a cura del Prof. Umberto Veronesi
Non più del 3% dei tumori è infatti dovuto a ciò che respiriamo (dunque all’inquinamento atmosferico), ma ben il 30% è causato dall’alimentazione, in particolare a un’alimentazione troppo ricca di grassi di origine animale. D’altra parte, numerosissimi studi epidemiologici confermati da più recenti osservazioni genetiche ci dicono che un’alimentazione adeguata, povera di carne e ricca di alimenti vegetali, associata a un’attività fisica costante e al controllo del peso, possono aiutarci a prevenire il cancro. Attraverso tutti gli alimenti che ingeriamo, noi immettiamo nel nostro organismo una certa quantità delle sostanze tossiche solubili disperse nell’ambiente. Queste sostanze inquinanti sono nocive se le respiriamo, ma lo sono molto di più se le ingeriamo. Consumando grassi animali e carne, ci mettiamo proprio in questa situazione, perché dall’atmosfera queste sostanze ricadono sul terreno, e quindi sull’erba che, mangiata dal bestiame, (o attraverso i mangimi) introduce le sostanze nocive nei suoi depositi adiposi, e infine nel nostro piatto quando mangiamo la loro carne. Una volta ingerite con la carne, queste sostanze si accumulano più facilmente nel tessuto adiposo del nostro organismo, dove rimangono per molto tempo esponendoci più a lungo ai loro effetti tossici. Ecco perché il World Cancer Research Fund raccomanda innanzi tutto di mangiare poco e poi di limitare il consumo di grassi saturi (burro, strutto, panna) e in particolare della carne, e di osservare una dieta basata su alimenti vegetali, che comprenda un’ampia varietà di frutta e verdura, legumi e carboidrati poco raffinati. Frutta e verdura infatti sono alimenti poverissimi di grassi e ricchi di fibre: queste, agevolando il transito del cibo ingerito, riducono il tempo di contatto con la parete intestinale degli eventuali agenti cancerogeni presenti nella dieta quotidiana. Non solo: molti studi hanno dimostrato che frutta e verdura, oltre a contaminarci molto meno degli altri alimenti, hanno una vera e propria funzione preventiva, perché sono in grado di potenziare i sistemi chimici che il nostro organismo ha sviluppato per eliminare le sostanze tossiche. Oggi, grazie alla lettura del genoma, sappiamo anche il perché. Gli alimenti di origine vegetale contengono gli antiossidanti, sostanze che sono in grado di proteggere i nostri geni perché agiscono contro l’azione dei radicali liberi, cioè quelle molecole che possono alterare la struttura delle cellule. Ad esempio il licopene contenuto nei pomodori protegge dal cancro della prostata, l’indolo- tre- carbinolo contenuto nelle crucifere protegge dal cancro del seno, la catechina presente nelle foglie del tè contribuisce a proteggere dal tumore alla pelle, al colon, al polmone, al seno e alla prostata, il resveratrolo contenuto nell’uva e nel vino rosso protegge da diversi tipi di tumori. Alcuni vegetali, come la soia, sono ricchi di fitoestrogeni (sostanze simili agli ormoni femminili) e per questo possono svolgere un ruolo di regolazione di eventuali influenze ormonali sullo sviluppo di certi tumori. Gli agrumi, grazie all’alto contenuto di polifenoli, sono capaci sia di agire direttamente sulle cellule tumorali che di incrementare il potenziale anticancro di altre sostanze presenti nell’alimentazione. Recenti studi hanno dimostrato che questi frutti possono anche allungare la vita e proteggerci dall’obesità grazie alla presenza degli antociani, i pigmenti naturali che danno il colore rosso agli ortaggi e alla frutta, e di cui sono ricchissime le arance rosse. La sperimentazione sui topi di laboratorio e ora sull’uomo ha dato dimostrazioni importanti: gli antociani non solo hanno straordinari poteri antiossidanti, e quindi ritardano l’invecchiamento cellulare, ma creano anche uno scudo antiinfiammatorio e anti-accumulo di grasso. Per questo la scienza, pur seguendo il suo cammino che passa attraverso il dibattito continuo, si sta uniformemente dirigendo verso l’appoggio incondizionato dell’alimentazione esclusivamente vegetariana. I dati sono incontrovertibili: i vegetariani si ammalano meno di cancro, diabete, malattie cardiovascolari, obesità, Alzheimer e Parkinson. Vivono dunque più a lungo e meglio. Intorno a questo caposaldo ognuno poi dovrebbe scegliere la propria alimentazione in base ai propri gusti e abitudini, il modello di vita e la cultura. Io ho scelto il vegetarianesimo per motivi etici, prima ancora che scientifici. Amo gli animali e dunque non li mangio. Odio la violenza e non sopporto che un essere vivente venga massacrato perché io me ne possa cibare, tanto più se posso fare a meno di ingoiare il suo corpo, anzi ne guadagno in salute. La scelta vegetariana oltre ad essere un atto di responsabilità nei confronti della salute propria e degli altri, è anche un modo concreto per rispettare l’ambiente, e per contrastare le disuguaglianze alimentari che fanno sì che metà del mondo si intossichi per il troppo cibo e l’altra metà soffra e muoia per la sua mancanza. In un mondo che ha fame, il consumo di carne infatti costituisce uno spreco economico enorme, e l’ascoltato economista e sociologo Jeremy Rifkin ne ha dato una dimostrazione in cifre: se nel mondo ci sono 800 milioni di persone che soffrono la fame è perché gran parte del terreno coltivabile viene dedicato a farvi nascere foraggio e cibo per gli animali da carne. Ogni anno sono destinati a bovini, ovini, suini e polli circa 150 milioni di tonnellate di cereali. Con uno spreco finale enorme, perché se facciamo un bilancio tra quanto nutrimento s’impiega per allevare un animale da carne e quanta resa se ne ha ai fini dell’alimentazione umana, vediamo che il conto non torna. è molto più conveniente impiegare direttamente nell’alimentazione umana un chilo di cereali (può nutrire più persone in un giorno, e non ha sprechi) che impiegarne la stessa quantità per nutrire un animale da macello. Un miliardo e 400 milioni di bovini sono allevati nei 5 continenti e ciascun capo produce 500 litri di metano. Gli allevamenti intensivi producono fino a tre tonnellate di liquami per ogni cittadino, inquinando il sottosuolo, e l’evaporazione dei liquami è tra le cause principali delle piogge acide. L’America meridionale, per fare posto agli allevamenti, distrugge ogni anno una parte della foresta amazzonica grande come l’Austria. Per produrre la stessa quantità di cibo, l’allevamento intensivo consuma 70 volte più acqua della coltivazione e si è calcolato che la dieta di un tipico mangiatore di carne “costa “ all’ambiente 5.400 litri di acqua al giorno. Ritengo quindi che promuovere l’abbandono di un’alimentazione carnivora oggi sia un atto di responsabilità sociale, di consapevolezza scientifica e di amore verso l’umanità. Che ha a disposizione uno strumento potente per ridurre il peso della malattie che oggi maggiormente la affliggono e ancora non lo sa.
Il World Cancer research Fund raccomanda di mangiare poco e poi limitare il consumo di carne e grassi saturi (burro, strutto, panna) e di osservare una dieta basata su alimenti vegetali, che comprenda un’ampia varietà di frutta e verdura, legumi e carboidrati poco raffinati.