Tatuaggi nelle parti del corpo più impensate, con soggetti disparati, di dimensioni spropositate e dai colori sempre più ricercati. Ormai non c’è limite alla fantasia dei professionisti dell’arte del tattoo, pronti a soddisfare le richieste dei loro numerosi clienti, anche le più strane. Secondo gli ultimi dati, in Italia un milione e mezzo di persone hanno almeno un tattoo e, di questi, il 7,5% sono ragazzi giovanissimi, di età compresa tra i 12 e 18 anni (fonte: Centro nazionale Ondico – Organismo notificato dispositivi e cosmetici – dell’Istituto superiore di sanità). E il trend, con l’arrivo della bella stagione, è in ulteriore ascesa. Ma attenzione a ponderare con la dovuta cautela scelte del genere. Di pari passo con l’esercito dei tatuati, infatti, cresce anche quello dei pentiti, ed è qui che sorge il problema. A dispetto dell’opinione comunemente diffusa, infatti, rimuovere i tatuaggi non è propriamente una passeggiata e, anzi, non sempre è possibile. Non solo. Se non ci si affida alle mani giuste, può anche essere pericoloso e lasciare dei danni. E rimanere come se fosse “marchiato a fuoco”, come accadeva con gli schiavi nell’antichità….
A denunciarlo è la dermatologa Elisabetta Sorbellini, in forza allo Studio Rinaldi di Milano e specializzata nell’utilizzo dei laser. “I tatuaggi monocromatici neri – spiega la specialista – possono scomparire del tutto. Per mezzo di laser specifici chiamati Q Switch si riesce in un certo numero di sedute a tirarli via gradualmente. Quelli molto colorati, invece, sono più difficili da trattare perché non esiste per ogni colore la lunghezza d’onda specifica del laser. Di conseguenza il numero di sedute necessarie per eliminarli è molto alto e i rischi connessi all’utilizzo dei laser specifici, che emettono impulsi brevi e ravvicinati, possono essere la comparsa di rossori prolungati o crosticine, ma anche una semplice attenuazione del tatuaggio, non la sua definitiva scomparsa. Certi colori come il blu, il verde e il giallo vengono via un po’ più difficilmente: rimane sempre un’ombra di quello che è il colore originario”.
Prima di farsi un tatuaggio, insomma, è meglio pensarci su due volte, anche perché la sua eventuale rimozione può essere persino più dolorosa. “I laser Q Switch – conferma la Dott.ssa Sorbellini – emettono molto calore: sono come tanti piccoli aghi che entrano nella pelle, un po’ come i vecchi laser per l’epilazione, perché i raggi vengono assorbiti direttamente dal colore. Si sentono tante scossettine, piccole o grandi, a seconda dell’intensità del colore del tatuaggio: tanto più è pieno, tanto più il laser è doloroso. Allora in quel caso si fanno almeno le prime tre sedute con una crema anestetica da mettere un’ora prima dell’inizio”.
Altrettanto complicata, infine, può rivelarsi la rimozione del cosiddetto ‘trucco permanente’. “E’ questo – ammonisce la dermatologa – un capitolo ancora più complesso perché certi colori che vengono adoperati per il trucco permanente possono cambiare a seconda della lunghezza d’onda del laser. Ecco quindi che un rosso diventa nero, un marrone diventa più scuro, e a quel punto, purtroppo, diventa ancora più difficile cancellarlo. Vero è, tuttavia, che generalmente i professionisti del tatuaggio permanente per il trucco usano dei colori che vengono poi assorbiti ed eliminati dalla pelle, per cui si tratta in realtà di un trucco semipermanente. A volte, però, mi è capitato di vedere dei lavori fatti con il nero su cui poi risulta veramente difficile intervenire. In certe zone, come ad esempio le palpebre, non è consigliabile agire: se ci sono le sopracciglia, si rischia poi di depilarle, quindi si elimina sì il tatuaggio, ma si eliminano anche i peli. Anche il contorno delle labbra a volte va incontro a una modifica del colore, per cui rimane magari un’antiestetica riga nera. Bisogna assolutamente fare molta attenzione”.