Mangiare, come respirare, è un’attività indispensabile per mantenere in vita il nostro organismo: attraverso il cibo vengono fornite tutte le sostanze necessarie al nostro corpo per funzionare. Quantità e qualità del cibo influenzano in modo significativo la nostra salute psico-fisica. Una sana alimentazione rientra, infatti, tra i principi fondamentali della prevenzione primaria, universalmente riconosciuta come preziosa arma di difesa verso le malattie cardio-vascolari, il diabete e i tumori.
Per alcune patologie la dieta svolge un ruolo terapeutico, complementare agli interventi farmacologici.
Mangiare non è semplicemente una questione di salute: è piacere dei sensi (spesso, infatti, il cibo è associato al sesso), è un’occasione conviviale di incontro e scambio, è tradizione familiare, patrimonio culturale e, in alcuni casi, religioso.
Ci sono però situazioni in cui il cibo diventa un nemico, un nemico molto pericoloso. Si tratta dei disturbi dell’alimentazione in tutte le diverse sfaccettature di questo fenomeno.
L’obesità è ormai considerata una vera e propria malattia sociale per la sua drammatica diffusione nel panorama mondiale e si manifesta sempre più frequentemente fin dall’età pediatrica. Può essere causata da disfunzioni metaboliche specifiche o associata a fattori psicologici ed è responsabile di gravi danni alla salute, esponendo la popolazione colpita a un aumentato rischio di mortalità.
L’ortoressia, non riconosciuta come vera e propria patologia, consiste nell’auto-imposizione di un regime alimentare rigido, basato su regole ferree: nella spasmodica ricerca della “perfezione” fisica e di cibi che non “contaminino” l’organismo, gli ortoressici sono ossessionati dalla composizione chimico-biologica degli alimenti e dal contenuto calorico. Tipico esempio ne sono i fanatici della palestra che seguono diete iperproteiche per aumentare le masse muscolari ma che sono pericolosissime per l’organismo.
L’anoressia nervosa è un disturbo psichico tipicamente declinato al femminile, che insorge prima dei 25 anni di età, più frequentemente in epoca adolescenziale. È correlata a un’immagine distorta del proprio corpo, che è percepito come inadeguato e in costante condizione di sovrappeso: per questo chi soffre di anoressia adotta condotte di rigorosa e integerrima restrizione alimentare, spesso associate alla pratica di intensa attività fisica, a vomito autoindotto e/o all’uso di lassativi. Uno dei primi campanelli di allarme è la scomparsa del ciclo mestruale. Stanchezza, insonnia, gonfiore addominale, formicolii diffusi, ipotensione arteriosa, caduta dei capelli e demineralizzazione ossea costituiscono altri sintomi e segni, generalmente più tardivi, della malattia, che può debilitare l’organismo a tal punto da condurre alla morte.
La bulimia nervosa consiste, invece, in un’incontrollata necessità di ingerire grandi quantità di cibi associata all’ossessiva preoccupazione di non aumentare il peso corporeo. Dunque grandi abbuffate, seguite da sensi di colpa, in genere “compensati” da vomito autoindotto e uso di lassativi. Rispetto all’anoressia, insorge tipicamente in età più avanzata e può passare inosservata per molto tempo poiché non influisce sull’aspetto esteriore.
Spesso i due disturbi, quello anoressico e quello bulimico, convivono alternandosi.
Anoressia e bulimia sono malattie molto complesse, determinate da condizioni di profondo e radicato disagio psicologico ed emotivo, che richiedono un trattamento mirato sia del problema alimentare in sé sia della sua natura psichica. Cruciale è il riconoscimento precoce di queste condizioni per impostare tempestivamente un programma terapeutico specifico, che dovrà necessariamente essere multidisciplinare e integrato.
Il primo passo per guarire è vincere il senso di colpa e la vergogna, chiedere aiuto. Purtroppo i disturbi della condotta alimentare, in particolare l’anoressia, portano all’isolamento e sono così profondamente determinati dalla forte volontà personale che chi ne soffre difficilmente li riconosce come una grave minaccia per la propria salute e, a volte, per la vita stessa.