In costante crescita, sono 285 milioni gli ipovedenti nel mondo.
Degenerazione maculare legata all’età, retinopatia diabetica, cataratta e glaucoma le cause principali.
La sfida all’oftalmologia del Terzo Millennio è la prevenzione delle malattie che possono determinare gravi deterioramenti della visione, patologie il cui impatto individuale e sociale è molto rilevante nella società moderna, dal momento che la maggior parte delle informazioni e delle attività utilizza il sistema visivo.
Una ridotta capacità visiva ha infatti un impatto devastante sia sulla vita lavorativa che sull’autonomia delle persone. Gli studi effettuati hanno evidenziato che le persone affette da ipovisione presentano:
Rischio di cadute: 2 volte superiore
Rischio di depressione: 3 volte superiore
Rischio di frattura dell’anca: 4 volte superiore
Tasso di mortalità: 2 volte superiore
Istituzionalizzazione più precoce in media di 3 anni
Significativa riduzione dell’autonomia
Quante persone ne sono colpite?
Secondo le stime dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), l’ipovisione è in costante crescita nel mondo. L’OMS ha stimato che vi siano 285 milioni di persone con gravi problemi di vista e di questi 39 milioni siano ciechi e 246 milioni siano ipovedenti. Negli ultimi anni si è infatti registrato un notevole incremento delle malattie che causano ipovisione (cataratta, degenerazione maculare, retinopatia diabetica, glaucoma etc.), patologie strettamente legate all’invecchiamento e quindi in forte aumento per l’incremento dell’età media della popolazione, o di altre patologie come il diabete. E‘ stato calcolato che circa l’80% di queste potrebbe essere prevenuto o curato.
Le cause della cecità e dell’ipovisione
Secondo i dati dell’OMS, la cataratta rappresenta la prima causa di cecità nella maggior parte del mondo, mentre il glaucoma e la degenerazione maculare si collocano rispettivamente al secondo e al terzo posto tra le cause di cecità.
L’impatto socio-economico della cecità e dell’ipovisione è molto rilevante
La cecità e l’ipovisione rappresentano una priorità per i Servizi Sanitari di tutti i Paesi, siano essi in via di sviluppo o industrializzati. La perdita della visione è infatti tra le patologie a più elevato impatto sociale ed economico nella classifica mondiale delle malattie che causano disabilità stilata dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS).
Il costo della cecità e dell’ipovisione in tutto il mondo è stato nel 2010 di 2.954 miliardi di dollari.
In Europa i costi diretti sono stati di 512 miliardi di dollari e quelli indiretti sono ammontati a 181 miliardi di dollari5. Uno studio condotto dalla LUISS G. Carli di Roma per conto di IAPB ha evidenziato un impatto economico totale delle patologie che causano cecità, in Italia, di circa 4,4 miliardi di euro l’anno, di cui 2,8 miliardi di euro di costi sanitari; 1 miliardo di euro per sussidi/pensioni; il rimanente suddiviso tra tasse, istruzione/cultura e aiuti (LUISS, G. Carli; Roma). A questi costi vanno aggiunti circa 2,1 miliardi di euro per la perdita di produttività.
Cosa significa “ipovisione”?
Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), viene definito ipovedente colui che ha un’acuità visiva compresa tra valori di poco superiori a 1/20 ed inferiori a 3/10. Al di sotto di 1/20 un soggetto è dichiarato cieco. Questi valori significano che, nel caso di 1/20, un soggetto riconosce ad un metro di distanza un simbolo o un oggetto che una persona normale riconosce a 20 metri e, nel caso di 3/10, riconosce a 3 metri ciò che dovrebbe riconoscere a 10 metri. L’ipovisione è una condizione di deficit visivo che non permette a un determinato individuo lo svolgimento delle attività quotidiane come leggere caratteri di stampa standard, riconoscere i volti delle persone e muoversi in maniera autonoma.
In Italia il concetto legale di cecità-ipovisione è stato ridefinito con la legge 3 aprile 2001, n. 138 che prende in esame, per la valutazione del danno, non solo lo stato della visione centrale, ma anche quello della visione periferica.