di Alessia Addari
Un indiscusso talento del calcio internazionale, David Beckham è senz’altro considerata una delle personalità sportive in assoluto più note alla stampa ed ai media di tutto il mondo, ma anche un uomo di grande generosità, sia in campo che soprattutto nella vita.A testimonianza di ciò la sua nomina dal 2005 a Goodwill Ambassador dell’Unicef, per la quale l’ex capitano dell’Inghilterra ha, in questi sei anni, prestato costantemente il suo impegno, rivolto in particolare al programma “Sports for Development” (Sport per lo sviluppo). Il sostegno del calciatore alla causa dell’Associazione è, però, ben precedente e risalente addirittura agli anni di militanza al Manchester United Football Club, precisamente nel ’99, quando la squadra inglese avviò una partnership, denominata “Uniti per l’Unicef”, con il Comitato britannico per sensibilizzare e raccogliere fondi a favore di progetti ed iniziative. A tutto ciò si aggiunge anche la partecipazione dello stesso Beckham ed i suoi compagni a numerose campagne, allo scopo di promuovere e realizzare programmi educativi e ricreativi riguardanti il calcio ed i bambini nel mondo.
In Sud Africa in favore del progetto “Mothers to Mothers” contro HIV/AIDS.
Emozionante, inoltre, la visita di qualche tempo fa in Sud Africa, presso l’ospedale di Khayelitsha (uno slum della capitale Città del Capo), in cui è attivo un importante programma di prevenzione, “Mothers to Mothers” (M2M), finanziato dall’Unicef e rivolto a donne incinte e neo mamme sieropositive, con interventi di informazione ed assistenza finalizzati a prevenire la trasmissione del virus da madre a figlio. E’ proprio qui che il popolare calciatore, guidato dal dottor Mitch Besser, fondatore di M2M, ha incontrato molte di queste donne, conosciuto le loro storie ed assistito ai grandi miglioramenti di cui i pazienti beneficiano all’interno della struttura. Particolarmente toccante l’incontro con Tamara, 25 anni, madre sieropositiva che ha ricevuto le cure dal Centro e che ora assiste altre giovani nella sua stessa situazione. Tamara aveva iniziato i trattamenti in clinica quando era incinta di 5 mesi e, grazie ai test, alle consulenze e ai farmaci, suo figlio Sesiphi di 3 anni non ha contratto il virus.
“Ho incontrato Tamara, che vive con l’HIV. Superando ogni difficoltà, è diventata una consulente ed un supporto per le altre donne nella stessa situazione – racconta Bechkam – Mi ha detto che ciò che è necessario ora è che gli uomini s’impegnino a sostenere le loro mogli incinte che vivono con il virus. Troppi pochi mariti e partner di sesso maschile assistono le loro mogli in clinica, più uomini devono assistere le proprie partner per ottenere il trattamento e le cure di cui hanno bisogno. Mi auguro di poter contribuire a promuovere il messaggio di Tamara, e che gli uomini là fuori lo ascoltino e facciano la loro parte”.
Dati a dir poco allarmanti testimoniano che quasi ogni minuto, ogni giorno, un bambino nasce con l’HIV in qualche parte del mondo, per contagio da parte della mamma durante la gravidanza o durante il parto. La più grande tragedia è che con una semplice ed economica terapia, il contagio sarebbe praticamente del tutto evitabile. È questo il contenuto del messaggio relativo alla campagna mondiale “Uniti per i bambini, Uniti contro l’AIDS”, promossa nel 2005 dall’Associazione, il cui bilancio ha registrato ad oggi significativi progressi nella cura e nella prevenzione di questa forma di contagio alla nascita.
Se infatti nel 2004 era appena il 9% delle donne bisognose a beneficiare di farmaci antiretrovirali, attualmente la copertura dell’accesso al test rapido per l’HIV, a consulting per le donne sieropositive e per i loro partner, ai farmaci anti-retrovirali per madri e figli, alle pratiche di svolgimento sicuro del parto ed aiuto per l’allattamento esclusivo al seno, è di oltre il 45%. Un progresso decisamente evidente e segno di grande civiltà per questo Paese.
“Mi da così speranza sapere che in un Paese come il Sudafrica dove oltre 5 milioni di persone vivono con l’HIV/AIDS, è stato fatto un simile lavoro da parte dell’UNICEF e dai suoi partner per prevenire la trasmissione del virus dalle madri ai figli – dichiara il calciatore – La soluzione è economica, è semplice e può contribuire a salvare la vita di centinaia di migliaia di bambini ogni anno. I bambini hanno diritto ad essere sani per quanto possibile e non mi viene in mente nulla di meglio che poter assicurare loro di nascere senza aver contratto l’HIV. Se tutte le donne che ne hanno bisogno ricevessero il trattamento per prevenire la trasmissione dell’HIV ai loro bambini, una generazione di bambini liberi dal virus potrebbe essere a portata di mano. Ora, tutti hanno bisogno di incontrarsi per far si che ciò accada. Esorto tutti a sostenere questo lavoro e a salvare la vita dei bambini e mi auguro che la mia visita abbia dato loro una speranza e possa inviare un messaggio agli altri: bisogna porre fine alla discriminazione verso le vittime del virus, ora “.
UNICEF un’organizzazione mondiale a difesa dei diritti umani.
Fondata nel 1946 su decisione dell’Assemblea Generale dell’ONU, l’Unicef (Fondo delle Nazioni Unite per l’Infanzia) è ad oggi la principale organizzazione mondiale per la tutela dei diritti e delle condizioni di vita dell’infanzia e dell’adolescenza.
Ben 156 i Paesi come Asia, Africa, America Latina, Europa orientale e Oceania in cui l’Associazione presta attualmente la sua opera con programmi di sviluppo umano e sostenibile a lungo termine, grazie ad una fitta rete di 126 uffici permanenti sul campo (Country Offices), oltre naturalmente ai 36 Paesi economicamente avanzati presidiati tramite una rete di Comitati Nazionali.
Un ingente spiegamento di mezzi e risorse a sostegno di una grandiosa missione: quella di mobilitare in tutto il mondo consenso ed impegno al fine di contribuire al soddisfacimento dei bisogni di base e delle opportunità di vita di ogni bambino, ragazzo e adolescente. Tutto ciò in riferimento alla Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, quadro di riferimento dell’organizzazione approvata dall’ONU nel 1989 e ratificata finora da 193 Stati, caratterizzata da un approccio centrato sui diritti e da una strategia volta a dare ad essi concreta realizzazione in tutte le fasi dello sviluppo della persona e in tutte le circostanze, situazioni di emergenza comprese.
Le azioni dell’Unicef si articolano, inoltre, attraverso collaborazioni con istituzioni pubbliche, organizzazioni ed associazioni locali con le quali concordare e realizzare in ogni paese programmi e progetti di sviluppo umano, sempre nel totale rispetto delle diversità culturali e con particolare favore per coloro che sono svantaggiati per ragioni legate al sesso, alla condizione sociale, all’appartenenza etnica o religiosa.
Alle tradizionali aree di intervento attive sin dagli anni ‘50 (lotta alle malattie infantili epidemiche, salute materno-infantile, vaccinazioni, nutrizione) si sono, inoltre, progressivamente affiancati programmi di sviluppo socio-sanitario sempre più integrati fra loro, nel quadro di una strategia fondata sui diritti e non più esclusivamente sui bisogni del bambino.
Ed è proprio questo programma che ha reso possibile un ulteriore traguardo, quello di poter intervenire in tutte le fasi del ciclo di vita del bambino e dell’adolescente (da 0 a 18 anni), operando nei più diversi settori: dalla promozione dell’allattamento al seno alla salute riproduttiva della donna, dalla protezione dei diritti all’istruzione, dalla lotta all’HIV/AIDS al microcredito.
Instancabile, a tal proposito, l’attività dell’Organizzazione che, secondo i dati pubblicati nel Rapporto sull’Intervento Umanitario, avrebbe risposto nel corso del solo anno 2010 ad almeno 290 situazioni di emergenza umanitaria con milioni di persone coinvolte in tutto il pianeta. Tra questi, i disastri ad Haiti e in Pakistan che hanno innescato uno straordinario impegno umanitario, nonostante i bisogni delle popolazioni colpite siano enormi e continuino a rappresentare una sfida per il futuro. Sempre maggiore è dunque l’impegno, nel corso di questo 2011, allo scopo aiutare le comunità a prepararsi ed a limitare gli effetti di future emergenze, oltre che a riprendere il percorso di sviluppo nel momento in cui la fase emergenziale. Sarà infatti necessario,.come articolato nello stesso intervento umanitario a favore dei bambini, promuovere la capacità di ripresa delle singole comunità e delle istituzioni.
Una solidarietà oltreoceano con obiettivi assolutamente ambiziosi portati avanti da un esercito di migliaia e migliaia di volontari che con costanza e grande passione offrono il proprio impegno gratuito, il proprio tempo libero, rappresentando un’irrinunciabile ed inesauribile risorsa per l’organizzazione, che si avvale delle loro competenze professionali e delle loro qualità per sensibilizzare la società civile – cittadini, associazioni, enti locali e imprese – alle politiche e alle azioni promosse nel mondo. Fondamentale, in questo senso, la loro attività orientata alla promozione dei diritti dell’infanzia in Italia a sostegno dei programmi nei Paesi in via di sviluppo.