Tutti abbiamo dei nei, presenti fin dalla nascita o comparsi nel corso della vita. Si tratta di formazioni benigne che non creano alcun problema, ma vanno tenuti periodicamente sotto controllo per evitare che possano sfociare in situazioni più gravi.
Come spiegano gli esperti, per individuare eventuali melanomi, bisogna seguire la regola ABCDE, che prevede di controllare le cinque principali caratteristiche del neo: Asimmetria, Bordi, Colore, Dimensione ed Evoluzione. Se una di queste variabili cresce o si modifica nel tempo, va effettuata un’accurata visita specialistica dermatologica per prendere in esame l’intervento di asportazione.
“Esistono sostanzialmente due tipologie di intervento: l’asportazione chirurgica e quella con il laser – osserva il dott. Vito Abrusci, dermatologo, responsabile del Centro Vito Abrusci di Milano e referente scientifico di Syneron Candela. La tecnica chirurgica è certamente la più utilizzata perché permette sempre di effettuare l’esame istologico della lesione asportata, ma ha come effetto collaterale la permanenza di cicatrici sul corpo. L’asportazione con laser, di solito prediletta dai pazienti per la poca invasività, permette di distruggere con il calore le cellule del neo e di solito può essere presa in considerazione solo per l’asportazione di alcuni nei rilevati, sulla cui natura benigna non vi siano dubbi di alcun tipo”.
Ma nuovi studi con la tecnica laser stanno dimostrando sicurezza ed efficacia nel trattamento di diverse tipologie di formazioni cutanee. Il laser, già ampiamente efficace per la rimozione di lentiggini, si rileva idoneo anche per l’asportazione di nevi melanocitici comuni acquisiti.
Un caso clinico pubblicato sulla rivista American Society for Dermatologic Surgery, condotto dal dottor Vito Abrusci ha mostrato come la tecnica che utilizza la energia laser pulsata sia riuscita ad intervenire asportando le neoplasie benigne. L’operazione è stata effettuata su una signora di 38 anni, senza alcuna familiarità con melanoma.
Il nevo melanocitico comune acquisito è una forma molto comune di neo, soprattutto nelle persone di razza caucasica, fa parte della stessa famiglia delle lentiggini e si tratta di una lesione pigmentaria benigna di colore marrone che compare di solito in adolescenza ed è localizzata prevalentemente sul tronco e alla radice degli arti. Rispetto al nevo congenito, presente fin dalla nascita, il cui il rischio maggiore di sviluppo di melanoma si annida nel cambio di dimensione, il neo melanocitico acquisito va tenuto sotto controllo per la numerosità e la variabilità clinica.
“Molti studi dimostrano l’efficacia del laser a colorante pulsato nel trattamento delle lentiggini e di altre lesioni pigmentate, ma nessuna, fino ad oggi, nel trattamento del nevo melanocitico. L’azione si è svolta in autunno, periodo ideale per intervenire su qualsiasi tipo di nevo, per la scarsa esposizione ai raggi solari – aggiunge Vito Abrusci – I nostri risultati clinici suggeriscono che questa modalità è un approccio valido per il trattamento dei nevi melanocitari comuni acquisiti, con il vantaggio del breve tempo operativo, ma dovranno essere eseguiti studi prospettici più ampi”.