Considerato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità la sesta causa di disagio sociale nel mondo, si stima che la metà delle persone affette da bipolarismo soffra anche di un altro disturbo psichiatrico.
Stati di ansia, abuso di droghe e di alcol: si stima che un paziente con disturbo bipolare su due conviva con un altro disturbo psichiatrico. Recenti studi attestano come la sovrapposizione con disturbi d’ansia ed uso di sostanze ( cosiddetta comorbidità) aumenta la cronicità di questa malattia, determinando spesso una prognosi peggiore in termini di durata dei sintomi e delle possibilità di remissione. Il disturbo bipolare, che colpisce oltre 1 milione di persone in Italia, consiste nell’oscillazione del tono dell’umore tra una polarità depressiva ed una maniacale ed è un disturbo molto difficile da diagnosticare: raramente, infatti, viene presa in considerazione la possibilità che un paziente che presenta sintomi di depressione possa in realtà essere affetto da disturbo bipolare. Ne hanno discusso a Roma gli esperti di tutto il mondo, riuniti nella capitale per l’undicesimo International Review of Bipolar Disorders. Una delle principali problematiche del disturbo bipolare è ad oggi la difficile diagnosi in quanto la fase depressiva, che caratterizza questa patologia e che ha un impatto molto negativo sulla qualità di vita del paziente, può essere confuso con la depressione (disturbo depressivo di tipo unipolare). “La depressione bipolare, invece, è molto più comune di quanto si pensasse in passato. Spesso accade che nelle forme bipolari II, con episodi depressivi importanti alternati a fasi ipomaniacali attenuate, vengano sottovalutate quest’ultime perché confuse con periodi di normale iperattività, agitazione e impulsività. Il paziente non viene quindi riconosciuto come bipolare e viene trattato solo con antidepressivi, inducendo talora una maggiore instabilità. In questi casi l’impiego di altri farmaci, come gli stabilizzatori dell’umore e gli antipsicotici atipici, invece, è molto più efficace” afferma il Professor Giulio Perugi, docente presso l’Università degli Studi di Pisa e Direttore dell’ Istituto di Scienze del Comportamento “G. De Lisio” di Pisa. “Alla luce di queste osservazioni – prosegue Perugi – anche il ruolo dei medici di medicina generale è molto importante. Sono spesso, infatti, il primo contatto con i pazienti e una loro ulteriore sensibilizzazione al disturbo bipolare permetterebbe di correggere la tendenza a trattare tutte le forme depressive con antidepressivi e ansiolitici, complicando il trattamento e la gestione a lungo termine della malattia”. Per lo specialista, invece, la sfida è proprio la stabilizzazione del paziente nel tempo, la prevenzione delle ricadute ed il controllo dei disturbi psichiatrici concomitanti, un intreccio di aree dimensionali che rende necessaria una terapia farmacologica ad ampio spettro. “Attualmente – conclude Perugi – l’unico farmaco con indicazione per la depressione bipolare è la quetiapina, un antipsicotico che ha molti studi a supporto e ha dimostrato la sua efficacia sulla depressione bipolare, unita ad una buona tollerabilità. Tuttavia il farmaco può essere prescritto solamente dallo specialista psichiatra”. Mentre il trattamento con gli antidepressivi rappresenta la terapia d’elezione delle forme depressive unipolari meno gravi, gli stessi antidepressivi, in particolare in ionoterapia, non sono raccomandati dalle linee guida nel trattamento della depressione bipolare, che necessita di terapie con farmaci che ad oggi possono essere prescritti solo dagli Psichiatri. Quetiapina è in grado di agire efficacemente su condizioni cliniche diverse, nel pieno rispetto delle funzioni cognitive del paziente. La molecola interagisce con i meccanismi che regolano i livelli di specifici neurotrasmettitori ed esplica sia un’azione antidepressiva sia un’azione antipsicotica/antimaniacale, agendo come antimaniacale e antipsicotico mentre il suo metabolita attivo norquetiapina, ottenuto dalla quetiapina per azione degli enzimi epatici, è dotato di un’azione antidepressiva.
“Il disturbo bipolare rappresenta per l’Organizzazione Mondiale della Sanità la sesta causa di disagio sociale nel mondo. – dichiara il Dottor Raffaele Sabia, Direttore Medico di AstraZeneca Italia – Le evidenze cliniche e i risultati ottenuti da quetiapina confermano l’importanza dell’opportunità terapeutica offerta dalla nostra molecola e sono un incentivo a perseverare nelle attività di ricerca e sviluppo nell’area del sistema nervoso centrale. Il settore della salute mentale, infatti, riveste e rivestirà per AstraZeneca un’importante area di impegno, volto a sviluppare molecole innovative e sempre più efficaci per il benessere e la salute dei pazienti”. Alla problematica della diagnosi e della prevenzione delle ricadute, si affianca inoltre quello della comorbidità, che aggrava la già elevata complessità di questo disturbo. “Il disturbo bipolare è in assoluto il disturbo psichiatrico che presenta il maggior numero di disturbi in comorbidità. Dati clinici ed epidemiologici dimostrano che questa patologia coesiste nel 40-60% dei pazienti con i disordini psichiatrici da uso di sostanze e lo stesso vale per gli stati d’ansia”, spiega ancora il Professor Giulio Perugi. “Questa concomitanza di patologie complica enormemente le cose: il medico ha più difficoltà nella corretta gestione del trattamento, mentre il paziente produce una maggiore tendenza alla cronicità, una maggiore difficoltà a rispondere ai trattamenti abituali ed una prognosi peggiore, sia in termini di durata di sintomi sia di possibilità di remissione”. La spiegazione della frequente comorbidità tra disturbo bipolare e altre affezioni psichiatriche va cercata nella natura stessa della cosiddetta malattia maniaco-depressiva, nella quale sono coinvolti alcuni aspetti di tipo emotivo ed altri psicoemotivi (come l’ansia e i disturbi del comportamento) che possono favorire l’accesso e l’abuso di sostanze. Inoltre, aggiunge Perugi “alcuni dei neurotrasmettitori coinvolti nella genesi del disturbo bipolare sono implicati anche in altri tipi di disordini psichiatrici: il sistema dopaminergico, ad esempio, il principale responsabile del controllo dei comportamenti motivati dalla ricompensa e dal piacere, è coinvolto sia nella malattia maniaco-depressiva sia nei disturbi da uso di sostanze”.