nel tempo della crisi” presentata all’ultimo congresso AIOP – Accademia italiana di odontoiatria protesica. «Secondo l’indagine, il 50% degli intervistati ha dichiarato che per i trattamenti estetici si è rivolto al dentista. Come però ben puntualizzato all’interno della stessa indagine, tale dato riveste ben poco valore perché determinato dalla risposta di 4 intervistati dei soli 8 che hanno dichiarato di essersi sottoposti a trattamenti estetici, il tutto all’interno di un campione di ben 800 interviste. Se i numeri sono utili, devono però essere contestualizzati in modo corretto per non far passare messaggi fuorvianti. I trattamenti estetici sono un ambito medico importante che richiede competenze e formazione specifiche e non può dare adito ad aperture nei confronti di quanti non hanno queste specializzazioni».
Questo, anche a fronte del recente parere che il Consiglio Superiore della Sanità ha espresso sulle competenze dell’odontoiatra all’esecuzione di trattamenti di medicina estetica. «È stata tracciata una linea di demarcazione chiara: gli odontoiatri possono intervenire per finalità estetica sul viso dei pazienti in modo molto limitato», precisano AITEB e AICPE. «Gli odontoiatri possono agire – come recita il testo – “con terapie con finalità estetica solo dove queste sono destinate alla terapia delle malattie ed anomalie congenite ed acquisite dei denti, della bocca, delle mascelle dei relativi tessuti, solo dove contemplate in un protocollo di cura odontoiatrica, e solo e limitatamente alle labbra”. Quindi, solo su pazienti odontoiatrici, cioè quelli già in cura e la terapia estetica deve essere correlata al trattamento odontoiatrico, non esclusiva. Altrimenti si configurerebbe il reato di esercizio abusivo della professione medica. Inoltre nell’ambito di tali interventi, essi possono impiegare solo ed esclusivamente farmaci e presidi specificatamente autorizzati per quel distretto anatomico, ciò che esclude tassativamente la tossina botulinica. Inoltre, il CSS, richiamandosi alla legge, sottolinea chiaramente che gli odontoiatri restano esclusi dai trattamenti iniettivi finalizzati esclusivamente al ringiovanimento, filler compresi».
«Nella tutela della salute dei pazienti, raccogliamo le preoccupazioni del presidente AIOP sulla competenza di chi pratica trattamenti estetici. È importante affidarsi a specialisti opportunamente preparati che abbiano seguito corsi di specializzazione mirati e trials specifici perché in gioco non ci sono solamente rughe, ma la salute, anche psicologica, del paziente. Non serve quindi alimentare la già estesa confusione che c’è attorno ai trattamenti estetici evidenziando che questi tipi di trattamenti vengono fatti prevalentemente in studi dentistici dove le primarie specializzazioni sono altre. Infatti, sempre dall’indagine emerge che nove odontoiatri su dieci non propongono ai propri pazienti trattamenti estetici. La medicina estetica è e resta una disciplina seria che richiede serietà».