di Raffaella Quieti Cartledge
Nutrizionista da 28 anni, Antony Haynes utilizza i principi della medicina funzionale dal 1992. Negli ultimi dieci anni, ha focalizzato la sua clinica e ricerca sulle infezioni virali croniche, e in particolare sul loro ruolo nell’insorgenza delle condizioni autoimmuni. Attualmente dedica gran parte delle sue consulenze nutrizionistiche e del suo insegnamento (nel Regno Unito), alla gestione dei sintomi della sindrome post Covid.
Dott. Haynes, cos’è la sindrome post-Covid?
La sindrome post Covid è uno dei nomi dati alla condizione che si manifesta con sintomi che durano per più di tre mesi dopo il contagio. Viene anche definita sindrome del COVID-19 lungo. I sintomi più frequenti sono affaticamento e mancanza di respiro. È interessante notare come la sindrome possa colpire chi ha avuto il COVID-19 più o meno gravemente, nelle sue diverse manifestazioni.
Un recente studio di Gold et al, pubblicato a giugno 2021, indaga la relazione tra la prevalenza del COVID lungo e la riattivazione del virus di Epstein-Barr. Uno dei nove tipi di virus dell’herpes conosciuti, l’Epstein-Barr è tra i più comuni nell’uomo e causa della mononucleosi infettiva, che si contrae principalmente in età adolescenziale.
Lo studio mostra come molti sintomi del Covid lungo potrebbero non essere un risultato diretto del virus SARS-CoV-2, ma la conseguenza della riattivazione del virus EBV indotta dall’infiammazione da COVID-19. Lo studio di 186 pazienti di Covid lungo scelti a caso, ha verificato che il 66,7% dei soggetti è risultato positivo alla riattivazione dell’EBV.
Quali alimenti possono aiutare a mitigare i sintomi della sindrome post Covid ?
Ogni paziente richiede una combinazione individuale tra interventi nutrizionali e stile di vita. Per alcuni, l’istamina svolge un ruolo significativo, nel caso abbiano sviluppato la sindrome da attivazione dei mastociti (MCAS, Mast Cell Activation Syndrome), una condizione in cui il paziente manifesta sintomi allergici ripetuti come ad esempio orticaria, gonfiore, pressione bassa, difficoltà respiratorie e diarrea.
Pertanto, una dieta a basso contenuto di istamina è fondamentale per gli individui affetti da MCAS. Gli alimenti ricchi di istamina sono alcol (e altre bevande fermentate), alimenti fermentati come yogurt, latticini, frutta secca, avocado, melanzane, spinaci, carne di produzione industriale o affumicata.
Ci sono anche una serie di alimenti che attivano il rilascio di istamina nel corpo, come banane, pomodori, fagioli, papaia, cioccolato, agrumi, noci, anacardi e arachidi.
Oltre all’attenzione alla dieta, gli integratori che aiutano a modulare l’istamina sono la quercetina e la vitamina C.
Per altri pazienti, è stato dimostrato che l’uso della niacina (Vitamina B3) riduce l’affaticamento. La niacina può aiutare a ripristinate l’apporto del coenzima NADH (nicotinammide adenina dinucleotide, anche conosciuto come Coenzima 1), di importanza fondamentale nel ciclo di produzione dell’energia. Oltre a favorire la produzione di ATP (l’Adenosina Trifosfato, ossia il composto chimico che fornisce alla cellula l’energia necessaria per svolgere qualsiasi tipo di lavoro biologico), la niacina favorisce anche la produzione del potente antiossidante glutatione.
Una delle espressioni più comuni del Covid lungo è la spossatezza post-sforzo. Il livello di intensità e la frequenza dell’attività fisica devono quindi essere modulati con attenzione e cautela. Anche nella Sindrome da Affaticamento Cronica (Chronic Fatigue Syndrome or CFS) l’aumento graduale dello sforzo fisico potrebbe non essere l’approccio teraapeutico giusto.
Bisognerebbe capire quanto esercizio si può affrontare facendo piccoli test su se stessi.
Come per tutte le altre patologie croniche, è imperativo avere un ciclo del sonno sano. Nella CFS e nell’MCAS, sono comuni le interruzioni del ciclo del sonno. Lo stesso si verifica nel caso del Covid lungo. Con tutta probabilità causato dalla dispnea (difficoltà respiratoria o affanno).
Ha istituito un protocollo per affrontare i sintomi del Covid lungo?
Come per qualsiasi condizione, la raccolta di informazioni sul caso individuale è fondamentale per capire come sia iniziata e come si manifesti la patologia, piuttosto che l’utilizzo di un protocollo standard.
Alcuni individui presentano disturbi intestinali che devono essere affrontati prima dell’affaticamento o della mancanza di respiro tipici del Covid lungo.
È sicuramente interessante il fatto che il Covid lungo colpisca gli individui in misura diversa dalla condizione originale. Probabilmente, come per lo stesso Covid-19, lo stato iniziale di zinco, vitamina C e D hanno un ruolo importante;
La maggior parte della popolazione ha dimostrato di avere un livello insufficiente di vitamina D.
L’infiammazione generale e sistemica derivante da un’alimentazione scorretta, o un equilibrio intestinale compromesso, hanno un ruolo importante nella suscettibilità al Covid lungo.
Sebbene gli scienziati la considerino una condizione non-comune (al di sotto dell’1 % della popolazione), i 30 milioni al mondo di malati di stanchezza cronica non accetterebbero questa classificazione.
In sintesi, le persone affette dalla sindrome del Covid lungo possono sicuramente beneficiare di interventi di terapia nutrizionale olistica che includano cambiamenti nello stile di vita e l’utilizzo di integratori che hanno una comprovata efficacia nel ridurre l’infiammazione e migliorare i sintomi della fatica cronica e della sindrome da attivazione dei mastociti.
Quali integratori consiglia per favorire il recupero dai sintomi del Covid lungo?
Innanzitutto consiglio l’utilizzo di 300-500 mg di quercetina due o tre volte al giorno. La niacina può provocare un effetto flushing (sensazione di calore, arrossamento, prurito o formicolio), e deve quindi essere assunta con gradualità. Si può iniziare con 50 mg ed aumentare fino a 250-300 mg al giorno. Un ulteriore integratore molto utile è la NAC (N-acetyl cysteine o acetilcisteina) utilizzata per trattare i disturbi delle vie respiratorie caratterizzati da una sovrapproduzione di muco.
Consiglio dosi da 500 mg assunte due volte al giorno. Una formulazione di curcuma ben assorbibile è molto utile per modulare l’infiammazione. Consiglio 100-250 mg due volte al giorno, 20-30 mg di zinco e 500 mg di vitamina C, 2-4 volte al giorno. Importante anche l’assunzione di dell’antiossidante selenio, 100 mcg 1-2 volte al giorno. In alcuni casi consiglio anche il coenzima COQ10, dose di 100 mg e un complesso vitaminico B a basso dosaggio ma attivo, una o due volte al giorno.
Per riassumere :
Quercetina (300-500 mg) – due o tre volte al giorno appena prima dei pasti
Niacina 50 mg e aumentare gradualmente la dose – a stomaco vuoto una o due volte al giorno
NAC 500 mg due volte al giorno (antinfiammatorio, antivirale, precursore del glutatione)
Estratto di curcuma 100-250 mg due volte al giorno (antinfiammatorio)
Zinco 20-30mg (supporto immunitario e antinfiammatorio)
Vitamina C 500 mg – 2-4 volte al giorno
Selenio 100mcg 1-2 volte al giorno
COQ10 100 mg una volta al giorno
Complesso vitaminico gruppo B, 1-2 volte al giorno.
Vit D – 7000 UI al giorno
Va notato che per alcuni individui, un farmaco antistaminico venduto sugli scaffali delle farmacie può essere molto utile, mentre altri pazienti hanno bisogno di farmaci più forti (come gli antagonisti dei recettori istaminici H2) che necessitano di prescrizione medica.
Dalla revisione sistematica: Epidemiologia del Covid lungo (2021) Zapatero et al:
• Si stima che nelle prime 12 settimane dopo l’inizio dell’infezione da COVID-19 tra il 5% e il 36% dei pazienti presenti ancora sintomi. In specifici gruppi di pazienti (ad es. pazienti che sono stati ricoverati in ospedale nella fase acuta) sono stati osservati tassi più elevati. Dodici settimane o più dopo l’insorgenza della malattia, circa il 2-15% dei pazienti affetti da COVID-19 presenta ancora sintomi.
• I sintomi a lungo termine più comunemente riportati di COVID lungo sono affaticamento (fino al 98%), dispnea (fino al 93%) e cefalea (fino al 91%). Tuttavia, va notato che un’ampia gamma di sintomi colpisce diversi sistemi (ad esempio quello neurologico, cardiovascolare, gastrointestinale). Per un ampio gruppo di pazienti sembra che i sintomi migliorino nel tempo. Tuttavia, in un numero consistente di casi i sintomi persistono. Oltre ai sintomi, viene segnalato un impatto sulle attività della vita quotidiana e sulla vita sociale.
• è più probabile che i pazienti affetti da COVID lungo siano più anziani, soffrano di comorbilità preesistenti, obesità o disturbi psichiatrici e hanno gruppo sanguigno A rispetto ai pazienti abbiamoCOVID-19 che non hanno conseguenze a lungo termine.
Inoltre, un maggior numero di sintomi nella fase acuta della malattia e la presenza di sintomi specifici come affaticamento, mal di testa, dispnea, dolore con respiro profondo, pelle sensibile, voce rauca e mialgia sono essi stessi fattori di rischio per lo sviluppo del COVID lungo.
Sintomi durante
la fase acuta del COVID
Affaticamento
Mal di testa
Dispnea
Dolore con respiro profondo
Pelle sensibile
Voce rauca
Mialgia (sindrome dolorosa)
Segni di polmonite grave
fattori di rischio per COVID lungo
Fattori di rischio preesistenti Età avanzata Comorbilità (≥3 condizioni croniche)
Obesità
Disturbo psichiatrico preesistente
Gruppo sanguigno A